Manfredi e Draghi firmano il Patto per Napoli. Il premier: «Italia ha bisogno che il Mezzogiorno sia motore del Paese»

di Redazione

Lo Stato verserà nelle casse comunale circa 1 miliardo e 300 milioni di euro spalmati in 20 anni

È stato siglato dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, e dal sindaco Gaetano Manfredi, il «Patto per Napoli», un accordo tra il Governo e il Comune di Napoli grazie al quale, in base a quanto stabilito nell’ultima Finanziaria per aiutare i Comuni capoluogo delle Città metropolitane in gravi difficoltà economiche e finanziarie, lo Stato verserà nelle casse comunale circa 1 miliardo e 300 milioni di euro spalmati in 20 anni.

Durante il suo intervento il premier ha spiegato che con quest’atto il Governo contribuisce «in modo significativo al risanamento dei conti del Comune e, come spiegato dal Sottosegretario Garofoli, leghiamo i pagamenti al conseguimento di alcuni obiettivi. Esattamente come l’Italia fa con il PNRR».

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Il Patto per Napoli «coincide con il programma di investimenti più significativo nella storia recente del Mezzogiorno. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destina infatti circa il 40% delle sue risorse al Sud. L’obiettivo del piano è colmare i divari territoriali, ormai insopportabili. Il reddito pro capite del Mezzogiorno è infatti poco più della metà di quello del Centro-Nord e il tasso di disoccupazione è più del doppio»

Il premier ha invitato a «superare quegli ostacoli – finanziari, istituzionali, culturali. Siamo bravissimi ad analizzare tutti gli ostacoli che ci sono e ci sono stati. Tutti questi ostacoli che hanno frenato Napoli e il Sud in questi decenni. Dobbiamo ammettere l’esistenza di una “questione meridionale”, ma dobbiamo allo stesso tempo evitare che si riduca a sterili rivendicazioni. Dobbiamo affrontarla con urgenza, determinazione, unità e umiltà. Perché l’Italia tutta ha bisogno che Napoli e il Mezzogiorno siano un motore del Paese».

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I punti di forza da cui ripartire sono molti

«Penso all’agroalimentare, al turismo, alla moda – le cui eccellenze sono il vanto di questa città. Ma anche all’aerospazio, all’industria dell’automobile, al digitale». Tra gli obiettivi del PNRR il miglioramento della connettività di Napoli e di tutto il Sud. «Destiniamo 241 milioni di euro al Porto, di cui 130 al prolungamento e al rafforzamento della diga Duca d’Aosta. Completiamo le tratte ferroviarie ad alta velocità Napoli-Bari e Salerno-Reggio Calabria. Riduciamo di 80 minuti il tempo di percorrenza tra Salerno e Reggio Calabria e di un’ora e mezza la tratta da Napoli a Bari. Impieghiamo 136 milioni nella Zona Economica Speciale della Campania per migliorare l’efficienza di porti e aree industriali».

«Investiamo sul trasporto pubblico locale – spiega -, per ridurre il traffico e migliorare la qualità dell’aria. Solo il 10% dei cittadini meridionali usa il trasporto pubblico locale – circa la metà degli abitanti del Centro-Nord. A Napoli, investiamo sulla metropolitana, sulla rete tranviaria, sugli autobus. Sperimentiamo una nuova concezione di mobilità urbana, basata sulla sostenibilità e sulle tecnologie digitali. La città vuole essere protagonista del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – e il Governo intende sostenerla».

Cento milioni per Palazzo Fuga

A partire dal suo patrimonio culturale con «un importante intervento su Palazzo Fuga, il Real Albergo dei Poveri. Si tratta di uno dei 14 investimenti strategici per recuperare complessi di elevato valore storico e architettonico che hanno bisogno di radicali azioni di tutela. Al progetto di Napoli sono assegnati 100 milioni di euro che garantiscono la ristrutturazione del Palazzo dopo trent’anni di tentativi inefficaci».

Il PNRR «ci impone inoltre di difendere la cultura della legalità. La città di Napoli ha saputo rispondere alla criminalità con progetti e idee. Il Rione Sanità è il simbolo di una comunità che sa organizzarsi per togliere i ragazzi dalla strada, dare una speranza ai suoi giovani. Il Governo non intende tollerare infiltrazioni mafiose nella gestione dei soldi. Spendere bene e con onestà è un obbligo che abbiamo verso l’Europa, ma soprattutto verso i nostri cittadini».

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