Ingegnere ucciso di botte perché scambiato per un pedofilo: 19enne condannato

20 mesi di messa alla prova per un minorenne

È stato condannato a sei anni con rito abbreviato Daniel Borsi, un giovane di 19 anni accusato di avere ucciso a botte a Genova, con un amico minorenne, l’ingegnere Sergio Faveto, di 52 anni, perché lo avevano scambiato per un pedofilo. Per il minore, difeso dall’avvocato Mario Iavicoli, il tribunale ha disposto la messa alla prova per 20 mesi.

Il pubblico ministero Paola Calleri aveva chiesto 10 anni per Borsi (difeso dagli avvocati Simone Vernazza e Matteo Mezzapesa) e non è escluso che dopo aver letto le motivazioni possa fare appello. I due amici sono accusati di omicidio preterintenzionale aggravato dai futili motivi.

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Il pestaggio era avvenuto il 3 agosto 2022 ma l’ingegnere era poi morto un mese dopo per le conseguenze dei colpi. Quella sera Faveto era seduto ai giardinetti. Era un uomo fragile e solo e con una gran voglia di parlare con qualcuno e per questo ogni tanto faceva vedere sul suo computer i cartoni animati ai bambini che lo avvicinavano. Un vicino di casa lo aveva preso a schiaffi accusandolo di essere pedofilo. Era stata questa, secondo i carabinieri, la «scintilla» che aveva fatto scattare «una vera e propria spedizione punitiva», come aveva scritto il gip Silvia Carpanini.

I ragazzi, dopo che Faveto aveva chiamato il Nue per la prima aggressione rifugiandosi in un androne, lo avevano costretto a uscire e lo avevano buttato a terra. A quel punto il minorenne lo aveva preso a calci. Quando Faveto era morto a settembre, i ragazzi si erano preoccupati cancellando le chat ma i carabinieri riuscirono a rompere il muro di omertà.

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Borsi secondo l’accusa aveva provato a convincere alcuni amici a dire che l’uomo sveva molestato una ragazzina ma alcuni ragazzi avevano parlato con i genitori dopo la convocazione degli investigatori. «Si sono vantati di aver picchiato un signore – ha riferito un giovane -, raccontavano le cose perché finché non era morto erano tutti presi bene. ‘Stiamo dei grandi, l’abbiamo picchiato’, dicevano». Borsi ha versato 20 mila euro alla madre di Faveto (assistita dall’avvocato Vincenzo Lagomarsino).

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