Ugl-Utl, inaugurata la nuova sede all’Arenaccia a Napoli

Questa mattina è stata inaugurata in via Arenaccia la nuova sede della Utl-Ugl dedicata a Vincenzo Femiano, «un uomo di enorme capacità sindacale e umana».

Al taglio del nastro don Luigi Merola che ha sottolineato la necessità di creare una rete aggiungendo che in «questa città il solista fa una brutta fine, solo lo stare insieme ci fa vincere, la mia benedizione per questo che sarà il luogo di servizi e supporto ai lavoratori e al quartiere».

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Presenti esponenti politici e della società civile tra cui Luciano Schifone di Fratelli d’Italia, Severno Nappi della Lega, l’ex deputato Enzo Nespoli, Giovanni Nuges della Cgil, Antonio Altobelli della Cisl, Catello Maresca candidato a sindaco di Napoli, l’onorevole della Lega Pina Castiello, il segretario generale Ugl Francesco Capone, i vice segretari generali Luca Malcotti e Luigi Ulgiati e tutti i dirigenti e componenti di Segreteria Provinciale e Regionale Utl-Ugl e Gaetano Panico segretario Utl Napoli.

Momento di enorme commozione il ricordo di Vincenzo Femiano, un uomo che resta nel cuore di tutte le maestranze politiche e istituzionali e la parte civile della città di Napoli. Presenti la famiglia sua moglie le figlie suo fratello cognati e cognate.

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«Ripartiamo dalle sue radici, perché senza una passato solido non si ha futuro, la nuova Ugl affonda in un passato ricco grazie a te Vincenzo Femiano, ci manchi molto» ha affermato il segretario Utl-Ugl Napoli Gaetano Panico.

Luciano Schifone
Luciano Schifone

Luciano Schifone, già assessore Regionale, nel suo intervento ha ricordato l’impegno militante di Femiano per difendere in tempi difficili il diritto alla agibilità politica di un sindacato Nazionale come la Cisnal prima e Ugl dopo. «Mai come oggi – ha sottolineato – il suo impegno ci indica il ruolo che il sindacato può e deve assumere per difendere la Nazione nella lotta contro le multinazionali e la globalizzazione che hanno effetti devastanti per i lavoratori in Italia. Basta pensare alla Whirlpool e tante altre delocalizzazioni per capire come solo una Nazione forte può difendere il lavoro Italiano».

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