Le squisitezze del tradizionale cenone della Vigilia di Natale Campano

Il Cenone della Vigilia di Natale: tra tradizione e squisitezze

Puntuali come ogni anno, come da tradizione, nelle case di ogni famiglia si assiste e si vive il fatidico cenone di Natale davanti a presepi e/o alberi addobbati, cullati dal calore familiare, delle stufe e/o dei camini. Un rito immancabile che si ripete sulle tavole pregne di squisitezze e di incantevoli ornamenti impeccabili.

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Il consiglio da nutrizionista a tavola per restare in forma

Si aspetta un anno per poter festeggiare in famiglia, insieme agli amici, scambiandosi auguri, nuovi propositi, tra brindisi, dolciumi, leccornie, lunghe e succulenti tavolate in questi meravigliosi e desiderati giorni di festa.

Per non sbilanciare bilance e bilanci calorici, come di consueto, consiglio sempre ai miei pazienti che occorre lavorare bene prima, senza fretta e senza ansia, nel togliere i chili di grasso superflui, per poter godere poi, restando in linea con l’equilibrio, di tutte le bontà a tavola, dagli antipasti ai dolci nelle cinque immancabili ricorrenze: la sera del cenone della vigilia di Natale, il giorno del Santo Natale, la sera del cenone di Capodanno, il giorno di Capodanno e l’Epifania.

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Il segreto è: cercare di muovervi di più tra una pietanza, tra un giorno e l’altro, prediligere più verdure, zuppe, minestroni, brodi vegetali, frutta e verdura fresca e di stagione nei giorni successivi, assaggiare un dolcetto al giorno ma con giudizio.

Il cenone della Vigilia di Natale: già noto nella letteratura dell’’800

Già il celebre cuoco e letterato Ippolito Cavalcanti ne parlava nel suo «Trattato sulla cucina Teorica e Pratica« del 1837. Dice: «Per la Vigilia de lo Santo Natale ce ne vonne vruoccoli (broccoli) suffritti co l’alice salata, vermicielli co la mollica de pane e vongolelle o pure zuffritti co l’alice salate, anguille fritte, ragoste vollute (bollite) co la sauza (salsa) de zuco (succo) de limone, e uoglio (olio), cassuola de calamarielli e seccettelle, (seppioline), pasticcio di pesce, arrusto de capitone e struffoli».

Il cenone della Vigilia di Natale: quali le squisite pietanze della tradizione?

Le pietanze non sono poi tanto cambiate dal 1800. La tradizione è sacra e va rispettata. Secondo quella campana, napoletana, il pesce e il baccalà la fanno da padrona. Il baccalà viene cucinato in tutte le salse: fritto, scaldato con l’olio extravergine d’oliva, al forno con patate, con i peperoni cruschi. Ci sono poi gli antipasti con le alici marinate, le zeppoline, l’insalata di polipo, la pizza di scarole col ripieno di olive, capperi, acciughe, pinoli e uvetta.

Seguono i vermicelli con le vongole veraci, la frittura mista di gamberi, calamari, rigorosamente fresca e fatta al momento per non perdere la croccantezza, calamari e seppioline in rosso, il capitone fritto o arrostito, che profumano le cucine sino a notte fonda. Il tutto accompagnato da una ricca insalata di rinforzo con cavolfiore bollito, condito con olive nere e verdi, acciughe, pepaccelle, olio extravergine d’oliva locale e aceto.

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Contorni di friarielli ripassati in padella con aglio, olio e peperoncino o broccoli lessati e conditi con olio extravergine d’oliva e limone. Il tutto accompagnato da buon vino bianco, secco campano come la Falanghina, il Fiano, il Greco di Tufo, il Solopaca o di buona cantina locale. Sul finire una varietà di frutta secca (noci, mandorle, nocciole della penisola sorrentina DOP, o locali, fichi secchi DOP del Cilento), la frutta fresca a base di agrumi, uva, mela annurca.

E dulcis in fundo i dolci tipici per eccellenza come gli struffoli (palline di pasta frolla ricoperte di miele), i mitici roccocò (biscotti duri a base di mandorla a forma di ciambella), i mostacciuoli (da mosto ricoperti di cioccolato), i torroni di Venticano e Grottaminarda, i susamielli, (dolci a base di mandorle a forma di S, detti così perché una volta venivano cosparsi di sesamo), i buonissimi castagnacci (con i marroni dop di Montella) e il tradizionale panettone innaffiato da buon liquore digestivo, lo spumante e l’ immancabile caffè.

La ricetta: gli struffoli
(il dolce della tradizione napoletana, semplici e gustosi)

Ingredienti:
500 g di farina 0
3 uova intere
90 g burro
3 cucchiai di zucchero bianco
30 ml di rum o limoncello
La buccia di 1 limone di Sorrento o Amalfitano
Un po’ di sale
300 g di miele di acacia o millefiori ( locale, di buona qualità)
Una manciata di frutta candita
Zucchero colorato
Un litro di olio di semi di arachidi

Preparazione
Per l’impasto: su un piano di legno mescolare insieme alla farina setacciata un pizzico di sale, le uova, lo zucchero, il burro ammorbidito, tagliato a dadini, un po’ di rum o limoncello e la buccia di un limone grattugiato. Lavorare a lungo l’impasto fino a ottenerlo morbido ed elastico. Avvolgere il tutto in una pellicola trasparente e metterla a riposare in frigo per un’ora o più. Trascorso il tempo, tagliarne una piccola parte, lavorarla con le mani creando un cilindro spesso e tagliarlo con un coltello creando piccoli rettangolini, palline  di circa un cm di spessore. Mettere a scaldare abbondante olio di semi in una padella a bordo alto.

Una volta raggiunto la temperatura di 180°C friggere gli struffoli. Girarli e dopo circa un minuto cacciarli e porli in un piatto con carta assorbente. A parte in una padella mettere a scaldare il miele a bagnomaria. Guarnire tutti gli struffoli con miele e zucchero colorato.

dott.ssa Felicia Di Paola
Biologa e Nutrizionista
Specialista in Scienza dell’Alimentazione
Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli

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