Arriva il terzo Dpcm in dieci giorni, ma scontenta tutti

Tre Dpcm in circa 10 giorni. E’ questa la fredda contabilità governativa della seconda ondata di Covid-19 che si sta abbattendo sull’Italia, ma che nasconde e non dà il senso dello sbandamento e della confusione che sta accompagnando questa fase. Confusione nel rapporto tra governo e Regioni, tra maggioranza e opposizione, che sfocia di aperta ostilità, e confusione all’interno della stessa maggioranza per le misure da adottare, tanto che il premier Giuseppe Conte è costretto ad annullare la conferenza stampa di sabato e dedicarsi a una estenuante trattativa interna. Senza dimenticare anche la confusione che si sta generando nel rapporto con i cittadini che sta diventando vera e propria contestazione.

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Dopo Napoli, infatti, Roma è stata teatro di scontri. Ieri nuovi episodi di violenza contro il coprifuoco o sarebbe meglio dire, come recitava qualche striscione ieri, contro la “dittatura sanitaria e il coprifuoco“. Anche qui la contabilità degli incidenti racconta di alcuni cassonetti incendiati, macchine incendiate e diversi feriti, oltre a dieci persone fermate. In tutto circa trecento che hanno messo a ferro e fuoco il centro storico di Roma, da Piazza del popolo fino a piazzale Flaminio, con fumogeni e lanci di petardi.

Anche nella Capitale come a Napoli la protesta era partita come pacifica e poi è degenerata con gli agenti del Reparto Mobile che hanno caricato in piazza del Popolo con il corteo che poi si è spostato verso il lungotevere e Palazzo Marina. Esplosioni di petardi ma anche di bombe carte, oltre a un fitto lancio di pietre e bottiglie verso le Forze di Polizia. C’è da scommettere che anche qui ci sia lo zampino degli ultrà delle curve e degli stessi centri sociali.

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Governo dl SemplificazioniE mentre Roma era presa d’assedio a Palazzo Chigi si consumava l’ennesima riunione del premier Conte con i capi delegazione della maggioranza per stringere i bulloni al Dpcm. Incontro non semplice proprio per le divergenze di vedute tra i partiti che sostengono il governo. Come sappiamo il fronte della fermezza (Sic!) è rappresentato dal Pd, mentre su una posizione più morbida il M5S e in particolare Italia Viva, che con il ministro Bellanova è arrivata a Palazzo Chigi con il chiaro mandato di tutelare gli interessi delle categorie colpite dall’ultimo Dpcm.

Nel nuovo Dpcm resta la chiusura di ristoranti, bar, gelaterie e pasticcerie alle ore 18 nei giorni feriali. Possibile per i ristoranti l’apertura domenicale a pranzo

Ma oltre a trovare una quadra interna la maggioranza deve cercare di trovarla anche con la Conferenza Stato Regioni, la quale proprio nella serata di ieri aveva espresso la netta contrarietà su alcuni punti, peraltro centrali, del Dpcm. Al termine della riunione di Palazzo Chigi sarebbero emerse alcune conferme come la chiusura di ristoranti, bar, gelaterie e pasticcerie alle ore 18 nei giorni feriali. Questo, ad esempio, era uno dei punti oggetto delle critiche delle Regioni. Unica concessione, a quanto si apprende, la possibilità ai ristoranti di restare aperti la domenica a pranzo. Un punto che nella bozza del Dpcm circolato ieri sera sembrava escluso.

Confermato nel Dpcm la chiusura di cinema, teatri, palestre e piscine

Vincenzo Spadafora e Giuseppe Conte

Invece, rimarrebbe confermata nel Dpcm la chiusura di cinema, teatri, palestre e piscine. Una decisione che lascia però sul tavolo della maggioranza non poche tensioni, visto che la disposizione aveva riscontrato la forte contrarietà del ministro allo Sport Vincenzo Spadafora, protagonista di uno scontro con il responsabile della Cultura, Dario Franceschini. Alla fine però quest’ultimo, che insieme al ministro della Salute rappresentano il fronte che più si batte per dare un giro di vite, sembrerebbe essere uscito vincitore.

