A suo dire, i 25miliardi (Cura Italia marzo), potrebbero fruttarne 350 ben 14 volte più della cifra stanziata. Certo se fossero effettivamente investiti potrebbe anche succedere, ma – secondo la teoria del moltiplicatore di Keynes, cui si ispira la previsione contiana – in 10 anni. E a noi servono subito. Di più, dopo 2 mesi ne sono stati investiti pochi spiccioli. Quindi…
Ora, sulla scorta a di un documento dell’Iss (contestato dagli scienziati e sconfessato da Stefano Merler, uno degli autori: «Scenario irrealistico») che, partendo da presupposti irreali, fa balenare il rischio che se riaprissimo oggi, l’8 giugno avremmo ben 151.231 ricoverati in terapia intensiva, ma che non tiene conto che, la punta massima di terapie intensive è stata toccata il 3 aprile con 4.078 casi, mentre la media giornaliera è stata di 2.272. Ebbene, pur muovendo da quei 4.000, per arrivare a 151mila sarebbe necessario un salto di quasi 38 volte del punto più alto del periodo. Un po’ troppo, non vi pare? Boh! Di certo, Conte non sa fare i conti.
Ma il dibattito parlamentare e i dati relativi alle votazioni su Def e scostamento di bilancio – per altro, entrambi approvati – della settimana appena trascorsa. hanno chiarito molti dubbi sulla realtà politica italiana. A cominciare dal fatto che questo Paese, ormai, è vittima di due minoranze (cds e cs) e una debolezza che, dal momento che comunque, miscelate non farebbero una forza, rendono la situazione ancora peggiore. Soprattutto se, come in questo caso, le due coalizioni sono a loro volta attraversate da notevoli crepe, mentre la debolezza è proprio Conte, premier per grazia ricevuta. Professore emerito di retorica, principale teorizzatore e utilizzatore della legge dello scaricabarile: i meriti sono suoi, le colpe rigorosamente degli altri.
Per rendersi conto di quanto sia pesante l’aria nelle stanze della politica romana, basta riflettere su quanto è accaduto a Motecitorio e Palazzo Madama, giovedì, a votazioni concluse. Perché se è vero che lo scostamento di bilancio da 55 miliardi è stato approvato quasi all’unanimità sia alla Camera che al Senato; mentre il def con i voti della sola maggioranza dipende dal fatto che nel primo caso il cds non ha voluto rischiare di essere accusato di votare contro il Paese reale e nel secondo, poiché Def e Mes, sono quasi un tutt’uno, ha detto «no» al def per ribadire la sua contrarietà al Fondo salva Stati, oltre che al primo, ovviamente.
Ma non si fa un piacere al Paese, fingendo di non accorgersi che anche la maggioranza stenta: i grillini, contrariamente ai piddini, non tifano per il Mes (anche se ogni qualvolta sono chiamati ad esprimerlo con il voto, in nome della poltrona, cambiano opinione), Renzi minaccia la fuga e nessun ‘sinistrato’ apprezza più di tanto l’avvocato. E il rinvio a maggio del decreto ‘Aprile’ ne è la conferma più evidente.
Anche nel cds, però, qualcosa al momento non va per il verso giusto. I tre leader sembrano correre ognuno per la propria strada. Il peggio, però, è che nessuno nella maggioranza pare accorgersi che sono proprio le fibrillazioni al suo interno che consentono a Giuseppi di tenerli al guinzaglio, costringendoli, al rispetto di quei «pieni poteri« che gli ha estorto in nome dell’antisalvinismo di potere. E intanto il Paese, continua ad arretrare (Pil di marzo 2020 -4,7%) ed avvitarsi su se stesso.
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