Lo sceriffo Vincenzo De Luca continua a dare lezioni di vita ai campani in una escalation di invettive e ‘buoni propositi’ camuffati da battaglia al Coronavirus. Il popolo campano, secondo il governatore avrebbe stili di vita sbagliati, contro il buon senso e condizionati da Paesi d’oltre oceano. Tutto cominciò qualche mese fa, durante una diretta facebook di fine prima ondata del Coronavirus.
Il governatore, ormai a corto di argomenti e non potendo giustificare in altro modo il prolungarsi delle misure anti contagio, lanciò la campagna ‘Cafoni Zero’. «Dobbiamo cogliere l’occasione per umanizzare il momento di incontro dei ragazzi, fare in modo che non si rincretiniscano la sera, che non ci siano solo rumori che non consentano loro di parlarsi» affermò il 22 maggio in una diretta Facebook. E nel frattempo prese di mira i giovani che bevono.
Niente da eccepire, se non il fatto che il ruolo di Presidente di Regione è ben altro da quello di moralizzatore. «Se la gente vuole moralità, lasciamo che la riceva dai propri arcivescovi», sosteneva il conservatore inglese Harold MacMillan. Ma erano gli anni 60 del secolo scorso e lo sceriffo era troppo giovane per farne tesoro.
Infatti, «sarebbe una bella occasione per fare crescere lo spirito civico, e per umanizzare i momenti di incontro e di divertimento, non per renderli più alienati e alienanti» sottolineò il governatore. Ma solo per nascondere con queste battute l’imminente arrivo di nuove limitazioni alla movida. De Luca in piena fase calante del virus, il 29 maggio, quando nella regione si contavano circa 10 contagi al giorno, impose il divieto di vendita con asporto di bevande alcoliche, di qualsiasi gradazione.
Ma in Campania sono sbagliate anche le abitudini alimentari secondo De Luca. «Non in Europa, ma nella gran parte d’Italia, quando si va in un ristorante alle 9 e 30 di sera ti dicono che la cucina è chiusa. Alle 22 non si cena da nessuna parte» affermò sottolineando che «ci sono delle cattive abitudini che vanno modificate». Era venerdì 9 ottobre e giustificava così l’ordinanza emanata il 5 che aveva creato tante proteste dai ristoratori. Un tentativo di imbonirsi i cittadini comuni ligi alle regole ma di sorvolare sulla richiesta di aiuto del comparto che denunciava lo spettro del fallimento.
E siamo all’ultimo show di De Luca. Ieri il governatore ha deciso di imporre il coprifuoco nei week-end. Ma tutti invocano prudenza e molti cittadini sono già inviperiti. Come fare? In aiuto arriva il calendario e le feste americane. Il governatore inizia a inveire contro Halloween che secondo lui rappresenta un’«americanata che è monumento all’imbecillità». E visto che è una festa che non c’appartiene e la curva del contagio sale annuncia che «nel weekend di Halloween, chiuderemo tutto alle 22. Sarà il coprifuoco, non sarà consentita neanche la mobilità». E il pranzo è servito, nuova ordinanza in vista e cittadini zittiti.
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