Amministrative, riprende la corsa al civismo. Ma basta il qualunquismo a fare politica e far crescere la città?

Pensare che una volontaristica ispirazione al “civismo” possa reggere il confronto è pura utopia

Elezioni amministrative a Napoli e riprende la corsa al civismo. Candidati sindaci che tengono a rimarcare la propria distanza dai partiti, senza però disdegnare il loro appoggio; vecchi volponi della politica che fanno nascere liste autonome come funghi; raffinate strategie nel tentativo di dare dignità ai numerosi salti della quaglia da uno schieramento all’altro che anche in queste ore si registrano numerosi.

Dicevamo anche dei candidati sindaci con alcuni di essi che sperano di emulare De Luca quando, alle scorse elezioni regionali, con 15 liste a suo sostegno ha ottenuto il duplice risultato di essere eletto e di ridurre la rappresentanza ed il peso del PD che si è ritrovato con diversi candidati che, pur avendo raccolto più di diecimila preferenze, sono rimasti a casa.

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Qualche giorno fa Alessandro Sansoni, già direttore del mensile Cultura e Identità, ha parlato di questo eccesso di civismo come di sconfitta della politica mentre altri commentatori politici hanno bollato la scelta di candidati civici, come l’ammissione della mancanza di una classe dirigente all’altezza da parte dei partiti.

È indubbio che i partiti a Napoli hanno segnato il passo ed anche la loro incapacità di dare risposte politiche serie ai problemi della città distaccandosi dai cittadini e dalle loro aspettative, ma la soluzione non possono essere gruppi ed associazioni che sorgono per la cura e la tutela di interessi particolari e che sono destinati ad esaurirsi repentinamente.

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Il qualunquismo ha prodotto fenomeni come quelli del M5S

Diciamo la verità, l’antipolitica così diffusa tra i cittadini ha generato un qualunquismo che ha prodotto fenomeni come quelli del M5S che ha costruito il proprio successo su una serie di promesse salvo poi accorgersi che non puoi fare politica odiando la politica e i suoi strumenti.

Per questo sono stati costretti a rimangiarsi tutti i loro dogmi cominciando da quello che negava la possibilità di alleanze; oggi sono alleati con il PD che avevano giudicato come il male assoluto; il limite dei due mandati superato con la trovata surreale del “mandato zero”; chi è indagato deve dimettersi subito gridavano, tranne Virginia Raggi, evidentemente; fermare la TAV; fermare la TAP; etc.

Io sono cresciuto militando in un partito, il Movimento Sociale, dove in noi forte era la convinzione di essere parte di una comunità al servizio del popolo e che ogni cosa che facevamo era funzionale alla costruzione di un mondo più giusto.

Per questo non avverto l’imbarazzo di rappresentare un partito, nel mio caso Fratelli d’Italia, né credo nella crisi delle ideologie specie se queste non sono concepite come un monolite, un oggetto immutabile e prefissato, finalizzato al solo scopo politico-partitico, ma sono un corollario di valori da utilizzare consciamente o inconsciamente per orientarsi nel mondo e all’interno della quotidianità, soggette a continua ridefinizione in accordo ai mutamenti sociali e storici.

La politica ed i partiti in questi anni non hanno svolto la loro funzione di principale canale di collegamento tra la società civile e le istituzioni ma pensare che una volontaristica ispirazione al “civismo” possa reggere il confronto mancando di una visione forte del mondo e di un pensiero strategico e architettonico sulla società è pura utopia.

Coalizioni dove c’è tutto ed il contrario di tutto

Anche se si tratta di elezioni per il sindaco nessuno può pensare che mettere insieme coalizioni all’interno delle quali c’è tutto ed il contrario di tutto, una melassa informe dove far convivere principi, valori e tesi contrastanti tra loro, sia garanzia di buon governo perché poi le contraddizioni prima o poi emergeranno.

Un consiglio non richiesto mi sento però di darlo ai candidati sindaci ed è quello di definire in maniera chiara, sulla base di un programma definito per la città, le modalità di costituzione ed adesione alla coalizione per evitare che si producano situazioni di frammentazione e che il potere di ricatto o di condizionamento possa essere in seguito esercitato.

A Catello Maresca, in particolare, consiglierei di convocare subito una assemblea con tutti i soggetti che formeranno la coalizione che lo sostiene, per fissare alcuni punti condivisi dai quali partire subito per garantire quello di cui oggi a Napoli c’è bisogno.

L’elezione diretta del Sindaco collegato al premio di maggioranza non garantisce nulla se la maggioranza in Consiglio Comunale sarà il frutto di una coalizione disomogenea, la governabilità e l’efficacia dell’azione amministrativa sarà più incisiva, invece, se tutti i soggetti in campo sapranno da subito in quale direzione andare.

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