Governo e maggioranza in venti giorni si giocano tutto. Tanti temi e incastri per il grande cubo di Rubik della politica italiana

Nemmeno il tempo di scrollarsi la sabbia di dosso che governo, maggioranza e Centrodestra si troveranno di fronte il primo vero esame. Non di riparazione, piuttosto di maturità visto che dal risultato delle elezioni del 20 e 21 settembre (regionali e refendum) dipenderà il futuro di molti.

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Un po’ come il cubo di Rubik, il famoso gioco dove scorrono le facce con i vari colori che vanno fatte scivolare e ruotare al fine di ottenere un risultato perfetto. Anche qui dal 20-21 settembre le varie facce si muoveranno ma per capire come saranno gli incastri bisognerà attendere il voto.

E così gli equilibri potrebbero cambiare, tanto nel governo e nella maggioranza quanto nel Centrodestra. Lo sanno benissimo i principali protagonisti politici, che in questa pazza estate non si sono risparmiati. E non sono mancati i temi di confronto e scontro.

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Migranti, Covid e risalita del numero dei contati. E ancora legge elettorale, riforme e referendum, e i provvedimenti all’esame del Parlamento (dl Semplificazioni e dl Agosto). E naturalmente sul Recovery Fund visto che entro il 15 ottobre dovranno essere presentate le proposte all’Ue. E non a caso domani ci sarà un’audizione delle Commissioni riunite Bilancio e Politiche dell’Unione europea di Camera e Senato del Commissario europeo per l’economia, Paolo Gentiloni, proprio sull’individuazione delle priorità nell’utilizzo del Recovery Fund.

Il governo deve farsi trovare preparato sulle tante questioni aperte

E partiamo proprio dal Parlamento che proprio oggi, alla Camera, e domani, al Senato riapre ufficialmente i battenti. Alla Camera si parte con il decreto Covid, cioè le misure urgenti per la scadenza della dichiarazione di emergenza da Covid che come sappiamo valgono fino al 15 ottobre e che scade il 30 settembre.

Nicola Zingaretti

Gli occhi però più che sull’Aula sono puntati sulla capigruppo che dovrebbe esserci oggi stesso. Piatto principale la legge elettorale su cui il Pd, e in particolare il suo segretario Nicola Zingaretti, spinge tantissimo. Per la verità il provvedimento è ancora in Commissione Affari Costituzionali dove non si è giunti nemmeno all’adozione di un testo base.

Zingaretti chiede il rispetto dei patti agli alleati e allo stesso tempo chiama in causa il premier Conte il quale, è questa la tesi del Pd, se sta a Palazzo Chigi è proprio in virtù di un accordo che ha previsto uno scambio alla pari: sì al referendum e via libera a una legge elettorale proporzionale.

Patto che però, questa l’accusa di Zingaretti, non sarebbe stato rispettato. Il Pd avrebbe voluto che almeno alla Camera prima del voto referendario la riforma della legge elettorale fosse stata approvata. Invece, complice anche l’atteggiamento di Italia Viva che sul più bello si è sfilata, è finito tutto in alto mare. Al punto che in Commissione Affari Costituzionali si è alla ricerca di un accordo per giungere almeno all’adozione di un testo base.

Morale della favola? Il M5S incasserà il via libera al referendum mentre il Pd per la legge elettorale dovrà attendere. Uno smacco che Zingaretti e il Pd non possono accettare e quindi si cerca un contentino, che potrebbe essere all’adozione di un testo base o di un voto della Commissione prima del referendum. Così da mandare in Aula la riforma poco dopo il voto del 20/21.

Pd vuole voto su riforma legge elettorale prima del Referendum, ma Italia Viva e M5S si sfilano

Luigi Di Maio

Tutte congetture visto che Italia Viva continua a tergiversare. Infatti, Renzi a chi gli chiede del proporzionale risponde con la riforma costituzionale e l’introduzione del cancellierato alla tedesca. Insomma, un buon modo per buttare la palla in tribuna. Mentre Luigi Di Maio fissa le priorità del Movimento: prima il referendum e «poi metteremo mano alla legge elettorale e ai regolamenti parlamentari come detto. Il nostro è un disegno complessivo».

Perciò, l’ipotesi che si arrivi a un voto prima del referendum è pura illusione. Ciononostante, il Pd andrà alla capigruppo della Camera con l’intento di spingere sull’acceleratore dei tempi di esame della riforma della legge elettorale.

