Improbabile che l’incontro Putin-Zelensky possa avvenire a breve
È «più difficile» di quanto pensasse, ma Donald Trump non ha intenzione di rinunciare al tentativo di mettere fine alla guerra in Ucraina il prima possibile. Anzi, dopo il vertice con Vladimir Putin e quello con Voldymyr Zelensky accompagnato dai leader europei, il presidente americano mette l’acceleratore cancellando le sue ferie d’agosto e chiamando il suo più stretto alleato nel Vecchio Continente, Viktor Orban, per convincerlo a dare il via libera all’ingresso di Kiev nell’Unione europea. Una fretta che, tuttavia, si scontra con la strategia dello zar, che si è detto disponibile ad un faccia faccia con il leader ucraino ma nei fatti sembra voglia prendere tempo.
«Sono ottimista, devo esserlo. Ma pensavo sarebbe stato più facile», ha ammesso The Donald in un’intervista con l’amico e scrittore conservatore Mark Levin alla fine di cinque giorni di fuoco. Il tycoon ha cancellato il suo periodo di riposo nel golf club di Bedminster, in New Jersey, perché – ha spiegato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt – «ha una missione e vuole battere il ferro finché è caldo». Tuttavia, sembra improbabile che l’incontro Putin-Zelensky possa avvenire entro questa settimana.
Le resistenze del Cremlino
Secondo il Wall Street Journal, non ci sarà «né facilmente né velocemente» per diversi motivi. Innanzitutto per Putin negoziare direttamente con Zelensky sarebbe in contrasto con la narrazione che ha costruito per giustificare l’invasione dell’Ucraina: quindi trattare con lui gli creerebbe un problema interno. Il leader del Cremlino ha attaccato il presidente ucraino più volte, anche di recente, definendolo un «burattino dell’Occidente» e ha insistito sul fatto che diversi problemi devono essere risolti prima di un incontro.
D’altra parte se rifiutasse rischierebbe di irritare Trump che ha già minacciato la Russia di nuove sanzioni. Ma soprattutto, un incontro con Zelensky potrebbe porre fine al balletto che Mosca ha inscenato attorno agli sforzi di Trump: da una parte Putin ha professato il suo desiderio di pace, dall’altra ha chiesto un’escalation delle offensive che ha fatto guadagnare alle truppe russe importanti conquiste nell’est del Paese. Un vertice con il presidente ucraino potrebbe portare a uno sgradito momento di verità. E quindi lo scaltro ex agente del Kgb prende tempo.
The Donald, si sa, non è noto per essere un uomo paziente, e quindi tira dritto per la sua strada cercando di imprimere una svolta alle trattative. «Agisco d’istinto», ha riposto a Mike Levin che gli chiedeva il dietro le quinte delle sue negoziazioni con Russia e Ucraina.
La posizione dell’Ungheria
Nel frattempo, su richiesta dei leader europei riuniti lunedì alla Casa Bianca, Trump ha chiamato Orban e gli ha chiesto di togliere il veto sull’ingresso di Kiev nell’Unione europea. Secondo Bloomberg, che ha riportato per prima la telefonata, sarebbe stata in quell’occasione che il premier ungherese avrebbe offerto di ospitare il vertice tra Putin e Zelensky a Budapest. Meno aperto, invece, è sembrato sullo scopo della chiamata.
«L’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea non offre alcuna garanzia di sicurezza», ha scritto su Facebook il primo ministro ungherse che in questi tre anni di guerra ha cercato di ostacolare in più di un’occasione l’invio di armi europee a Kiev o l’imposizione di sanzioni contro l’amico Putin. «Pertanto, collegare l’adesione alle garanzie di sicurezza è inutile e pericoloso», ha affermato Oran dopo la telefonata con il presidente americano.