Oggi in Senato confronto decisivo sul ddl Zan. Intanto il centrodestra sblocca il nome per Milano

L’appuntamento è per oggi alle 11 quando in Senato la maggioranza si vedrà per cercare di uscire dal vicolo cieco sul ddl Zan nel quale sembra essersi cacciata. A complicare i piani del fronte sinistro della maggioranza Matteo Renzi che ieri in un’intervista a La Repubblica ha ammesso che in Aula non ci sono i numeri per approvare il ddl Zan così come è, e che quindi bisogna aprire una trattativa.

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Quello che da mesi stanno cercando di evitare Pd e M5S, convinti che l’apertura di una trattativa e ad eventuali modifiche significhi l’inabissamento del provvedimento. Ecco perché il ddl va approvato così come è, senza alcuna modifica.

Una sorta di muro contro muro che adesso sembra essere giunto a un punto di svolta, con la presa d’atto dei renziani che non è possibile procedere a strappi e che va aperta una trattativa risolvendo quei nodi che hanno fatto impantanare la discussione, cioè il gender e l’educazione a scuola. Un vero e proprio colpo di scena, quello dei renziani, che ha spiazzato Pd e M5S però ancora convinti di andare avanti sulla strada dell’approvazione a colpi di maggioranza.

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ddl Zan, Letta: «Renzi si fa scudo dietro al voto segreto, noi non lo chiederemo»

«Non capisco la posizione di Iv, ha spiegato il segretario del Pd Enrico Letta ieri sera a In Onda su La7, che ha fatto un lavoro di merito importante alla Camera, e insieme a Pd, Leu e M5s ha votato la legge alla Camera e improvvisamente ha cambiato idea. Questo testo passa esclusivamente con i voti di quelli che l’hanno approvato alla Camera, Lega e Fdi non la vogliono. Quella maggioranza si deve far carico della legge. Renzi si fa scudo dietro al voto segreto, noi non lo chiederemo. Tutti quelli che l’hanno votata alla Camera, quelli stessi la votino in Senato, che problema c’è?».

Da Italia Viva con Ettore Rosato però si ribatte che «quello di Alessandro Zan non è un appello, è un “no” alla nostra proposta. Il problema è che così la legge non passerà mai, ma se per il Pd è più importante intestarsi una battaglia ideologica piuttosto che approvare una legge, per noi no, viene prima la tutela dei diritti di chi ogni giorno subisce violenza e minacce».

Insomma, rimane il muro contro. E nelle crepe punta ad inserirsi la Lega con Matteo Salvini che insiste: «La Lega è contro ogni abuso, violenza e aggressione. Votiamo questa legge, basta che il Pd tolga l’ideologia». Ed a sua volta il ministro leghista Giorgetti precisa: «Se vuole essere approvato deve essere modificato: non credo che così com’è abbia possibilità di essere approvato».

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Meloni: «Nel ddl Zan ci sono cose che nulla hanno a che fare con la lotta alla discriminazione»

E anche dall’opposizione, cioè Fratelli d’Italia, le previsioni non sono delle migliori come evidenzia Giorgia Meloni: «Mi sembra che ci sia una chiusura totale da parte del Pd su questo tema. Credo che nel tentativo di combattere la discriminazione, se ne creerà un’altra, perché nella legge Zan ci sono cose che nulla hanno a che fare con la lotta alla discriminazione».

«Da parte nostra  – spiega la Meloni – non abbiamo mai fatto problemi sul tema di una aggravante sulla discriminazione nei confronti delle persone omosessuali, ma il Ddl Zan non fa questo, fa tutt’altro. È una norma che vuole introdurre dei reati di opinione, che vuole portare il gender nelle scuole».

È probabile che quindi oggi la riunione della maggioranza certificherà lo stallo e le divisioni. Difficile perciò fare previsioni e soprattutto se, come vorrebbero i giallorossi, il ddl Zan arriverà già per il 13 luglio direttamente in Aula.

Amministrative, il Centrodestra trova l’accordo per Milano

Se questo fronte sembra sbloccato un altro può dirsi libero ed è quello del candidato del centrodestra per la poltrona di sindaco. Infatti, i leader sembrano aver chiuso sul nome di Luca Bernardo, pediatra di 54 anni, che quindi sfiderà Giuseppe Sala. Ad affiancarlo come vicesindaco Gabriele Albertini. Si attende comunque soltanto l’annuncio ufficiale che probabilmente avverrà già oggi.

In bilico ancora due città come Napoli e Bologna. Sulla prima continuano i contatti con il pm anticamorra Catello Maresca ma rimane il nodo dei simboli; per Bologna il senatore di Forza Italia Andrea Cangini è dato avanti rispetto agli altri candidati. Ma come ha spiegato anche Giorgia Meloni «è arrivato il tempo di fare la campagna elettorale». E in questo senso proprio ieri a Milano ha annunciato che correrà come capolista Vittorio Feltri, l’ex direttore di Libero e de Il Giornale. Un colpo a sorpresa che conferma la crescita continua di FdI.

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