Mattarella… o del timore di precisare, che trasforma il «messaggio» in un profetico augurio

E’ triste per chi ascolta prestare l’udito all’ovvio, quando ci si dimentica, della necessità di riforme, banalizzando il bene e il male

In molti casi nella percezione dei discorsi presidenziali precedenti si è abusato con una certa biasimevole retorica. Nella stringatezza del discorso di augurio presidenziale Mattarella si è perso in una sorta di alambiccarsi in una sequenza immeritevole di luoghi comuni.

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Talune osservazioni sulla tecnologia che renderebbero moderna la nostra contemporaneità mi sono sembrate indefinite, piene di ombre, senza la necessaria chiarezza che, in questi casi, sarebbe potuta essere utile a fornire segnali tangibili di giustizia civile, fiscale, culturale in un’Italia in via di trasformazione.

Ed invece il limite della prolusione presidenziale è stata l’astratta rappresentazione di una dimensione fatta di parole vuote. Quando Mattarella si sofferma dicendo che «La bellezza dei nostri luoghi e della nostra natura ha ripreso a esercitare una formidabile capacità attrattiva. Ci sono ragioni concrete che nutrono la nostra speranza ma è necessario uno sguardo d’orizzonte, una visione del futuro». Mi chiedo cosa significano queste locuzioni in termini di precisione e concretezza?

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Cosa possa essere e significare per chi governa e chi osserva in forma cittadini-testimoni una idea di visione di futuro quando si rimane nell’ovvio e non si scorge la necessità di capire, orientare e ottimizzare le modalità per come coniugare risorse economiche e intellettuali per costruire ricchezza attraverso nuovi percorsi.

E questa rappresentazione avviene quando, di contro, questo territorio nazionale non riceve un’adeguata offerta di opportunità per i giovani, che da molti anni scappano dall’Italia.

Libertà di pensiero, di azione e di visione

E poi cosa può voler significare parlare di modernità in questo contesto rispetto allo specchio/riflesso di questo placido moderatismo (fonte Martinazzoli) che non permette slanci, che non favorisce la partecipazione (se non condizionata) che non equivale a libertà di pensiero, di azione e di visione in un’Europa che va radicalmente ripensata (fonte D’Alema durante il dibattito sul pensiero di Papa Francesco in termini di geopolitica che ha ribadito concetti espressi durante l’ultimo congresso di «Articolo 1») per rafforzare la partecipazione dei cittadini europei e ridurre gli spazi di un sistema corruttivo che riduce le speranze e soprattutto gli entusiasmi.

Ebbene è triste per chi ascolta prestare l’udito all’ovvio, quando ci si dimentica, sempre nel discorso presidenziale, della necessità di riforme e di ridurre la rappresentazione del tutto in termini di banalizzazione del bene e del male, senza coraggio e soprattutto fornendo con la sua veneranda età l’esempio, speriamo ultimo, di una gerontocrazia che non lascia spazio ai giovani.

Ed ancora quando Mattarella proferisce l’intendimento per il nostro avvenire e conclude «Facciamo sì che il futuro delle giovani generazioni non sia soltanto quel che resta del presente ma sia il frutto di un esercizio di coscienza da parte nostra. Sfuggendo la pretesa di scegliere per loro, di condizionarne il percorso. La Repubblica vive della partecipazione di tutti. E’ questo il senso della libertà garantita dalla nostra democrazia. E’ anzitutto questa la ragione per cui abbiamo fiducia. Auguri» … cosa vuol dire, al di là di un profetico augurio?

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I 16 minuti di diretta televisiva a reti unificate

A meno che non si voglia fare quel gioco d’intelligenza (la sfinge) fatto di indovinelli da «settimana enigmistica» e sfoderare ipotesi, interpretazioni, azzardi, ricavare significati improbabili o esaltare idee bizzarre. Ebbene per tutto questo Mattarella non ha dato una grande prova di sé in quei 16 minuti di diretta televisiva a reti unificate.

Di fronte a così tanta vaghezza non pare esserci e/o trovare appiglio per i giovani per poter coltivare una concreta e tangibile speranza di credere, di lottare, di sognare e di sbagliare. Su questo piano, invece, i giovani devono cogliere la sfida di lasciarsi andare verso un diverso modo di seminare per il proprio futuro dimostrandosi capaci di assumersi impegni, di compiere sforzi e di ispirarsi al senso di responsabilità nel realizzare idee e valori vitali.

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