Il mistero di Angela Celentano, i quesiti del gip agli inquirenti per la pista turca

di Fabio Maresca

Le richieste sulle generalità del teste interrogato, sulle utenze telefoniche e l’avvocato

Un’utenza telefonica attribuita a persone con simili generalità, conversazioni intercettate ritenute incompatibili con colui che le avrebbe intrattenute e anche un sedicente avvocato turco messosi in contatto sia con il collega italiano che difende la famiglia Celentano, l’avvocato Luigi Ferrandino, sia con la blogger Vincenza Trentinella che ha presentato elementi a supporto della cosiddetta «pista turca»: sono alcuni dei quesiti che il giudice per le indagini premilinari di Napoli, Federica Colucci, ha posto agli inquirenti della Procura di Napoli che stanno indagando su Angela Celentano, la bimba di cui si sono perse le tracce sul Monte Faito, nel Napoletano, il 10 agosto del 1996.

Il racconto della blogger

Secondo la blogger – che ha raccolto informazioni confidenziali da un prete deceduto – Angela Celentano sarebbe stata adottata da un veterinario turco. A supporto di questa tesi ha fornito degli elementi agli inquirenti, tra cui un video, che non ha trovato alcuna corrispondenza con l’immagine di Angela. Ma dalla documentazione raccolta sulla vicenda, anche frutto di una missione sull’isolotto Buyukada, spuntano nomi simili ma diversi della persona coinvolta nell’indagine: Fahri Dal, Fahfi Bey e anche Fahri Dahl.

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La verifica all’anagrafe

Il gip ha quindi chiesto, tra l’altro, di verificare – attraverso una rogatoria internazionale – l’eventuale esistenza all’anagrafe di queste persone come anche l’esistenza del sedicente avvocato Ali Cem Sener. Poi c’è un altro particolare sul quale il giudice ha chiesto una verifica: una cicatrice che il presunto padre turco di Angela Celentano avrebbe sul collo a cui la blogger ha fatto chiaro riferimento.

Angela Celentano, le conversazioni telefoniche

Inoltre c’è il mistero delle conversazioni telefoniche intercettate: nei tabulati dell’utenza intercettata figurano telefonate con utenze tedesche, americane, svizzere, greche, francesi, libiche e ucraine mentre la persona sottoposta a interrogatorio – Fahri Dal – ha riferito di essere stato una sola volta all’estero, precisamente in Ungheria.

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«La blogger ha sostenuto che gli investigatori che si recarono in Turchia commisero un grave errore – dice l’avvocato Ferrandino – ovvero che avrebbero interrogato la persona sbagliata. Ritengo, invece, che l’indagine sia stata svolta con perizia da un’eccellenza a livello europeo, cioé dal Ros dei Carabinieri, lo stesso reparto che ha assicurato alla giustizia il superlatitante Matteo Messina Denaro, e dunque è altamente improbabile sia stato commesso un errore così grossolano». E’ più plausibile, invece, secondo Ferrandino, «che si tratti di un errore di trascrizione».

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