Quirinarie | La spocchia del Pd, fa dell’elezione del Capo dello Stato uno spettacolo da cabaret

di Mimmo Della Corte

Letta e Pd vogliono un candidato condiviso, ma non fanno nomi e bocciano quelli proposti dal centrodestra

Aspettando la quinta votazione. La spocchia del Pd, non smette mai di stupire. Stavolta è riuscita a trasformare un appuntamento di grande spessore come l’elezione del nuovo Capo dello Stato, in uno spettacolo di cabaret, pur d’impedire al centrodestra (con più numeri) di mandare una personalità della propria area culturale al Quirinale e mandarci, per l’ennesima volta, una personalità al di sopra delle parti. Purché, come ho detto in altra occasione, di sinistra. Senza, per altro, proporne alcuno.

Bocciando, però, tutti quelli avanzati dal centrodestra: Casellati, Pera, Nordio, Tajani, Frattini, Moratti. Né sembra aver avuto maggiore fortuna quella del Giudice della Corte Costituzionale Sabino Cassese, professore emerito della Normale di Pisa, Cavaliere di Gran Croce della Repubblica, conoscitore della macchina dello Stato, intellettuale di prima grandezza, specializzato in Diritto pubblico e amministrativo, ha collezionato vari riconoscimenti prestigiosi, tra cui 9 lauree honoris causa.

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Ministro senza portafoglio per la Funzione pubblica nel governo Ciampi (apr. 1993 – maggio 1994), ha presieduto la Commissione per la riforma della pubblica amministrazione. Presidente del Banco di Sicilia (2000-05), membro del consiglio di amministrazione di Autostrade, dal 2005 al 2014 è stato giudice della Corte Costituzionale. Tra le sue opere più recenti ‘La svolta. Dialoghi sulla politica che cambia’ (2019); ‘Il popolo e i suoi rappresentanti’ (2019); ‘Il buon governo. L’età dei doveri’ (2020); ‘Una volta il futuro era migliore. Lezioni per invertire la rotta’ (2021).

Solo terzi per numero di parlamentari

Uomo davvero al di sopra delle parti, ma con un difetto originario: essere stato proposto dal centrodestra. E loro non voteranno mai un nome del centrodestra. Eppure, per numero di parlamentari (154) sono soltanto terzi, a distanza siderale da pentastellati (234) e leghisti (212), precedendo di pochissimo i forzisti di Berlusconi (140), ma continuano a pretendere di essere loro a dettare le regole del gioco, attribuire patenti di agibilità politica, dire l’ultima parola su tutto e stabilire chi può e deve fare cosa.

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Per averne consapevolezza basta ricordare che dal 2011 non vincono una tornata elettorale politica, ma sfruttando al massimo gli errori del centrodestra e l’inadeguatezza politico-governativa dei 5s – tranne che per brevi periodi – hanno continuato ad occupare in pianta stabile il potere.

E non hanno alcuna intenzione di cambiare registro

Senza parlare, poi, della notevole dimostrazione di mancanza di rispetto nei confronti delle donne – di cui lui e la sinistra a chiacchiere proclamano la parità, ma nei fatti le relegano, tranne che in casi eccezionali, sempre in ruoli di rincalzo – e della seconda carica dello Stato. Mettendo in vetrina l’enorme coraggio della paura di… perdere, che in questo momento lo attraversa, sostenendo che «la candidatura della Casellati proposta dal centrodestra è un’operazione assurda e incomprensibile».

Ma se è vero che «il parlar chiaro è fatto per gli amici», è giusto riconoscere che i tremebondi amici 5s li ha avvertiti in anticipo che «se, questa proposta, fosse passata i dem sarebbero usciti dal Governo». E tutto questo in meno di 2 giorni. Ma «i divisivi» sono gli altri. Lui, invece, è… Finalmente, però, il Centrodestra ha deciso di provare a rompere lo stallo e alla quinta votazione, probabilmente, voterà l’attuale presidente del Senato Elisabetta Casellati.

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