Un ‘Recovery’ ancora senza tetto toglie al Sud 21 miliardi di fondi Sviluppo e coesione

Il Conte bis ha già digerito anche la frutta. Renzi si dice pronto a mandarlo a casa entro domani, il Pd minaccia il voto e intanto un Recovery plan che ancora non c’è, se non in una sintesi di 13 pagine e una tabella, taglia al Sud 21 miliardi di Fondi Sviluppo e coesione. Ma poi qualcuno, Provenzano, gli assicura in cambio del “maltolto” il 50% dell’intero ammontare del piano.

«Il recovery plan si fa aiutare dai fondi per il Sud (Fondo Sviluppo e Coesione) per arrivare a 218,5 miliardi (di cui 139,8 aggiuntivi) e dare più facilmente risposte alle molte richieste dei partiti della maggioranza e a eventuali obiezioni di Bruxelles sui singoli progetti». Era scritto a chiare lettere sul ‘Sole24ore‘ di venerdì nella nota che annunciava la sintesi del ‘recovery’, del ministro Gualtieri, che taglia 21 miliardi di fondi Sviluppo e Coesione (già coperti, ma non ancora assegnati) all’Italia del tacco per utilizzarli come anticipazione del piano, portandone a 221 mld il totale.

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Non tanto, però, guardando agli interessi del Paese, quanto per tenere insieme la maggioranza di governo, che, però, di unità sembra non volerne sapere, se non per evitare la crisi e, forse, le urne. Il che rende meno credibile la promessa gualteriana di cancellare dal Next Generation Eu, bonus e mancette. Qualcuno assicura che accettando il taglio, il ministro per la coesione territoriale Provenzano, si sia assicurato una corsia di accelerazione per iniziare a spendere i fondi di coesione.

Già, ma dove porterebbe questa corsia? Ed è qui che casca l’asino. In realtà, si tratta dell’ennesima ‘rimodulazione’ di fondi europei, per poterli utilizzare al di là, anziché al di qua, del Garigliano. Cosa ripetutasi spesso in passato, con la scusa di non perderle, oggi, però, servono ad incrementare le risorse ‘recovery’. Ancora una volta, quindi: «‘ntano, ‘ntano, ‘ntano e ‘o rùtto porta ‘o sano».

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Certo, può darsi che qualche spicciolo si fermi anche nel Mezzogiorno. ma la stragrande maggioranza delle risorse anche stavolta volerà altrove ed a rimetterci saremo sempre noi. Ma – come hanno sempre fatto i suoi predecessori – Provenzano & c. con la collaborazione della stampa amica proveranno a raccontarci e a farci credere che quelle risorse sono investite nel Meridione e qualche “ossicino” da rossicchiare, per farcelo credere, dovranno necessariamente buttarlo anche qui.

Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud
Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud

E lo racconteranno fino ad abbuffarci di aria fritta, mentre i veri investimenti li faranno dall’altra parte dello stivale. Naturalmente, more solito, in maniera che nessun meridionale se ne accorga, se non quando sarà troppo tardi. Di conseguenza, le distanze seguiteranno a crescere e a noi terroni, per l’ennesima volta, toccherà il ruolo dei ‘cornuti e mazziati’.

Prima derubati di risorse, ufficialmente, nostre – per norma ed attribuzione – e, poi, accusati di averle sprecate o, nella migliore delle ipotesi, utilizzate male.

Il tutto senza che, nessun giornalone e nessun politico meridionale, abbia alcunchè da ridire sulla ‘rapina’. Purtroppo, a 160 anni dalla pseudo unificazione il nostro è ancora un Paese diviso in due, con una classe politica che sembra fare di tutto per tenerle il più distante possibile l’una dall’altra, piuttosto che provare a farle avvicinare tra di loro. Con una non piccola differenza.

La prima, quella del Nord, sa come coccolare, difendere e garantire il futuro del proprio territorio e della sua popolazione; mentre quella meridionale regolarmente assente in tutte le occasioni importanti, preoccupata più di se stessa, delle proprie poltrone e carriere, incapace di alzare la voce, quando occorre, (così come in occasione della vicenda suesposta) per difendere la propria gente.

Non è un caso che di questa questione, a parte il Sole 24 ore, nessun giornalone del Nord sembra essersene accorto, mentre qualcuno delle nostre parti – cita il taglio, ma solo nella pagine interne – mentre in prima fa sapere che il 50% delle risorse del piano saranno investite al Sud. Purtroppo, però, per crederci bisognerebbe essere nati ieri, vivere su un altro pianeta e non conoscere la storia d’Italia.

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