Il presepe napoletano Patrimonio dell’Unesco e destinazione d’uso per le botteghe di San Gregorio Armeno. Le proposte per uscire dalla crisi

di Dario Caselli

Webinar de IlSud24 sulla crisi del settore presepiale napoletano. A rischio un simbolo della città

Riconoscere l’arte presepiale come patrimonio dell’Unesco e vincolare le botteghe di San Gregorio Armeno alla destinazione di uso, impendendo che ospitino attività che nulla hanno a che vedere con l’arte presepiale. Ma nel frattempo servono misure concrete che aiutino il settore a non scomparire.

Sono queste alcune delle proposte emerse nel corso del webinar organizzato ieri da Il Sud24.it «San Gregorio Armeno, a rischio la magia» che ha visto la partecipazione del vicepresidente dell’Associazione «Le Botteghe di San Gregorio» Vincenzo Capuano (presepista da cinque generazioni) e della portavoce dell’associazione Serena D’Alessandro, dell’imprenditore e presidente di Atex Campania Associazione Turismo, Sergio Fedele, dell’avvocato Rosanna Ruscito e dell’ex assessore regionale al Turismo ed europarlamentare, Luciano Schifone. Ad introdurre e fare gli onori di casa il direttore de IlSud24.it Mimmo Della Corte che ha inaugurato quella che vuole essere una rubrica settimanale dedicata alla discussione e al confronto su temi e argomenti di impatto per il Mezzogiorno.

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Primo appuntamento la crisi di un patrimonio non solo napoletano e del Sud ma dell’Italia intera, quella delle botteghe di San Gregorio Armeno, attraverso la voce dei diretti protagonisti che sulla loro pelle stanno sentendo il peso della crisi economica prodotta dal Covid-19. Una crisi che ormai si trascina da quasi un anno e mezzo e che lo scorso aprile ha anche portato gli stessi presepisti a un sit in davanti la sede del Consiglio regionale nel Centro direzionale.

«Abbiamo costituito questa associazione – spiegano Capuano e D’Alessandro – proprio con l’intento di dare più voce e forza alle nostre richieste. Siamo nati nel maggio del 2020 e da allora abbiamo organizzato una serie di iniziative per sensibilizzare l’attenzione sul nostro settore. Dalle Istituzioni abbiamo però raccolto parziale attenzione. Il Comune di Napoli si è dichiarato a parole disponibile, ma poi i fatti sono stati ben pochi. Meglio è andata con la Regione Campania con l’assessore Felice Casucci che si è impegnato nel varo di un bando per presentare i presepi nelle capitali europee, un modo per promuovere l’arte presepiale all’estero».

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Ma si tratta comunque di una goccia in un mare di difficoltà, mancati incassi e di appuntamenti mancati. Finora in un anno e mezzo di crisi due festività pasquali e il Natale 2020 sono stati mancati a causa delle chiusure, ed il rischio è che di questo passo molti non riusciranno ad arrivare a vedere il Natale 2021.

«La situazione è seria – ripetono Capuano e D’Alessandro -. I fitti molto alti e la scarsità dei pagamenti rischiano seriamente di portare alla chiusura di qualche bottega. Mentre altri per evitare questa ipotesi sono ricorsi a prestiti, indebitandosi oltremodo». Lo spauracchio è quello che qualche bottega sia costretta a cedere sotto il peso dei debiti lasciando che al suo posto sorga l’ennesima «cineseria, o fast food o cornetteria». «L’unicità di San Gregorio Armeno sta proprio nel fatto di essere una via costituita da tutte botteghe artigiane, se questo venisse meno si rischierebbe di snaturare questo luogo che tutto Italia e il mondo conosce».

Ecco allora l’idea, o meglio la proposta, lanciata dall’avvocato Rosanna Ruscito, esponente di Fratelli d’Italia: «Consentire all’arte presepiale di fregiarsi del riconoscimento del titolo di Patrimonio dell’Unesco permetterebbe di accedere a tutta una serie di agevolazioni, finanziamenti europei e tutele che in questa difficile congiuntura economica potrebbero risultare preziosi. Un obiettivo al quale chiaramente dovrebbe contribuire anche la politica e gli stessi partiti attraverso un’iniziativa trasversale capace di sostenere e dare forza alle legittime richieste dei presepisti».

