L’assassino cercò «cloroformio» sul web mentre attendeva l’aereo che riconduceva a casa la 29enne
Il 5 febbraio dell’anno scorso, mentre era all’aeroporto di Malpensa ad aspettare Giulia Tramontano che rientrava da Napoli, Alessandro Impagnatiello sul suo smartphone faceva ricerche sul «cloroformio», qualche giorno dopo acquistato via internet sotto falso nome e poi ritrovato in cantina. È un particolare emerso durante la deposizione di un maresciallo dei carabinieri sentito stamane in aula al processo sull’omicidio di Giulia Tramontano, la donna uccisa al settimo mese di gravidanza da Impagnatiello, il suo fidanzato.
L’investigatore, nella sua ricostruzione, ha spiegato che l’uomo, tra dicembre 2022 e gennaio e maggio 2023, come risulta dall’analisi del suo telefono, aveva cercato «veleno per topi incinta», «veleno per topi in gravidanza» e «veleno per topi uomo». Il teste ha spiegato, definendola «fondamentale», la ricerca del 7 gennaio dell’anno scorso: «ha visualizzato una pagina» che riguardava «quanto veleno per topi» era necessario «per uccidere una persona». L’esito dell’autopsia su Giulia e Thiago, ha ricordato, ha dato esito positivo al veleno per topi. Veleno di cui sono state trovate e sequestrate due bustine nello zaino dell’imputato.
Alessandro Impagnatiello, mentre assiste al processo, quando è stata mostrata l’immagine del corpo di Giulia ha cominciato a singhiozzare. Da quel momento l’uomo, blu jeans, giaccone blu e maglia grigia, si tiene la testa tra le mani e non ha più alzato lo sguardo.