Recovery plan, Cnpr: la sfida della semplificazione per gestire i fondi europei

«Dobbiamo farci trovare pronti a saper spendere i 60 miliardi l’anno, per sei anni, che arriveranno dall’Europa. Un volume economico che la nostra amministrazione pubblica non ha mai conosciuto prima. Per questo il lavoro che stiamo facendo sul decreto semplificazioni, di cui sono relatore, sarà determinante per mettere in fila una serie di interventi normativi sui diversi aspetti per accelerare programmi e opere previsti dal Pnrr».

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Queste la parole di Roberto Morassut (vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera, relatore del DL Semplificazioni e componente della Commissione Ambiente), nel corso del Forum ‘Dopo l’emergenza semplificare è necessario’ organizzato dalla Cassa di previdenza dei ragionieri commercialisti e degli esperti contabili presieduta da Luigi Pagliuca.

«Ci troveremo di fronte a tempi compressi – prosegue – dove avremo tre anni per progettare e altrettanti per realizzare le opere previste dal Pnrr. Transizione energetica, nuove opere pubbliche, interventi sulle reti e sui servizi socio-sanitari. Servono norme che ci consentano di vincere questa sfida per cogliere gli obiettivi europei. Il Decreto è composto da 60 articoli che riguardano la governance, prevedendo nuove strutture istituite presso la Presidenza del Consiglio e i principali ministeri interessati oltre ai tavoli dei partenariati e gli strumenti di raccordo con il Parlamento; gli interventi sulla legislazione ambientale con l’accelerazione delle VIA e la sburocratizzazione degli impianti per le energie rinnovabili; le misure a sostegno dell’economia circolare e quelle per accelerare le procedure degli appalti e dell’attivazione delle Zes».

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«Non ultimo il lavoro fondamentale per varare la legge di riforma costituzionale per equiparare Roma a una regione. Norma che consentirà alla città di avere poteri autonomi legislativi e finanziari e che potrà trasformare i Municipi in comuni urbani. Una strutturazione del sistema urbano – conclude Morassut – che potrà consentire alla Capitale di fare il salto di qualità».

«Semplificare vuol dire anche andare al cuore dei problemi, come sottolinea Ylenia Lucaselli (deputata di Fratelli d’Italia nella Commissione Bilancio): «Stiamo lavorando quotidianamente per cercare di dare senso al dibattito per rilanciare davvero il Paese. Abbiamo interesse e voglia di un confronto serio sulle riforme e sugli investimenti previsti dal Pnrr. Dobbiamo affrontare direttamente le questioni che attanagliano l’economia italiana».

«Eccesso di burocrazia e mancata riorganizzazione della Pubblica amministrazione in primis. Ma anche introduzione di una flat tax incrementale e un sistema fiscale più equo e proporzionato. Per semplificare davvero – aggiunge Lucaselli – dobbiamo trovare anche il giusto equilibrio con quanto chiesto dall’Europa. Ad esempio, è inaccettabile che per un provvedimento come il decreto Sostegni bis, che prevede nuovi aiuti alle imprese, dobbiamo poi attendere il vaglio dell’UE e aspettare 50 decreti attuativi. Bisogna velocizzare le procedure».

Sull’azione del governo fa il punto Giorgio Lovecchio (vicepresidente della Commissione Bilancio a Montecitorio per il M5s): «Il governo ha stanziato diversi miliardi sui ristori. Chi ha fatto domanda ha già avuto l’accredito sul conto. Si sono registrati alcuni disguidi ma la situazione sta andando in via di risoluzione. Semplificare è necessario. Per il Pnrr sono state organizzate diverse audizioni con l’obiettivo di individuare le soluzioni più efficaci per spendere le risorse economiche disponibili. E tutte conducevano alla stessa soluzione: ridurre i tempi di attesa e diminuire la burocrazia».

«L’Europa ci chiede l’applicazione di alcuni criteri precisi per le riforme e nel decreto Semplificazione dovranno essere contenute tutte le risposte che mettano aziende e enti locali nelle condizioni migliori possibili di avviare cantieri e lavori. Sul piano delle riforme – rimarca Lovecchio – il M5s propone la revisione delle aliquote Irpef con scaglioni più bassi e vicini. Altro importante tassello è la cedibilità del credito imposta. Come avvenuto per il superbonus in modo da monetizzare subito vantaggi fiscali. Questo sistema deve essere ampliato anche ad altre fattispecie come ad esempio le spese sanitarie sul modello cashback».

Anche per Paolo Trancassini (capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Bilancio alla Camera) la parola d’ordine è: semplificare. «Sul decreto Sostegni siamo stati critici perché abbiamo ravvisato tante carenze. Ma se tutte le forze politiche hanno presentato migliaia di emendamenti, spinti proprio dai tanti esclusi e dalle diverse anomalie registrate, evidentemente avevamo ragione. Se non è il momento di emergenza quello per semplificare, quale può essere allora? Altre nazioni si sono dotate di rimedi veloci ed efficaci».

«In queste situazioni, il tempo fa la differenza. Occorrono binari più semplici per essere tempestivi. Dobbiamo avere oggi il coraggio di parlare alle imprese in difficoltà dicendo loro in che mondo lavoreranno domani. Chi manterrà propria forza lavoro e quali saranno i sistemi fiscali di riferimento. Dobbiamo mettere gli imprenditori nelle condizioni di programmare il futuro. Altrimenti – evidenzia Trancassini – le alternative saranno le chiusure e i licenziamenti».

Secondo Pasqua Borracci (consigliere dell’Istituto nazionale degli Esperti contabili) «uno dei punti principali del programma del governo Draghi è quello relativo alla riforma fiscale necessaria per la ripartenza. Tutti i partiti stanno presentando le loro proposte, dalla riduzione dell’aliquote Irpef, alla flat tax unitaria, senza escludere ipotesi di patrimoniale e reintroduzione dell’Imu sulla prima casa. Di tutte queste posizioni sarà necessaria una sintesi entro il 30 giugno per evitare un nuovo imballo della situazione».

Tema ripreso anche da Paolo Longoni (consigliere d’amministrazione Cnpr): «Il tema della riforma fiscale, che interessa moltissimo la nostra professione, sembra emergere sempre prepotentemente nella discussione politica. Salvo poi arenarsi di fronte alla complessità del tema stesso e delle posizioni divergenti tra partiti. Sarebbe più importante, invece di parlare di rimodulazione delle aliquote, e prioritaria una forte delegificazione».

 

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