La salvezza, quindi? Sì e no, perché Capuano e D’Alessandro chiariscono che «questa ipotesi del riconoscimento dell’Unesco era stata già valutata ma ha un problema e cioè il tempo. Servono almeno tre anni per ottenerlo ed ormai non c’è più questo tempo. Urgono interventi immediati».

Ed i ristori? Quelli che il premier Giuseppe Conte ha sbandierato in ogni occasione? Il famoso bazooka che avrebbe dovuto risollevare tutto e tutti? Briciole, come spiega lo stesso Capuano: «In un anno ho avuto complessivamente 4mila euro di ristori a fronte di una media di incasso che si aggirava intorno ai 120mila euro. Ma quello che ha dell’assurdo è che il calcolo anziché riferito sulla base delle perdite di un anno è stato fatto prendendo a parametro soltanto un mese e per giunta quello con meno incassi». Altro che bazooka.

L’Unesco, quindi, non basta servono misure immediate come «il ristoro sui costi fissi, spiega la portavoce D’Alessandro. Quelli rappresentano un peso che andrebbe ridotto visti i bassi guadagni. Aiutare le botteghe nel pagamento degli affitti e delle utenze e poi rendere il centro storico di Napoli Covid Free come è accaduto con l’Isola di Capri. Questa è una richiesta che abbiamo avanzato alla Regione Campania, ma sulla quale siamo ancora in attesa di risposte».

La Regione, appunto, che però non sembra esente da critiche per come ha gestito il delicato dossier della crisi del settore presepiale. Ne è convinto Sergio Fedele: «La Regione avrebbe dovuto prevedere sia nel piano regionale 2020 e in quello 2021 una voce dedicata all’arte presepiale. Così come sarebbe stato opportuno inserire questo mondo all’interno della filiera turistica campana, perché le botteghe di San Gregorio Armeno vanno viste nell’ambito di una strategia più ampia. Ma nulla di tutto questo è accaduto e ci si è limitati alle iniziative lodevoli dell’assessore Casucci».

Più duro, invece, nei confronti del Comune di Napoli dove «la mancanza di competenza nel settore ha aggravato la situazione. Se al turismo fosse stato nominato un assessore competente del settore questo problema sarebbe stato messo al primo posto o comunque tra le priorità. Basti pensare che mentre il Comune di Roma e quello di Firenze hanno scritto al ministro Franceschini e poi al ministro Garavaglia per sottoporre le criticità dei rispettivi centri storici, Napoli non lo hai mai fatti».

Insomma, molto male. A sua volta però Fedele non manca di spronare l’intero settore delle botteghe artigiane affinchè «faccia massa critica perché oltre l’azione delle Istituzioni il settore associativo napoletano deve avere la capacità di rappresentare l’economia del territorio e di articolare le sue proposte in maniera efficace. Perché spesso uno dei limiti è proprio di una voce compatta».

Ma bisogna fare in fretta perché, come ricorda lo stesso Luciano Schifone «la tempistica è stretta e non sempre è in accordo con le esigenze del settore». Insomma, si deve agire su due fronti: «Sul riconoscimento dell’Unesco ma anche su quello economico e l’idea dell’assessore Casucci sul bando per la promozione all’estero è positiva». Ma l’ex assessore regionale della giunta Rastrelli va oltre e propone di «vincolare alla licenza l’immobile. Si potrebbe fare quanto è stato fatto con il Circolo degli artisti di piazza Trieste e Trento che ha consentito di preservare le opere d’arte contenute. Questo sarebbe un modo per evitare di snaturare la strada e di conservare una tradizione».

E ora gli sguardi sono rivolti anche all’imminente campagna elettorale e al prossimo sindaco e Consiglio comunale nelle cui mani potrebbe finire il dossier. «Il vero problema, conclude Schifone, non è il tema dell’aiuto alle botteghe di San Gregorio Armeno, quanto piuttosto la credibilità dei partiti ad affrontare questo tema. Quello che deve essere chiaro fin da adesso è che il fenomeno va governato, soprattutto ora che si ritornerà alla normalità. Bisogna prevedere e prevenire le difficoltà, già da oggi. Ai partiti si impone di farsi carico di quello che è un patrimonio di arte, tradizione e identità che non può essere disperso».

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