Meloni e FdI non devono dimostrare nulla a nessuno, con buona pace della sinistra

La destra deve aprirsi il più possibile all’esterno, dialogando con tutte le categorie, per interpretarne istanze e bisogni post pandemia

Giorgia Meloni rappresenta una destra moderna e conservatrice, erede di quella di governo ed europea voluta da Pinuccio Tatarella. Una destra che deve interpretare istanze e bisogni post pandemia, svolgere un determinante ruolo culturale dotandosi di Fondazioni di riferimento, think thank, luoghi in cui elaborare il programma di governo e selezionare attentamente la sua classe dirigente. L’intervento di Fabrizio Tatarella, vice presidente Fondazione Tatarella

Le recenti dichiarazioni di Giorgia Meloni sul fascismo sono in perfetta continuità storica e politica con le ultime affermazioni rilasciate da Pinuccio Tatarella, padre della destra democratica, nella sua ultima intervista, pubblicata su “Il Giornale” la mattina della sua scomparsa e da tutti considerate come il suo testamento politico: «Mai stato fascista, sempre cattolico, democratico, nazionalista. Mi iscrissi al Msi solo perché era il partito più anticomunista».

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In questi giorni assistiamo a continue richieste di abiure, rimozioni della fiamma da parte della sinistra terrorizzata dalla possibilità che la destra possa vincere le elezioni politiche. È doveroso ricordare che la destra italiana ha già chiuso i conti con il passato, consegnando fascismo e antifascismo alla storia, al fine di eliminare ogni pretesto alla sinistra che agita fantasmi del passato in modo strumentale per non parlare del futuro.

I valori della destra preesistono al fascismo

«La destra politica non è figlia del fascismo. I valori della destra preesistono al fascismo, lo hanno attraversato e ad esso sono sopravvissuti. Il patrimonio di Alleanza Nazionale è intessuto di quella cultura nazionale che ci fa essere comunque figli di Dante e di Machiavelli, di Rosmini e di Gioberti, di Mazzini e di Corradini, di Croce, di Gentile e anche di Gramsci. È giusto chiedere alla destra italiana di affermare senza reticenza che l’antifascismo fu un momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato».

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Questi sono solo alcuni dei passaggi storicamente più importanti del documento «Pensiamo l’Italia, il domani c’è già», noto come le Tesi di Fiuggi gennaio 1995, atto fondativo di Alleanza nazionale. Una destra non più ancorata al fascismo, non più partito testimonianza. Da quelle tesi non si è mai più tornati indietro. È stato Pinuccio Tatarella a sognare e realizzare una destra non più marginale, in grado di uscire da quella condizione di «esuli in patria», come Marco Tarchi definiva la destra nel nostro Paese.

Il lunghissimo dopo guerra in Italia può dirsi concluso proprio grazie al processo di maturazione della Destra italiana che a Fiuggi nel 1995, a Verona nel 1998, Napoli nel 2000 e Bologna nel 2002, in occasione dei suoi congressi e Conferenze programmatiche, riuscì a dimostrare la sua serietà e la sua capacità di andare oltre il ‘900, il secolo delle Guerre con la sua conseguente stagione di odio e rancore che portarono agli anni di piombo.

Fu proprio grazie all’evoluzione della destra italiana in moderna destra di governo, democratica ed europea, che Luciano Violante, eletto Presidente della Camera dei deputati, pronunciò parole importanti: «È necessario comprendere le motivazioni dei vinti, perché è un pezzo di storia d’Italia che può non farci piacere, ma che bisogna capire e non rimuovere come se fosse una cosa sgradevole».

Democrazia e antifascismo

Sarà, poi, Giampaolo Pansa a ricordare nel suo “Il sangue dei vinti” il massacro compiuto dagli antifascisti ai danni dei vinti che confermarono che in Italia alla guerra seguì una vera e drammatica guerra civile, dimostrando che tutti i democratici sono stati antifascisti, ma non tutti gli antifascisti sono stati democratici.

Se a Fiuggi nel 1995 era nata la moderna destra di governo di Tatarella, con lo storico Congresso che portò alla nascita di An, a Milano la Meloni ha portato la destra verso il futuro. Una destra, certamente orgogliosa della sua storia e delle sue radici culturali, ma aperta al futuro e che, a differenza degli altri partiti, ha proprio nella sua storia, nelle sue Fondazioni e nella sua classe dirigente gli strumenti per vincere le sfide del governo e dei difficili tempi che viviamo.

Giorgia Meloni rappresenta una destra moderna e conservatrice, erede della destra di governo ed europea voluta da Pinuccio Tatarella. Una destra che deve aprirsi il più possibile all’esterno, dialogando con tutte le categorie, per interpretarne istanze e bisogni post pandemia, svolgere un determinante ruolo culturale dotandosi di Fondazioni di riferimento, think thank, luoghi in cui elaborare programma di governo e selezionare attentamente la sua classe dirigente. Per questi motivi Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia non devono dimostrare più nulla a nessuno, con buona pace della sinistra.

Fabrizio Tatarella
vicepresidente Fondazione Tatarella

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