Turni di lavoro da 43 ore e stipendi decurtati se ci si attardava in bagno, industria conserviera sotto indagine

Due imprenditori agli arresti domiciliari: sequestrate 800 tonnellate di concentrato di pomodoro contenente pesticidi

Erano sottoposti a turni di lavoro massacranti, anche di 43 ore, pagate appena 4,35 euro l’una. E se l’operaio si tratteneva troppo in bagno, lo stipendio gli veniva decurtato se non addirittura azzerato. Episodi raccapriccianti sarebbero accaduti, secondo i carabinieri e la Procura di Nocera Inferiore (Salerno), in una nota industria conserviera dell’agro-nocerino-sarnese finita sotto indagine dopo avere subito l’ingente sequestro di ben 800 tonnellate di concentrato di pomodoro egiziano spacciato per italiano ma risultato contenente pesticidi oltre il consentito.

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Ai due imprenditori titolari di quest’industria i carabinieri del Reparto Tutela Agroalimentare di Salerno, coordinati dall’ufficio inquirente guidato dal procuratore Antonio Centore, hanno notificato oggi una misura cautelare agli arresti domiciliari, un divieto di dimora e un sequestro finalizzato a confisca di quasi 980mila euro a cui si sono aggiunte sanzioni amministrative per 275.600 euro comminate dalla Direzione Provinciale dell’Inps.

Un altro dato che è emerso da questa indagine è che, questa volta, non erano soltanto di nazionalità straniera ma anche italiani i dipendenti che avevano accettato condizioni di lavoro estreme e intollerabili per necessità. Gli inquirenti ritengono i due soci responsabili di avere commercializzato sostanze alimentari nocive, di caporalato nel settore agroalimentare, ma anche di corruzione.

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L’attività corruttiva nei confronti di un funzionario

Proprio le attività investigative che sono seguite all’ingente sequestro hanno consentito di svelare un altro particolare della vicenda, anche questo piuttosto spregiudicato: i due soci erano usciti indenni dai test che periodicamente vengono eseguiti dai carabinieri per accertare la salubrità delle conserve, grazie alle informazioni sulle date dei prelievi sul prodotto fornite in anticipo da un funzionario pubblico responsabile dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e per la repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari di Salerno (ICQRF).

Il prezzo della corruzione, secondo la Procura, sarebbe stato un incarico di lavoro per il funzionario (indagato per rilevazione di segreto d’ufficio), una volta andato in pensione, e per sua figlia, subito. Proprio grazie a queste informazioni, secondo gli inquirenti, i due imprenditori erano usciti indenni dai test eseguiti su alcuni campioni di concentrato di pomodoro prelevati dai carabinieri nell’ambito delle attività di controllo finalizzate a garantire la salute del consumatore.

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