Mario Draghi consigliato male da Enrico Letta
Parafrasando Palmiro Togliatti ci rivolgiamo a Mario Draghi che ha perso l’ennesima chance dopo aver smarrito per strada la Presidenza della Repubblica, fregato da Sergio Mattarella. Così come Togliatti in versione letterato con lo pseudonimo di Roderigo di Castiglia si rivolse a Vittorini lamentando che l’idea, chiuso nella sua intolleranza ideologica, non riuscisse ad identificarsi con una necessaria apertura mentale.
Oggi a Draghi è mancata proprio l’apertura mentale essendosi, nel suo discorso alla nazione, irrigidito su una preconfozionata sceneggiatura scritta con Enrico Letta, escludendo chiunque altro. Un giochino scoperto e sporchino. Ma Draghi, buio in volto, queste cose non le ha neanche pensate.
Eppure da tutti è stato percepito così, uomo prossimo alla fine, senza più la possibilità di coltivare speranze. Adesso la sua caratura volge verso l’habitus di “counselor servant” che è pronto ad approdare alla Nato per essere sempre più vivace ed a stelle e strisce. Lesto a rendere un nuovo servizio alla sua carriera. Forse aveva ragione Togliatti, non si può vivere di sola ambizione.
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