Riforma dell’abuso d’ufficio: il governo accelera per «rendere più liberi» i sindaci

In Parlamento ci sono già due progetti di legge

Il reato d’abuso d’ufficio va riformato. I sindaci sono centrali nella vita del Paese e non possono essere «inchiodati» nel loro agire dalla «paura della firma». L’appello lanciato dalla premier Giorgia Meloni all’Assemblea dell’Anci è chiaro. E dalla maggioranza si fa sapere che il governo sarebbe già al lavoro per mettere a punto un testo che «renda più libero» chi è in prima linea sul territorio. Soprattutto nel periodo in cui si deve dare attuazione al Pnrr. In Parlamento ci sono già due progetti di legge.

Uno, al Senato, firmato da Erika Stefani, capogruppo Lega in commissione Giustizia e uno a Montecitorio, sottoscritto da Cristina Rossello (FI). Ma si tratta di provvedimenti già depositati nelle precedenti legislature riproposti solo per «tenere accesa l’attenzione sul tema». Tema di cui si torna a parlare spesso nelle assemblee dell’Anci per poi sparire subito dopo dall’ agenda politica. Stavolta, però, si assicura nell’Esecutivo, la riforma si farà.

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Perché su questo, dice anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, «c’è un’aspettativa dei sindaci, non per avere una cornice di protezione», ma per vedersi garantita una «maggiore agibilità».

Le parole del presidente del Consiglio

«Dal momento dell’avviso di garanzia all’assoluzione», sottolinea Giorgia Meloni, «possono passare anni, reputazione e famiglia vengono distrutte» e non si possono «lasciare gli amministratori in balia di norme penali così elastiche da prestarsi a interpretazioni molto arbitrali». Il governo, conferma la premier, «si metterà al lavoro per modificare alcuni reati contro la P.A. a partire dall’abuso di ufficio».

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E ad indicare la strada per una possibile azione legislativa è il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto che, sempre all’Anci, ipotizza di modificare il reato: «Si potrebbe pensare di intervenire sull’abuso d’ufficio di vantaggio per lasciare l’abuso di danno». L’articolo 323 del codice penale, prevede infatti che il reato si concretizzi se si procura «un ingiusto vantaggio patrimoniale» o se si «arreca un danno ingiusto». La pena va da 1 a 4 anni e aumenta «nei casi in cui il vantaggio o il danno hanno un carattere di rilevante gravità».

Anche il Pd rivendica di aver presentato numerose proposte di legge sull’abuso. Ed é «necessario intervenire in questa fase molto delicata per l’Italia, in cui ci troviamo alle prese con la piena attuazione del Pnrr», dice il Dem Piero De Luca. «E’ necessario – incalza il capogruppo FI Alessandro Cattaneo – mettere i Comuni nelle condizioni di spendere bene e subito le risorse del Pnnr e dare loro la libertà di lavorare senza l’incubo della firma». La revisione della norma è «una priorità non più rinviabile»

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