Servizio idrico mal gestito, 13 indagati in Campania: c’è anche Caldoro

Coinvolti anche undici ex assessori

I costi di gestione del servizio idrico e del servizio di depurazione, che dovevano essere a carico della società Gori spa, sono stati invece sostenuti dalla Regione Campania costretta così anche a comprimere altri servizi per il cittadino. Ammonta a circa 90 milioni di euro il presunto danno erariale scoperto dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli che oggi, nell’ambito di un’indagine della Procura Regionale per la Campania della Corte dei conti (pubblici ministeri Davide Vitale e Flavia Del Grosso), hanno notificato 13 inviti a dedurre.

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Nell’inchiesta sono coinvolti l’ex presidente della Regione Campania Stefano Caldoro (oggi a capo dell’opposizione di centrodestra in Consiglio), e anche undici ex assessori: Giovanni Romano, Guido Trombetti, Eduardo Cosenza (attuale assessore al Comune di Napoli), Gaetano Giancane, Fulvio Martusciello (eurodeputato di Forza Italia e coordinatore regionale del partito), Anna Caterina Miraglia, Severino Nappi (oggi capogruppo regionale della Lega), Daniela Nugnes, Ermanno Russo, Pasquale Sommese e Sergio Vetrella. Tutti, entro 45 giorni, potranno spiegare il loro operato agli inquirenti.

La ricostruzione

La Gori – secondo i magistrati contabili – avrebbe incassato dall’utenza la tariffa del servizio idrico e del servizio di depurazione senza realizzarli e senza riversare alla Regione Campania la quota di tariffa dovuta causando l’ammanco. La documentazione analizzata è relativa al quinquennio 2013-2018 e le presunte irregolarità nella gestione del servizio idrico integrato di cui si chiede conto riguardano 76 comuni delle province di Napoli e Salerno. Durante gli accertamenti i finanzieri del Nucleo hanno riscontrato, tra l’altro, importanti criticità nel sistema idrico e anche i danni all’ambiente rappresentati dallo spreco di un bene pubblico da tutelare, qual è l’acqua.

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Nel territorio finito sotto esame, l’Ambito Territoriale Ottimale 3, si perde il 50% del volume idrico immesso nella rete che la società compensava acquistando acqua da alcuni gestori pagando decine di milioni di euro all’anno, oltre 38,6 milioni di euro, per esempio, nel 2014, e poco meno l’anno prima.

Nella quantificazione del danno, i magistrati contabili evidenziano che la Regione Campania ha dovuto sostenere oneri di gestione delle opere idriche e depurative per oltre 350 milioni di euro. La Gori invece incassava senza pagare costringendo l’ente regionale a finanziare quei costi anche ricorrendo al credito bancario. Agli ex componenti la Giunta regionale la magistratura contabile partenopea contesta di «non aver tutelato, vista la carica ricoperta, gli interessi dell’ente regionale».

Caldoro: «Trasparenza ed interesse dei cittadini»

Caldoro replica: «Trasparenza ed interesse dei cittadini, nell’attività della Giunta per la soluzione della problematica del Servizio Idrico Integrato campano, sono state sempre le priorità. La mia Giunta ha curato, con il massimo scrupolo e la consueta trasparenza, la problematica del Servizio Idrico, nata in anni lontani e proseguita, nel suo evolversi, con altri atti adottati dalla successiva Giunta regionale. Problemi complessi di una una società a rilevanza pubblica, che rischiava di lasciare la gestione degli impianti ed il licenziamento di migliaia di lavoratori, e con cittadini a rischio di un insostenibile caro bollette».

«Ogni scelta – prosegue – è stata valutata e adottata solo dopo un’attenta istruttoria con gli organi tecnici e amministrativi, che hanno messo in esecuzione l’indirizzo politico deliberato dalla Giunta, confortata dalla preventiva valutazione dei servizi di controllo interno. Nell’ottica della fattiva collaborazione tra organi istituzionali, forniremo alla Corte dei conti gli elementi richiesti per fare la massima chiarezza su una problematica che affonda le proprie radici prevalentemente su questioni interpretative di complesse norme nazionali e regionali per chiarire definitivamente anche la chiamata in causa della Giunta coinvolta su un’ipotesi, peraltro, meramente sussidiaria», conclude.

La replica della Gori

La società Gori assicura a sua volta che «fornirà tutti gli elementi alla Procura della Corte dei Conti al fine di chiarire i fatti e confermare il corretto operato dell’azienda. L’atto è stato notificato alla società nella persona dell’attuale Presidente del Consiglio di Amministrazione, Sabino De Blasi, che in realtà è totalmente estraneo ai fatti. Nel periodo di riferimento (2013 – 2018), infatti, De Blasi non ricopriva ancora tale carica: la sua nomina è stata deliberata ad aprile del 2021»

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