Napoli, anche in appello ‘stangata’ per il clan di Miano: inflitti 263 anni

di Redazione

Il gruppo camorristico detto «Abbasc Miano»

Dure condanne anche al termine del processo di in appello per il gruppo camorristico detto «Abbasc Miano» che si era candidato a prendere il posto dei Lo Russo i cosiddetti «capitoni». La quarta sezione penale della Corte di Appello di Napoli (presidente Aldo Polizzi) ha inflitto (tra conferme e rideterminazioni) circa oltre 263 anni di carcere agli imputati, tra i quali figurano elementi di vertice e gregari del clan.

Riduzione di pena, in particolare, di tre anni, da 20 a 17 anni, per Matteo Balzano, elemento di vertice del gruppo dei Balzano-D’Errico-Scarpellini, difeso dall’avvocato Raffaele Chiummariello (che rappresentava nel giudizio anche Giuseppe Falcone: 8 anni, 10 mesi e 20 giorni, Mario e Salvatore De Marinis: rispettivamente 8 anni e 4 mesi e 6 anni e 4 mesi, e Cira Ciotola (un anno).

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Le variazioni di pena hanno riguardato 26 dei 35 imputati. Conferma (due anni e mezzo) per Vincenza Carrese, moglie di Pasquale Sibillo, baby boss della ‘paranza dei bambini’ insieme con il fratello Emanuele, ucciso a vent’anni, in un agguato, scattato nel luglio del 2015. Le condanne in primo grado risalgono al marzo 2021 mentre il blitz che ha sgominato il gruppo malavitoso di Miano risale al febbraio 2020.

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