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Tramonta, almeno per il momento, l’idea di limitare gli spostamenti tra le Regioni così come si prevede che anche i centri commerciali rimangano aperti.

Ciriani: «Subito ristoro economico per le attività costrette a chiudere»

Luca Ciriani
Luca Ciriani

Intanto, sembrerebbe che a fronte delle chiusure il governo si starebbe muovendo nel senso di prevedere sostanziosi ristori per i settori colpiti dalle nuove misure anti-Covid. Si parla di circa ben 2 miliardi di euro, che potrebbero essere inseriti in un decreto già la prossima settimana. Venendo così incontro alle richieste di Fratelli d’Italia che con il capogruppo al Senato, Luca Ciriani, aveva espressamente richiesto già da lunedì «un immediato ed automatico ristoro, senza fare alcune domanda e direttamente in conto corrente, a quegli esercizi costretti a rimanere chiusi».

Per quanto riguarda la firma del Dpcm questa dovrebbe avvenire in giornata e presumibilmente accompagnata dall’ormai immancabile conferenza stampa del premier Conte, che in un primo momento era stata fissata per ieri sera. Per l’entrata in vigore delle misure si dovrà attendere domani.

Regioni chiedono chiusura ristoranti alle 23 e dei bar alle 20

Ora bisognerà capire la posizione delle Regioni che, come detto, ieri avevano inviato al governo una lettera con una serie di richieste tra cui, appunto, l’orario di chiusura per i ristoranti alle ore 23.00, con il solo servizio al tavolo; per i bar, invece, alle ore 20.00 ad eccezione degli esercizi che possono garantire il servizio al tavolo. Eliminando per tutti l’obbligo di chiusura domenicale.

Ma c’è un altro punto su cui si misurerà lo scontro con il governo ed è la possibilità della didattica a distanza fino al 100 per cento per le scuole secondarie superiori e per le università. Su questo punto ci sarà da convincere la ministra Lucia Azzolina, la quale finora aveva tenuto duro il punto sulla didattica in presenza e quindi sull’apertura delle scuole di ogni grado.

Meloni: «governo naviga a vista in cerca di capri espiatori»

Giorgia Meloni su aborto e Ru486
Giorgia Meloni

Presumibile che dopo la firma del Dpcm il confronto si sposerà in Parlamento. Già ieri il premier Conte aveva annunciato la sua disponibilità a riferire a Camera e Senato sulle nuove misure e c’è da giurarci che le polemiche non mancheranno. Ieri, ad esempio, Giorgia Meloni in una lunga nota aveva accusato il governo di «navigare a vista» e soprattutto di «cercare un capro espiatorio da additare, massacrando interi settori, invece che quello che gli compete: sanità, trasporti, tutela delle persone a rischio e dei più fragili, come Fratelli d’Italia chiede da mesi».

Salvini: «Conte mi ha comunicato Dpcm senza condividerlo. Italiani non vanno massacrati»

Matteo Salvini, oltre a dare notizia che alle «16.06 di oggi: telefonata di Conte per preannunciare (non condividere o discutere) l’ennesimo Dpcm con cambiamenti: limiti e chiusure», ha ribadito che «bisogna tutelare i soggetti più fragili, anziani e malati, senza richiudere in casa 60 milioni di italiani. Servono subito tamponi a domicilio, assunzioni di medici e infermieri, più autobus e metropolitane, cure a casa per i malati meno gravi. Servono soldi, veri e subito, sui conti correnti di chi sarà danneggiato da nuove limitazioni o chiusure».

Si preannuncia, quindi, una settimana delicata nei rapporti tra governo ed opposizioni oltre che con le stesse Regioni. Senza dimenticare la variabile delle manifestazioni e degli scontri come gli ultimi giorni hanno purtroppo indicato. Ma per ora attendiamo il testo definitivo del Dpcm, visto che questo governo ci ha abituato alle sorprese. Purtroppo spesso non piacevoli.

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