Carceri, Delmastro: «Detenuti tossicodipendenti in comunità per risolvere il sovraffollamento»

di Antonella Di Martino

Il 30% dei reclusi ha problemi legati alle dipendenze da stupefacenti

Risolvere il sovraffollamento carcerario italiano spostando i detenuti tossicodipendenti, in strutture private a loro dedicate. È questa l’idea lanciata dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro che, in un’intervista al ‘il Messaggero’ sottolinea: «Le carceri italiane sono ampiamente sovraffollate. Secondo gli ultimi dati – risalenti a febbraio – a fronte di una capienza regolare di 51.285, i detenuti sono 56.319. E di questi, stando alla relazione annuale al Parlamento, il 30% sono tossicodipendenti. Vale a dire che il sovraffollamento carcerario è risolvibile solo affrontando il problema delle dipendenze. Se poi si aggiunge che la legge di riferimento attuale è il dpr del 1990 in cui si indica che i tossicodipendenti dovrebbero stare in istituti idonei per programmi terapeutici e di riabilitazione, è chiaro che il sistema non funziona».

«Serve un cambio di prospettiva – continua Delmastro – Dobbiamo comprendere che per un tossicodipendente che ha commesso reati legati all’approvvigionamento economico per procurarsi la droga, il fine rieducativo della pena non sta nel fatto che conosca a memoria la Costituzione o abbia partecipato ad un ottimo corso di ceramica. La priorità per loro è la disintossicazione. Per questo sto lavorando ad un provvedimento che immagina di coinvolgere il terzo settore, quelle comunità chiuse in stile Muccioli (San Patrignano ndr), per costruire un percorso alternativo alla detenzione».

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Il recupero di un tossicodipendente in comunità

Comunità e non in cella «con dei paletti. Ma voglio precisare prima che si tratta di una misura che permetterebbe una vittoria a tutto campo: per il detenuto, per il terzo settore e per lo Stato – aggiunge il sottosegretario – Il primo può disintossicarsi in una struttura sicura e meno nociva di un carcere sovraffollato. Il secondo ne guadagna per indotto e investimenti. Il terzo invece si prende meglio cura dei cittadini e risolve il problema del sovraffollamento. E poi risparmia. Oggi la media del costo di un detenuto è 137 euro al giorno. Per un tossicodipendente, che in genere presenta difficoltà maggiori, è superiore. Con il provvedimento invece credo che si potrebbe spendere una cifra molto inferiore».

Spiegando il meccanismo Delmastro osserva: «Il giudice già in sentenza può sostituire i giorni di carcere indicati con un numero uguale presso una comunità protetta. Cioè se vieni condannato a due anni puoi scontarli tutti lì. Se poi impieghi 8 mesi a disintossicarti, per il tempo restante la comunità ti aiuterà a formarti e a trovare lavoro.

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«Sarebbe una possibilità secca, non reiterata – conclude – Se commetti un reato e torni in carcere da tossicodipendente dopo aver scontato la pena in una struttura di questo tipo, devi affrontare l’iter normale». «Sto limando i dettagli ma c’è totale condivisione. Il ministro Nordio è d’accordo perché il testo va incontro alla sua cultura liberale – conclude – Però è un percorso da condividere con il terzo settore per comprendere appieno la capienza strutturale. E con le Regioni che hanno la delega alla Sanità e dovranno certificare le cooperative e controllarne la gestione. Con loro e con la magistratura di sorveglianza aprirò un tavolo di dialogo».

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