Governo e maggioranza hanno paura: già oggi il voto di fiducia alla Camera sulla riforma della giustizia

Alta tensione nel M5S e così la fiducia sulla riforma della giustizia arriva un giorno prima. E adesso al Senato voto in settimana?

Già questa sera la Camera dei deputati voterà la fiducia alla riforma della giustizia. Con un giorno prima rispetto la tabella di marcia, basata sulle indiscrezioni che da tempo circolavano, governo e maggioranza decidono di chiudere velocemente la pratica giustizia. Probabilmente avranno influito anche i 40 deputati del M5S ieri assenti alla votazione sulle pregiudiziali di costituzionalità. Assenze che non influivano assolutamente sul risultato del voto perché, è bene ricordarlo, la maggioranza ha numeri ‘bulgari’, ma che comunque rappresenta un segnale.

E non è un caso che l’episodio sia stato duramente stigmatizzato dallo stesso Giuseppe Conte, che proprio domani dovrebbe finalmente diventare presidente del M5S. L’occasione per il duro intervento dell’ex premier è stata la riunione via zoom con i parlamentari del M5S nel corso della quale avrebbe detto: «Oggi c’è stato un episodio che non mi è piaciuto. E’ vero che era domenica, che la nostra presenza non era fondamentale ma noi la nostra forza politica la dimostriamo con la compattezza. Chi vuole bene al M5s partecipa alle votazioni ed ai processi decisori compattamente, esprimendo la nostra linea».

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Ed a proposito di partecipazione alle votazioni nel corso della stessa riunione Conte ha anche avvisato che l’accordo sulla riforma raggiunto qualche giorno fa non sarà soggetto al voto degli iscritti: «Questo passaggio sulla riforma della giustizia non merita una votazione sul web: la riforma rimane la riforma Bonafede e quindi non tradiamo nessun valore e non tradiamo nessun principio. Non possiamo presentarci e svolgere l’attività politica, istituzionale e di governo se ogni volta dobbiamo passare per il voto sul web».

Toninelli: «Incrocio le dita che questo non porti qualcuno a non votarlo…»

Una scelta che però non tutti hanno accolto positivamente, come l’ex ministro Danilo Toninelli che ha spiegato: «Credo che il voto degli iscritti sulla giustizia sarebbe stato un elemento di forza e non di debolezza. Io do per scontato che il voto sarebbe favorevole e quindi ricompatterebbe il gruppo che, come sai Giuseppe, scricchiola. Io penso anche che se pure si interpellano gli iscritti, nessuno toglierà il merito del risultato di questa trattativa a chi lo ha portato a termine. Prendo atto che è stato deciso diversamente ma incrocio le dita che questo non porti qualcuno a non votarlo…».

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Malumori, però, che sono sempre più diffusi e che forse spiegano l’accelerazione delle ultime 24 ore. Infatti, secondo la tabella di marcia il via libera definitivo, sempre con il voto di fiducia, ci sarebbe dovuto essere nella giornata di martedì, probabilmente in serata. Invece, adesso il sipario calerà stasera intorno alle 22.30, come ha annunciato in Aula il presidente Fico.

E così potrebbe prendere corpo anche un’altra ipotesi, che fino ad ora era considerata una boutade ma che con l’accelerazione dettata alla Camera sarebbe possibile, e cioè chiudere già in questa settimana la riforma, approvandola definitivamente con la fiducia al Senato. In effetti, soltanto domani intorno alle 15.30 è convocata la riunione dei capigruppo a Palazzo Madama e in quella occasione la maggioranza potrebbe decidere di calare l’asso. Comunque sia si tratterebbe di una forzatura, se non addirittura di una mossa azzardata, che non mancherebbe di alimentare nuove polemiche, ma che comunque non va esclusa. Il ragionamento che si fa a Palazzo Chigi, ma anche negli ambienti della maggioranza, è che tenere la riforma ‘aperta’ fino a settembre sarebbe rischioso.

Riforma della giustizia, gli appelli alla responsabilità non sembrano fare breccia

Tutti gli sguardi sono rivolti al M5S in piena implosione, o esplosione scegliete voi, ed il timore è che i Cinquestelle dinanzi a una riforma sospesa, da approvare definitivamente e nei cui confronti nutrono un malessere diffuso e generale, possano puntare a impallinarla per farla saltare definitivamente. Meglio, quindi, chiudere subito il discorso e metterla in sicurezza. E questo anche perché gli appelli alla responsabilità, o come ha detto Conte: «La riforma rimane la riforma Bonafede», o l’endorsement dello stesso ex Guardasigilli: «Io voterò la fiducia, darò il mio voto favorevole orgoglioso di far parte di un gruppo che ha deciso di contare su una questione importante come la giustizia», non sembrano fare breccia.

Infatti, più passano i giorni e più risaltano i limiti dell’accordo. In fin dei conti, è questa la riflessione che in molti fanno, Draghi ha concesso il minimo e cioè l’improcedibilità sui processi per mafia, terrorismo, droga e violenza sessuale. Per il resto la prescrizione è tornata, rispetto invece a quanto previsto dalla Bonafede che l’ha bloccata. Questo significa che per tutta una serie di reati, come quelli sulla corruzione o di natura ambientale la tagliola dell’improcedibilità scatta. E per un partito che aveva fatto della battaglia per l’onestà, contro le corruttele e l’affarismo della politica è durissima accettare questa riforma. Alla faccia della scatoletta di tonno e del vaffa day.

Evidente che in questo clima il governo abbia deciso di accelerare e che, nell’eventualità, di chiudere la partita già questa settimana. Molto dipenderà dal calendario dei lavori del Senato che per il momento prevede l’approvazione del dl sulla cyber-sicurezza e quello sulla salvaguardia di Venezia. Insomma, se proprio si volesse ci sarebbe la possibilità di votare anche la riforma della giustizia. Certo, si tratterebbe di una forzatura, ma come si dice in queste occasioni, la paura fa 90…

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