Il clamore di Ceuta e Melilla ed il silenzio di Lampedusa 

di Eugenio Preta

La pressione migratoria su Ceuta e Melilla, dal XV secolo due enclave spagnole nel territorio del Marocco, è stata sempre costante.

Ceuta e Melilla sin dai tempi più antichi hanno rappresentato nell’immaginario collettivo di scrittori e di popoli, l’anticamera dell’ignoto, il limite del mondo conosciuto. Ne parla anche Dante Alighieri nel canto più bello dell’inferno tramandato come il canto della conoscenza quando Ulisse sprona i compagni ad oltrepassare le colonne d’Ercole, proprio Ceuta e Melilla da una parte e lo scoglio di Gibilterra dall’altra: «dalla man destra mi lasciai Sibilla, da l’altra già m’avea lasciato Setta»… scriveva Dante.

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Ceuta e Melilla, annesse al regno di Spagna nel XVI secolo e riconosciute da Madrid come comunità autonome, costituiscono un “enclave” spagnola in territorio marocchino da cui sono divise da una barriera di filo spinato che raggiunge i 6 metri di altezza con posti di vigilanza e con sensori sul terreno connessi ad un sistema di videocamere a circuito chiuso. L’area, pur rivendicata dal Marocco è diventata di competenza Europea in quanto territorio metropolitano spagnolo e perché costituisce la porta d’ingresso nell’area di Schenghen.

Lo scorso lunedì, 8000 migranti, molti minorenni non accompagnati, si sono gettati sulle barriere travolgendo a sorpresa i pur solerti doganieri spagnoli che alla fine di fasi drammatiche sono riusciti a respingerne più della metà, accusando lo stesso governo di Rabat di aver teleguidato l’attacco ai confini spagnoli.

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Niente accade mai per caso: con una manovra diplomatica maldestra il governo di Pedro Sanchez aveva ricoverato in un ospedale spagnolo uno dei maggiori responsabili del Polisario, il fronte per la liberazione del Sahara Occidentale, nemico pubblico numero uno del Marocco ed Hassan IV ha risposto oggi allentando i lacci dei campi profughi e consentendo così una inaspettata rincorsa di migranti verso l’eldorado europeo.

Certo il sospetto che l’invasione sia stata favorita del governo marocchino è reale, sulla falsariga di quanto aveva fatto lo stesso Erdogan quando, nel marzo scorso aveva tentato l’invasione della costa greca, dimostrando nel disprezzo per la vita umana, il vero volto della più autentica solidarietà musulmana insieme alla voglia di quelle popolazioni di scappare dai loro paesi come se si trattasse veramente di fuggire dall’inferno.

Eppure l’Unione Europea continua a considerare Marocco e Turchia come paesi “partner” quando in realtà si tratta piuttosto di paesi rivali dell’Occidente che usano tutte le armi a loro disposizione – l’invasione migratoria ne è un segnale importante- nell’ambito di una vera e propria aggressione all’occidente.

Purtroppo il prezzo di questa follia lo paga sempre la povera gente che muore in queste operazioni che hanno il solo scopo di seminare paura per ricattare meglio l’Europa.

Europa che farebbe bene a svegliarsi al più presto dal suo sogno buonista ed a ritornare a proteggere le sue frontiere ricordandosi che l’episodio di Ceuta, si ripete quotidianamente a Lampedusa nell’impotenza di Frontex e nel disinteresse degli Stati, membri di un’unione che si vuole solidale.

Una volta, proprio a Ceuta e Melilla il governo socialista di Felipe Gonzalez, il campione dei diritti umani dell’Unione, aveva represso un’invasione migratoria ordinando alla guardia civil di aprire il fuoco sui migranti, in lampante contraddizione di ogni principio di umanità e della stessa ideologia dei diritti dell’uomo tanto professata dal suo governo.

Allora i media progressisti europei si guardarono bene dall’attaccare i socialisti spagnoli, anzi finsero di essersi dovuti piegare ad una ragion di stato che ha sempre due sfaccettature: accettabile quando imposta da sinistra, esecrabile quando al contrario proviene da destra.

Questa nostra Europa non si illuda e non faccia finta di non capire ricordandosi bene che Erdogan, pur ammansito dai soldi europei ha sempre a disposizione, ammassati nei campi profughi della Turchia meridionale, milioni di rifugiati e sta attendendo paziente il momento propizio per aprire i cancelli e scatenare l’invasione delle nostre coste.

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