Geolier e il Festival di Sanremo: una metafora del Mezzogiorno

Il Sud trionfa nonostante i tentativi di manipolazione del voto

Ma perché sorprendersi? Angelina Mango ha vinto a Sanremo. E meritatamente va aggiunto. Non è certo colpa sua, se ad un certo punto – senza alcun motivo – il televoto è andato in tilt ed ha penalizzato, guarda caso, quel Geolier cui una giornalista sconosciuta di una radio semi clandestina, dell’alt(r)Italia – nella serata in cui aveva ricevuto il premio delle Cover – ha domandato se non sentiva «di aver rubato la vittoria». In fondo, Napoli è da sempre la metafora del Mezzogiorno.

Alla luce di tutto ciò, scusatemi, ma mi è difficile prendere posizione contro quei signorotti e signorette del Nord dalle tastiere infuocate che – appena saputo della prima posizione del rapper partenopeo nella quarta serata di quella fiera delle insulsaggini che è ormai diventato il Festival di Sanremo – hanno scaricato sulle spalle del nostro corregionale una valanga di odio social.

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E per carità, non perché sia d’accordo con le summenzionate bocche di fango o con quella parte del pubblico che ha lasciato il teatro per contestare l’assegnazione del «premio Cover» a Geolier, dopo aver subissato di fischi il cantante. Chissà, se poi sono ritornati il giorno dopo. Coerenza avrebbe voluto che se ne stessero a casa, ma come dice un’antica saggezza «cinese» «la coerenza è la virtù degli stolti», poiché, però, un’altra saggezza, afferma anche che «la coerenza è comportarsi come si è, e non come si è deciso di essere» e poiché loro che dicono di essere, ma non lo sono, sicuramente erano lì anche la sera successiva.

Fatto è che non mi sento neanche di accettare affermazioni come questa letta in una chat partenopea: «aver ascoltato al tg che la serata di ieri al festival Sanremo è stata vinta da Geolier, oltre a farmi vergognare come napoletano, mi costringe a pensare che il nostro bel paese è tenuto in scacco da imbecilli o da poteri sotterranei tipo fogne», e, quindi, presumibilmente – anzi, sicuramente – scritta da un napoletano.

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Il razzismo di stampo napoletano

Personalmente, non essendo giovanissimo, anzi, non seguo ormai da decenni quella fiera delle insulsaggini e della vanità che, ormai è diventato il Festival di Sanremo, non conosco Geolier, non so cosa canti, né cosa faccia e neanche come sia arrivato all’Ariston, ma non importa. Giuro, però, che personalmente più che essere colpito dal razzismo nordista, sono stato colpito da quello, «ingiustificato» di stampo napoletano. Il barone del Grillo dell’«io sono io e voi non siete un caz…» di albertiana memoria, era romano, e di Sordi non ce ne sono altri.

Ma se vogliamo tirare le somme di questa vicenda dobbiamo dire che siamo all’ennesima dimostrazione che «si», è indubbiamente vero che i ritardi del Sud sono da addebitare all’Italia matrigna che ci ha sempre trattati come figli di serie b, ma sono la conseguenza della nostra incapacità di essere una comunità coesa, sempre sparpagliati anche quando occorrerebbe essere vincoli. Fortuna, però, che come detto sopra, stavolta ai signori del Nord è andata comunque male.

Ha vinto e meritamente, una nostra conterranea del Sud. Anche lei meridionale e, quindi, comunque ha vinto la nostra bellissima Italia del tacco. Ebbene, che la vincitrice materiale sia una bellissima ragazza di Lagonegro – figlia dell’indimenticabile Pino Mango che chi scrive ha avuto il piacere di conoscere quando era a Potenza, come vice direttore vicario del quotidiano «Lucania» – e che al secondo posto e vincitore morale visto che il televoto – prima di andare in tilt lo segnalava al 60% delle preferenze – sia un napoletano rende ancora più significativo e convincente il successo del Mezzogiorno. Ciò nonostante, il Festival di Sanremo, comunque continua a non piacermi. Anzi, da ora, anche un po’ di più.

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