Amministrative di primavera, il popolo di centrodestra ed i sindaci da eleggere in Sicilia

Bisogna evitare che miopie personali spingano a guardare l’orticello privato senza amministrare se non con mirabolanti annunci

Da tempo il centrodestra vive il caos dei tempi peggiori, in attesa che una stella danzante (un redivivo messia politico) possa solcare l’orizzonte della rinascita. Il tempo della quaresima si addice alle processioni per celebrare la Via Crucis. Questo avviene perché non vi sono tracce di intelligenza in chi gestisce le strategie.

Miopie personali spingono a guardare l’orticello privato senza amministrare se non con mirabolanti annunci. Le città della Sicilia attendono che il ceto dirigente si dimostri capace di prestare orecchio ai rumori che provengono da lontano. Vi è necessità di esaltare identità etiche e volontà intelligenti. Tutti in giro percepiscono questo bisogno, eppure la classe dirigente di centrodestra sembra indifferente a queste istanze.

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Di contro comincia a diffondersi un certo fastidio di quanti pretendono ascolto. Così un moto sotterraneo sta orientando ad una tangibile attenzione il popolo di centrodestra. Si comincia ad esercitare una evidente e costante vigilanza, affinché i poteri forti nelle città e anche i ciechi ed i sordi politicanti, abituali sconfitti, possano miracolosamente sentire i rumori lontani di crisi e scorgere oltre il velo di ipocrisie.

Solo così, attraverso una sollecita attenzione, il centrodestra potrà assumere la responsabilità di governo nelle città. Se questo miracolo non avverrà il centrodestra è destinato a replicare le recenti sconfitte (a Messina, Napoli, Roma come altrove) seguendo le stesse dinamiche della volta scorsa. Questo rischia di avvenire perché il popolo di centrodestra non è scemo, non inghiotte bulimicamente tutto e, invocando l’orgoglio della disubbidienza, diserterà consapevolmente, le urne e non andando a votare, farà vincere la sinistra o gli outsiders: inevitabilmente, terribilmente, stupidamente.

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