Il Senato, invece, debutta domani con l’arrivo in Aula del dl Semplificazioni. Per la verità in Commissione il voto è andato alquanto a rilento ma il governo ha fretta. Il decreto scade il 14 settembre e deve ancora essere esaminato alla Camera. Questo significa che entro questa settimana, presumibilmente giovedì o al massimo venerdì mattina, deve essere approvato da Palazzo Madama.

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Chiaramente con l’ennesimo voto di fiducia, un modo per dire che iniziamo da dove ci eravamo lasciati. Tempi stretti anche perché mercoledì in Aula al Senato ci sarà l’informativa del presidente del Consiglio sulle misure di contenimento per evitare la diffusione del virus Covid-19.

C’è da giurarci che sarà una seduta alquanto concitata alla luce della ripresa dei contagi e di tutte le polemiche che hanno accompagnato agosto riguardo proprio la diffusione del virus. A partire dai migranti, che anche ieri sono stati protagonisti per fatti di cronaca.

Ancora emergenza migranti. A Crotone esplode un’imbarcazione mentre a Lampedusa il sindaco minaccia lo sciopero generale

A Crotone una piccola barca a vela con a bordo una ventina di migranti è esplosa. Individuata da una nave della Guardia di Finanza e scortata verso il porto di Crotone a metà del tragitto, però, qualcosa è andato storto e la barca è andata a fuoco. Poi l’esplosione. Tre le persone morte, mentre altre 2 sono disperse. In 5 sono rimasti ustionati in maniera grave. Feriti anche due finanzieri.

Ma a preoccupare è la situazione di Lampedusa. Ormai il centro di accoglienza è al collasso e nella serata di ieri il ministero dell’Interno ha fatto sapere di aver inviato tre navi per trasferire sulla terra ferma circa 300 dei migranti che affollano l’hot spot. La situazione rimane comunque tesissima, anche in virtù dello sbarco di 450 migranti nella notte di sabato, al punto che il sindaco Martello ha minacciato lo sciopero generale per oggi.

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni punta il dito contro il ministro Lamorgese che «continua a negare l’evidenza, sostenendo che non esista una emergenza migratoria» e accusa: «La situazione è fuori controllo e questo governo di irresponsabili, con la sua furia immigrazionista, rischia di mettere a repentaglio i sacrifici che gli italiani hanno fatto per mesi».

Stesso tono anche da Matteo Salvini, per il quale il governo è «allo sbando. Dopo aver negato l’emergenza sbarchi, smentisce sé stesso e ora si dice preoccupato per la situazione di Lampedusa e annuncia il trasferimento di clandestini in altre regioni italiane come l’Abruzzo. L’Italia non è né il lazzaretto né il campo profughi d’Europa: questo governo è pericoloso e incapace e faremo di tutto per fermarlo».

Al Sud le Regioni ipotizzano lo slittamento dell’apertura delle scuole. Forse a fine settembre

E la confusione riguarda anche la scuola. La data della ripresa, il 14 settembre, non sembra essere più così certa anche se la ministra Azzolina continua a ribadirla. E’ soprattutto al Sud che sta montando l’ipotesi di uno slittamento a fine settembre, intorno al 24. Mentre al Nord si sarebbe intenzionati a mantenere come data il 14.

Uno slittamento che al Sud sarebbe giustificato soprattutto dall’aumento dei contagi (ieri la Campania era risultata la prima regione d’Italia per numero di contagiati). Numeri che iniziano a far paura, soprattutto laddove il Covid, grazie al lockdown e al blocco degli spostamenti interregionali, non era mai arrivato in maniera seria.

Boccia Fase 2 Coronavirus
Francesco Boccia

Intanto, per oggi alle 19 il ministro Francesco Boccia ha convocato una seduta straordinaria della Conferenza Unificata Regioni e Enti locali. In collegamento anche la ministra della Scuola, Lucia Azzolina, quella dei Trasporti, Paola De Micheli, e il ministro della Salute, Roberto Speranza. All’ordine del giorno l’approvazione del parere sulle “linee guida per l’informazione agli utenti e le modalità organizzative per il contenimento della diffusione del Covid-19 in materia di trasporto pubblico”.

Un tema, quello dei trasporti, che è uno dei tanti nodi ancora da sciogliere per far ripartire la scuola.

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