Sistema giustizia, è l’ora dell’antivirus

L’espressione del giorno è «plotone di esecuzione». Esecuzione di una sinfonia precisa: mozzare la testa al caimano. Escluderlo a tempo indeterminato dalla banda musicale della politica. L’audio togato del magistrato pentito che circola in questi giorni cassintegrati non lascia spiragli ai ‘dubbisti’: il Cavaliere andava demolito non per via elettorale – in Italia il voto ormai vale quanto la parola di Conte – ma per via giudiziaria.

Metodo ben oliato che ha sempre stregato gli irresistibili distributori di moralità, abbondanti nella peggiore sinistra accessoriata, e i Torquemada dell’antipolitica, oggi così istituzionalizzati da dispensare il nulla comodamente in buvette. La storia, con i suoi tempi indefiniti e non programmabili, stabilirà il bene e il male che Berlusconi (e il berlusconismo) ha seminato nel paese dei conflitti d’interessi e degli afflitti dagli interessi altrui, ma che lo avessero voluto eliminare con una manovra di Palazzo, oscura solo a chi era in cattiva fede, tifava per l’illuminato De Benedetti o rispondeva a logiche di appartenenza, è ormai di un’evidenza che disarma.

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Sia chiaro che ciò non significa assolverlo da gravi colpe politiche come il mancato decisionismo dovuto al ricco fardello aziendale che ne ha spesso compromesso la libera scelta; ciò non significa non metterne in discussione la gestione del partito così ammalata di verticismo, ingolfata da esecutori privi di lancio lungo, “yes-man” e “yes-woman” pronti a tutto pur di sentirsi superflui; ciò non vuol dire perdonargli le finte di corpo sulle riforme o lo smarrimento dell’energia – così viva nelle campagne elettorali – ogni volta che era chiamato a governare e ad attuare il claim forzista «la politica del fare»: detto ciò il sopravvissuto di Arcore – che al momento fa opposizione telefonica flirtando con lo sguarnito premier – merita di rientrare in gioco con le regole di tutti.

Luca Palamara
Il magistrato Luca Palamara

Sono in tanti a dovergli delle scuse, saranno in molti a risbattergli in faccia le sue presunte e vere mascalzonate non appena percepiranno l’odore del pericolo, ricoprendolo con nuove ondate di veleno. Conviene, però, che sulla giustizia, una volta e per sempre, si riesca a lavorare a una riforma degna di un paese in cui l’icona della bilancia pende maledettamente verso il baratro dopo la visione del “Palamara Horror Picture Show” e la messa in onda della gomorroica fiction “La grande fuga dei 41 bis” con la regia del duo Bonafede-Basentini mentre il Covid giocava al massacro.

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Non sappiamo quanto possa servire una Commissione d’inchiesta sulla giustizia e su “Palamaropoli”, ma aprirebbe finalmente un varco di verità sul regno degli intoccabili. Mettiamola così: l’unico sistema operativo italiano senza antivirus è quello della magistratura. Installiamolo prima che vada tutto in bomba. 

Max De Francesco
www.maxdefrancesco.it

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