Quello che non è riuscito alla Lega Nord e ad uno dei suoi primi teorici, Gianfranco Miglio, sta riuscendo al Covid. L’Italia assomiglia sempre più a uno Stato federale, dove le Regioni sono sempre più autonome, e sempre meno a uno Stato centrale. Tanto che il dettato costituzionale potrebbe diventare: l’Italia è una Repubblica federale basata sul contagio da Covid-19.
Iperbole a parte, questo dato risalta dopo il passaggio parlamentare di ieri del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che davanti a Camera e Senato ha spiegato i contorni di quello che sarà il nuovo Dpcm. Per la verità il premier Conte non ha fatto cadere i veli sul provvedimento che verrà, limitandosi a tratteggiare soltanto la sagoma del Dpcm. Una scelta dettata non tanto dalla volontà di mantenere il riserbo quanto piuttosto per la mancanza di un accordo interno, sia alla maggioranza e sia con le Regioni.
Indice Articolo
- Tre scenari per distinguere le Regioni in base al rischio di diffusione del contagio
- A livello nazionale ancora incerto l’orario del coprifuoco. Alla fine potrebbe essere le 21
- Limitati gli spostamenti tra Regioni, riduzione TPL al 50 per cento e chiusi i centri commerciali nel week end
- Ieri approvati 6 punti della risoluzione del Centrodestra
E così bisognerà attendere oggi, ma qualcuno dice addirittura mercoledì, per vedere quali saranno le nuove misure pensate dal governo per limitare la diffusione del Coronavirus. Almeno quello che sembra abbastanza chiaro è che si andrà verso un quadro molto limitato e ridotto di misure nazionali, lasciando che gran parte di queste operino a livello regionale. E qui ad essere determinante saranno una serie di parametri, tra cui l’RT cioè l’indice di contagio registrato nelle singole Regioni. Un Dpcm, quindi, a misura regionale e non nazionale.
Tre scenari per distinguere le Regioni in base al rischio di diffusione del contagio
Giuseppe Conte nelle sue comunicazioni ha spiegato che sarà il ministero della Salute con un’apposita ordinanza ad indicare tre scenari all’interno dei quali poi andranno collocate le varie Regioni in base sia all’RT, ai focolai e alla situazione di occupazione dei posti letto negli ospedali.
Da uno Scenario 2 caratterizzato da una situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa ma gestibile dal sistema sanitario nel breve-medio periodo, si passa ad uno Scenario 3 con una situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo; fino allo Scenario 4, il più grave, caratterizzato da una situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo. Insomma, in una scala di valori si va da un rischio regionale basso a uno molto alto che comporterebbe il lockdown regionale.
A livello nazionale ancora incerto l’orario del coprifuoco. Alla fine potrebbe essere le 21
Questa la parte locale. Sul piano nazionale il premier Conte è stato alquanto vago, a causa della mancanza di un accordo all’interno della maggioranza. Dovrebbe esserci un coprifuoco nazionale ma da decidere è l’orario da cui dovrebbe iniziare. Italia Viva, ad esempio, vorrebbe le 22 mentre una parte della maggioranza, spinta anche da Cts, propenderebbe per le 18. Ipotesi questa che non convincerebbe Conte più favorevole a mantenere come orario le 23, non convinto che una limitazione dell’orario possa avere effetti significativi sul contagio. Alla fine però potrebbe spuntare le 21 visto come soluzione intermedia e che metterebbe tutti d’accordo.
Limitati gli spostamenti tra Regioni, riduzione TPL al 50 per cento e chiusi i centri commerciali nel week end
Poi, c’è la limitazione degli spostamenti tra Regioni che sarebbero consentiti soltanto con certificazione e per ragioni di forza maggiore o di lavoro. Sul piano della scuola ci sarebbe la didattica a distanza al 100 per cento per le scuole superiori. Per i trasporti pubblici locali ci sarebbe la riduzione della capienza massima, non più l’80 per cento ma il 50 per cento. Poi chiusi nei giorni festivi e prefestivi i centri commerciali, ad eccezione delle attività essenziali presenti all’interno (farmacie, parafarmacie, generi alimentari, tabacchi e edicole). Chiusura, invece, per i ‘corner’ adibiti alle attività di scommesse e giochi ovunque siano collocati, quindi anche slot machine nei bar e dai tabaccai. Infine, serrata anche per tutti i musei e le mostre.
Come detto però il varo delle misure è slittato di almeno un giorno, anche se qualcuno addirittura ritiene che il nuovo Dpcm potrebbe arrivare mercoledì. Tutto appare legato all’esito del confronto che il governo ha attivato su un doppio binario: quello con le Regioni e quello con l’opposizione, anche se su entrambi sta svolgendo un ruolo di moral suasion il presidente Mattarella che è sceso in campo in prima persona. Obiettivo, come ha spiegato domenica quando si è recato al cimitero di Brescia per commemorare le vittime del Covid, è quello di salvaguardare l’unità del Paese dinanzi a questo difficile momento.
Il Colle, infatti, è preoccupato per le divisioni che stanno caratterizzando questa fase delicata della Seconda ondata, con il timore che queste possano rallentare l’azione di contrasto alla diffusione del contagio. Non è sfuggito al Quirinale che, mentre negli altri Paesi si sta registrando una compattezza e unità d’intenti, in Italia le divisioni stiano prendendo il sopravvento. Senza dimenticare le numerose manifestazioni violente che si stanno ripetendo in tutta Italia. Ecco allora la decisione del capo dello Stato di intervenire in prima persona incontrando, prima, il presidente della Conferenza Stato Regioni, Stefano Bonaccini e, poi (oggi), i presidenti di Camera e Senato.
Da un lato, Mattarella spera di superare il muro delle diffidenze delle Regioni, le quali continuano a chiedere misure a livello nazionale per evitare di intestarsi la responsabilità delle scelte; dall’altro, di favorire il dialogo tra maggioranza ed opposizione, la quale ancora ieri ha lamentato l’atteggiamento di chiusura tenuto dal governo finora.
Non a caso Giorgia Meloni ancora ieri ripeteva che «se l’appello alla collaborazione è reale, lo vedremo da come Pd e M5S voteranno sulle proposte di buonsenso che il centrodestra ha messo nero su bianco: per noi, infatti, l’unica collaborazione possibile avviene in Parlamento, perché questo è il luogo nel quale si decidono le cose e non si sta solo per farsi riprendere dalle telecamere».
Ieri approvati 6 punti della risoluzione del Centrodestra
In realtà qualcosa sembra essersi mosso, visto che al momento del voto delle risoluzioni alcuni punti richiesta dal Centrodestra sono stati approvati dalla maggioranza. In tutto 6 dei 22 punti del testo preparato da Lega FdI e Fi: tra questi quelli sui pazienti no Covid, sui disabili e i soggetti più fragili e sull’assistenza domiciliare, in particolare degli anziani. Basterà questo per annunciare l’inizio della collaborazione tra maggioranza e opposizione nella lotta contro il Covid? E’ ancora presto per dirlo visto che bisognerà attendere altre prove più delicate.
Una su tutte la legge di Bilancio, che il ministro Gualtieri ha promesso che dovrebbe arrivare la prossima settimana. Senza escludere come banco di prova anche il nuovo scostamento di bilancio per finanziare i costi dei nuovi aiuti, che il governo si appresterebbe a varare in un dl Ristori bis. Insomma, sarà sulle scelte economiche che si misureranno i nuovi rapporti tra maggioranza e Centrodestra.
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