Un’idea progetto per costruire il nuovo: la «Città Vesuviana»

Un’area di poco più di 600mila abitanti che conserva inestimabili tesori ma non riesce a volare

Un tema che periodicamente ricorre e che, a dispetto di quanto possa apparire, continua a caratterizzare in maniera non carsica, ma esplicita, il dibattito socio-culturale: è quello della Città vesuviana, lanciato all’inizio degli anni Novanta dall’architetto, ex sindaco di San Giorgio a Cremano, Aldo Vella e dal collega e direttore de «ilSud24.it», Mimmo Della Corte. Una sorta di area che potesse includere quelle che erano le eccellenze dei territori che insistono ai piedi del vulcano più famoso del mondo. Qualcuno potrebbe obiettare: esistono già la Città metropolitana e, in una dimensione più strettamente «locale», il Parco nazionale del Vesuvio.

Ma con la Città vesuviana si parla di qualcosa di più complesso: in sostanza, di un modello che può godere di diverse tipicità. Innanzitutto la presenza di due «sottoterritori»: quello costiero e quello che riguarda, come immaginato da Vella e Della Corte, l’arco orientale del Monte Somma. Il primo che può contenere su un patrimonio storico-artistico, con gli Scavi di Pompei ed Ercolano, le Ville vesuviane e l’Osservatorio vesuviano: il secondo con una caratterizzazione maggiormente agricola e naturalistica.

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Un territorio, allo stato attuale, di poco più di 600mila abitanti che sconta ancora problemi di carattere di efficienza infrastrutturale: basti pensare alla Circumvesuviana, che sta tentando di modernizzare la propria flotta di treni e migliorare il servizio, e al servizio delle Ferrovie dello Stato, che in un’ottica metropolitana sembra avere una maggiore regolarità. Il progetto di Città vesuviana, in questo senso, potrebbe mettere assieme città che vantano una loro identità ma che appaiono ancora protagoniste di iniziative economiche, sociali e culturali scollegate tra di loro.

È evidente che una politica comune di pianificazione territoriale, infrastrutturale e dei servizi potrebbe costituire un’occasione di sviluppo e per far sentire maggiormente la propria voce. Cosa che non era riuscita con il Patto territoriale del Miglio d’Oro e la Tess-Costa del Vesuvio. E sarebbe anche un giusto riconoscimento a chi, come Aldo Vella e Mimmo Della Corte, ormai più di un trentennio fa aveva avuto un’intuizione che, anche alla luce delle risorse delle quali dispone l’area vesuviana, se realizzata potrebbe davvero segnare un punto di svolta.

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