Commercio in ‘mutande’, a Napoli protesta per le chiusure. Carla Della Corte: «Economia distrutta. Fateci riaprire»

Luciano Schione: «L’emergenza non può durare mesi senza prospettive»

A un anno di distanza dall’inizio della pandemia la situazione epidemiologica è ancora difficile con la Campania riconfermata in zona rossa. Restrizioni che da mesi costringono tantissimi esercizi commerciali alla serrata delle serrande. Negozi di abbigliamento, gioielli e calzature chiusi da molto tempo, senza possibilità di lavorare. Un settore nella nostra regione ormai in ginocchio e non se ne vede una vita d’uscita.

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Questa mattina la clamorosa protesta organizzata da Confcommercio Campania, Federmoda e Chiaia District nel quartiere napoletano di Chiaia dove è andato in scena un ‘flash mob della mutanda’. Centinaia di negozianti, commessi e clienti stretti in una catena umana per protestare contro la decisione di chiudere alcune categorie merceologiche senza pensare alle conseguenze.

«Intere categorie esasperate» afferma a ilSud24 Carla Della Corte, presidente di Confcommercio Napoli «tenere chiusi i negozi di gioiellerie, abbigliamento e calzature nella zona rossa quando tutti gli altri esercizi commerciali sono aperti è assurdo. Dopo un anno in cui per sei mesi siamo stati chiusi noi non ne possiamo più e Abbiamo organizzato questa protesta, un po’ provocatoria con le mutande».

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Perché con questo capo? «I negozi di abbigliamento – rileva Carla Della Corte – ampliando il codice ateco e aggiungendo il codice della biancheria intima possono vendere e quindi cercare di incassare qualcosa, anche se vendendo mutande non ce la faranno a resistere. Una provocazione anche per dire che oramai siamo alla frutta, in mutande con questa economia bloccata».

Hanno chiuso le attività ma hanno promesso sostegni che però non sono serviti a molto. «Zero – sottolinea -, lei pensi che nel nostro gruppo della Confcommercio sono pochi quelli che li hanno avuti. E a chi li ha avuti parliamo di cifre veramente ridicole rispetto alle perdite di fatturato che ci sono state. Sarebbe meglio non ricevere nulla ma aprire».

Tantissimi stanno protestando anche per il nuovo sistema di aiuti perché anche accedere a quel poco concesso è diventato molto difficile. «Hanno fatto il calcolo sulla base del fatturato annuo – spiega la presidentessa – ma poi con la percentuale mensile, con questo sistema alla fine quasi nessuno rientra nei parametri. L’altra volta, il governo Conte, chiedeva quanto avevi perso e in base alla perdita ti davano il ristoro. Qua hanno fatto tutto un calcolo contorto mensile, per cercare di darti il meno possibile. Molto bravo questo ministro dell’Economia. Però ha preso solo in giro una categoria».

L’unica soluzione è aprire. «Mi devono spiegare perché se i negozi di biancheria intima, articoli per bambini, articoli sportivi, casalinghi ed elettronica sono aperti il contagio non avviene mentre noi dobbiamo essere chiusi. Nei negozi di gioielleria e abbigliamento avvengono i contagi? E’ ridicolo. Quante persone possono entrare in un negozio».

«Una politica completamente scollegata dal territorio – conclude – e che non si rende conto che sta facendo morire una categoria e che non si rende conto che il terziario d’Italia rappresenta il 60% del Pil. Stanno distruggendo un’economia mandando per la strada famiglie intere. Con il rischio che i negozi possano andare a finire in mano a gente discutibile se continuiamo così. Noi non ci arrenderemo, andremo avanti con le proteste finché non riapriremo».

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Schifone: «Zona Rossa mette il commercio in ‘mutande’. Non Ristori ma Lavoro»

È necessario riaprire i settori danneggiati anche per Luciano Schifone, ex assessore al Commercio della Regione Campania. «L’emergenza – afferma – non può durare mesi senza prospettive. Il commercio è in ginocchio e le contraddizioni di ordinanze cervellotiche cominciano a diventare insopportabili».

«Bisogna necessariamente ripensare le modalità del distanziamento sociale e nuovi protocolli di sicurezza, perché i ristori sono ridicoli e comunque sarebbero sempre insufficienti, oltre ad aggravare il debito pubblico a dismisura sulle spalle della ‘Next generation’. Fdi è al fianco degli operatori del commercio per chiedere abbattimenti fiscali e riapertura in sicurezza» conclude Schifone.

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