Alla prima giornata dell’evento ‘Sud – Progetti per ripartire’, mancavano gli ospiti principali: i progetti da realizzare

Mezza cartella ovvero trentacinque righe. Compreso i saluti all’inizio e alla fine. Questo è quanto, il neo premier Draghi, ha detto in apertura del confronto Sud – Progetti per ripartire, e sul programma Next Generation EU, organizzato dalla ministra per il Mezzogiorno e la coesione territoriale Mara Carfagna.

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In verità, in quelle per tremilacentoquarantaquattro battute, SuperMario ha ribadito quanto si sa da tempo immemorabile ovvero che il processo di convergenza tra Sud e Centro-Nord è fermo da decenni, che dal ’70 è peggiorato e che nel decennio 2008-2018 gli investimenti nel Mezzogiorno si sono dimezzati da 21 miliardi a poco più di 10.

Ha anche detto, però, che il governo intende: «Rafforzare la coesione territoriale in Europa e favorire la transizione digitale ed ecologica sono alcuni tra i suoi obiettivi». Ciò significa far ripartire il processo di convergenza tra Mezzogiorno e centro-Nord che è fermo da decenni.

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In pratica un ripasso di ciò che è stato, una serie di annunci per il futuro, ma nessuna idea concreta sul da farsi. Se questa è la strada per far ripartire il Mezzogiorno, abbiamo davvero poche speranze di ripartire. E questo non solo perché, quei «191,5 miliardi (ma perché la grande stampa italiota continua a parlare di 209? ndr) da spendere entro il 2026» cui l’ex presidente della BCE, affida tutte le speranze di ripartenza del Sud e rilancio dell’Italia devono ancora essere approvati da 14 dei 27 Stati dell’Ue.

E fine a quando questi 14 non si decideranno a dire “si”, di soldi in Italia se ne vedranno ben pochi. Anzi, nessuno. “E, purtroppo, così è se vi pare”.  E per il momento «io mi fermo qui…». Ma vi prometto che tornerò sulla questione a evento concluso.

Se, ovviamente, da qualche parte uscirà qualcosa di completo e non solo retorica e annunci per guadagnarsi gli “osanna” dei media. Nel frattempo a voi il piacere di leggervi gli interventi del Premier (è vero, ve lo abbiamo già proposto ieri, ma linearità di discorso con quanto da me scritto prima ve lo riproponiamo) e della Ministra per il Sud, così potrete farvi idea di persona della loro chiarezza d’idee sul nostro Mezzogiorno.

A proposito, ancora una volta, il SuperMario ha dimenticato che la dote che l’Ue ha attribuito all’Italia è decisamente più alta di quella assegnata alle altre nazioni proprio per i ritardi che segna l’Italia del Tacco e che secondo l’Europa devono essere recuperati. Dimenticanza o tentativo di non fare arrabbiare qualche alleato?

Draghi: «Utilizzare al meglio i Fondi Ue per completare le opere pubbliche e rilanciare il Sud»

«Buongiorno a tutti.
Voglio ringraziare la Ministra Mara Carfagna per avere organizzato questo confronto sul Sud e sul programma Next Generation EU. Ringrazio anche tutte le realtà istituzionali, sociali e universitarie che sono qui per offrire il loro prezioso contributo. Il governo intende condurre una campagna di ascolto diffusa sul tema, come ha già annunciato la Ministra in Parlamento.

La giornata di oggi va dunque intesa soltanto come un primo passo. Il programma ‘Next Generation EU’ prevede per l’Italia 191,5 miliardi da spendere entro il 2026. Rafforzare la coesione territoriale in Europa e favorire la transizione digitale ed ecologica sono alcuni tra i suoi obiettivi. Ciò significa far ripartire il processo di convergenza tra Mezzogiorno e centro-Nord che è fermo da decenni.

Anzi, dagli inizi degli anni ’70 a oggi è grandemente peggiorato. Il prodotto per persona nel Sud è passato dal 65% del Centro Nord al 55%. Negli ultimi anni, c’è stato un forte calo negli investimenti pubblici, che ha colpito il Sud ovviamente insieme al resto del Paese. Tra il 2008 e il 2018, la spesa pubblica per investimenti nel Mezzogiorno si è infatti più che dimezzata ed è passata da 21 a poco più di 10 miliardi. Per la prima volta da tempo, abbiamo l’occasione di aumentare la spesa in infrastrutture fisiche e digitali, nelle fonti di energia sostenibili.

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Le risorse di Next Generation EU si aggiungono ad ulteriori programmi europei e ai fondi per la coesione, che mettono a disposizione altri 96 miliardi per il Sud nei prossimi anni. Ma abbiamo imparato che tante risorse non portano necessariamente alla ripartenza del Mezzogiorno.  Ci sono due problemi: uno nell’utilizzo dei fondi europei, l’altro nella capacità di completamento delle opere pubbliche.

A fronte di 47,3 miliardi di euro programmati nel Fondo per lo Sviluppo e la Coesione dal 2014 al 2020, alla fine dello scorso anno erano stati spesi poco più di 3 miliardi, il 6,7%. Nel 2017, in Italia erano state avviate ma non completate 647 opere pubbliche.  In oltre due terzi dei casi, non si era nemmeno arrivati alla metà. Il 70% di queste opere non completate era localizzato al Sud, per un valore di 2 miliardi.

Divenire capaci di spendere questi fondi, e di farlo bene, è obiettivo primario di questo governo. Vogliamo fermare l’allargamento del divario e dirigere questi fondi in particolare verso le donne e i giovani. Il nostro, il vostro successo in questo compito può essere anche un passo verso il recupero della fiducia nella legalità e nelle istituzioni, siano esse la scuola, la sanità o la giustizia. In questa sfida un ruolo cruciale è anche vostro, classi dirigenti. Ma un vero rilancio richiede la partecipazione attiva di tutti i cittadini. Vi ringrazio per il vostro contributo e vi auguro buon lavoro. Grazie».

‘Sud – Progetti per ripartire’, Carfagna: «Cercherò di realizzare le vostre attese»

«Sono stata anche io una ragazza del Sud quindi conosco bene quelle che possono essere delle aspettative tradite. L’impossibilità di sognare un futuro diverso. Per questo dicevo prima che so che le aspettative sono alte. Perché conosco quelle aspettative. Su di noi grava una grande responsabilità: quella di non deluderle». Così, il ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna in apertura del confronto.

«Il dibattito di questa mattina – ha detto – sfata due luoghi comuni: il primo: che il Sud è capace soltanto di lamentarsi. Io non ho ascoltato lamentele, ma soltanto interventi appassionati, orgogliosi, che hanno avanzato proposte concrete su come avviare o su come accelerare la ricostruzione del Paese a cominciare dalla necessità di colmare il divario Nord-Sud».

«Il secondo che i politici del Sud lavorano solo per allargare l’area dell’assistenzialismo. Mi sembra invece che gli interventi dei presidenti di Regione siano andati nella direzione opposta. Se volessi usare una metafora direi: il Sud, attraverso i governatori meridionali, non ha chiesto pesci, ma canne da pesca, opportunità per pescare di più o per pescare meglio. A noi il compito non solo di recepire le vostre istanze, ma anche di attuarle, sapendo che condivido la vostra passione e che cercherò di fare il possibile per realizzare le tante aspettative riposte nei nostri confronti».

‘Sud – Progetti per ripartire’, la seconda giornata

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