Quello tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi sembra ormai essere diventato un dialogo tra sordi. Uno modifica il Recovery Plan cercando di prendere in considerazione le valutazioni giunte dai vari partiti, compresa Italia Viva, offrendo inoltre anche un rafforzamento della squadra di governo (leggasi rimpasto); l’altro continua a dire: «Noi domani presentiamo un documento scritto: Mes sì o no? Il premier ancora non ci ha risposto».
Sta tutta qui la crisi che da settimane tiene in stallo non soltanto la politica italiana ma un Paese intero. E quel che è peggio tutto questo mentre gli italiani stanno vivendo la più grave emergenza sanitaria ed economica dalla Seconda guerra mondiale.
Oggi alle 18 l’ennesimo incontro tra Conte e i capidelegazione della maggioranza per cercare di chiudere definitivamente il discorso sul Recovery Plan per passare così al Consiglio dei ministri e infine dare la parola al Parlamento. E tutto questo appena in tempo per febbraio termine ultimo per consegnare i Recovery Plan. E pensare che Conte aveva promesso in una delle sue innumerevoli conferenze stampa in streaming che in estate o al massimo in autunno avrebbe presentato il piano. L’ennesima promessa non mantenuta.
Vedremo se l’incontro di oggi sarà risoluto in un senso o in un altro. Intanto ieri sono continuati gli incontri tra Gualtieri e le delegazioni dei partiti. Il Pd ha confermato la sua soddisfazione «per le significative modifiche alla bozza del Recovery Plan sulla base delle osservazioni presentate con più investimenti e meno bonus. Giovani, donne, mezzogiorno, servizi sociali, asili nido, sanità, politiche del lavoro, turismo e cultura, meno bonus e più investimenti per imprese innovative, terzo settore sono i pilastri sui quali il Pd ha chiesto modifiche sostanziali alla bozza del Recovery Plan».
Anche il M5S si è mostrato ben disposto rispetto al lavoro portato avanti dal governo in questi giorni, ma non mancano fibrillazioni in particolare per l’atteggiamento di Italia Viva. Infatti, i Cinquestelle spiegano che «nella riunione di ieri con M5S-Pd-Leu, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha illustrato i contenuti della nuova bozza senza però consegnare il testo alle forze politiche. Testo diffuso oggi dopo le rimostranze di Iv, che ieri ha disertato la videoconferenza proprio per questo motivo». Da qui il commento amaro: «Lavorare in questo modo, ascoltando liste di commi e cifre senza avere avuto mai una bozza è oggettivamente impossibile».
Renzi a Conte: «Io non sarò mai complice dello sperpero di denaro pubblico»
Come detto però tutto ruota attorno a Renzi e Italia Viva che non ha partecipato agli incontri con Gualtieri. La linea è quella di leggere prima il testo e poi di sedersi con il ministro dell’Economia. Ma è Renzi stesso a Tg2 Post a spiegare di voler «leggere nel dettaglio» la bozza del Recovery, chiarendo anche che «io non sarò mai complice dello sperpero di denaro pubblico. O si spendono bene questi soldi o il Paese muore. Più volentieri, ci dimettiamo dal governo e andiamo all’opposizione».
Non proprio dichiarazioni concilianti. Anzi l’ex sindaco di Firenze precisa pure: «Se le nostre idee ti fanno schifo amici come prima. Ora la palla è nel campo del presidente del Consiglio. Conte ha detto andremo in Senato e sfideremo Iv. Bene, noi siamo diversi dagli altri, non ci interessano poltrone e sgabelli». Conta in Parlamento su cui Renzi ha le idee chiare: «Se, come sembra il presidente del Consiglio vuole andare in aula per fare la conta dei responsabili, cioè per sfidare una forza politica, lo faccia, è suo diritto, forse suo dovere. Se Conte è convinto, da come si sta comportando, di avere i numeri, io lo rispetto, è la democrazia parlamentare».
Appunto il dialogo tra sordi nel quale non manca naturalmente anche il riferimento alla delega sui servizi di sicurezza: «Assurdo che il presidente del Consiglio non voglia cedere, come hanno fatto tutti i suoi predecessori. Ma per rispetto agli agenti che rischiano la vita ogni giorno e che agiscono sotto copertura o quando c’è da pagare un riscatto o da difendere le istituzioni, non ne parlerò più. Da qualche mese i Servizi sono oggetto di una polemica assurda, sono sconvolto».
Per la verità un silenzio tattico visto che proprio poco prima da fonti di Italia Viva si faceva sapere che «all’indomani dei fatti di Washington, il passo indietro del premier è ancora più urgente. Fare “chiarezza” sulla visita in Italia dell’Attorney general dell’amministrazione Trump, William Barr, avvenuta un anno e mezzo fa».
Insomma, tutto sembra fuorchè si vada a una composizione della crisi. Anzi giorno dopo giorno pare di assistere a un continuo gioco a rialzo dove però non si vede mai la fine. Come detto oggi ci sarà l’incontro tra Conte e la sua maggioranza e poi dovrebbe essere fissato il Consiglio dei ministri. Quella potrebbe essere l’occasione per Renzi per avviare la crisi ritirando la sua delegazione al governo. Questo imporrebbe a Conte di recarsi al Quirinale a dimettersi aprendo di fatto la crisi. Quello che non vuole assolutamente Conte, che non a caso continua a non sentirci da tutte e due le orecchie. Appunto, proprio come un sordo, ma come recita un vecchio adagio non c’è peggiore sordo di quello che non vuole sentire.
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