Torre Annunziata, così la Commissione ha decretato la fine dell’amministrazione Ascione

Numerosi «amministratori aventi legami familiari e frequentazioni con esponenti della locale criminalità organizzata»

«Concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi». Poche parole ma significative, scritte nere su bianco, nel decreto di scioglimento dell’Amministrazione comunale di Torre Annunziata. Parole che hanno chiuso nel peggiore dei modi l’esperienza di Vincenzo Ascione alla guida di Palazzo Criscuolo.

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Quattro anni che hanno lasciato l’amaro in bocca ai cittadini torresi e non solo per quella che si sperava fosse l’amministrazione del rilancio cittadino e che invece ha operato, come e forse peggio delle altre. Perché a Torre Annunziata da anni si assiste all’inconsistenza dell’Ente pubblico che ha portato al caos la cittadina oplontina e al depauperamento delle pur significative potenzialità del territorio.

«Alla problematica situazione dell’ordine e della sicurezza pubblica» si aggiunge «la sostanziale debolezza politico-amministrativa delle amministrazioni comunali succedutesi nel tempo, compresa l’ultima uscente, dimostratesi incapaci di contrastare gli interessi ed evitare i condizionamenti della criminalità organizzata» aggiunge il decreto.

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Vincenzo Ascione primo cittadino ma non unica fonte di tutti i mali. «La commissione d’indagine, nel sottolineare che siedono nel consiglio comunale ben 13 membri già in carica nella passata consiliatura, e tra questi cinque sono nell’assise da due mandati consecutivi, rileva quale indizio del condizionamento del voto da parte delle locali consorterie la presenza nel consesso di numerosi amministratori aventi legami familiari e frequentazioni con esponenti della locale criminalità organizzata, nonché di altri denunciati per vari reati all’autorità giudiziaria».

L’aggressione al dipendente comunale

Il prefetto di Napoli si sofferma sulla figura del sindaco ponendo «in rilievo l’aggressione, avvenuta nel corso della precedente consiliatura, a cui il primo cittadino ha assistito, effettuata da un dipendente comunale – riconducibile per rapporti parentali ad ambienti criminali e sospettato di appartenere egli stesso ad organizzazioni criminali – ai danni di altro dipendente comunale; il primo cittadino sebbene sia stato convocato, per due volte, non si è presentato, quale testimone, nell’ambito del relativo procedimento disciplinare pregiudicando la possibilità di accertare le responsabilità dell’aggressore».

L’organo ispettivo ha evidenziato al riguardo «come la mancata testimonianza sia stata di fatto una chiara manifestazione di soggezione della politica all’assoluta predominanza dei mafiosi locali.

L’indagine della Dia a Torre Annunziata

Il sindaco di Torre Annunziata «risulta inoltre indagato per i reati di cui agli articoli 110, 416-bis codice penale e 110, 81 cpv, 319, 321 e 416-bis comma 1, codice penale dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, unitamente, a vario titolo, ad altri amministratori – ex assessori, tra cui anche un ex vicesindaco, e consiglieri comunali – ad un dipendente comunale e un dipendente della società partecipata affidataria del servizio rifiuti, soggetto quest’ultimo avente legami familiari con un consigliere comunale e con un esponente di spicco della malavita locale, ritenuto elemento di collegamento della criminalita’ organizzata con l’amministrazione comunale di Torre Annunziata».

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«A questo proposito – continua il decreto – l’organo ispettivo ha sottolineato il ruolo esercitato da tale ultimo soggetto controindicato, che riveste un ruolo chiave nella vita politica di Torre Annunziata costituendo elemento di raccordo e collegamento tra amministratori e imprenditori che gestiscono i vari servizi concessi in appalto dal comune in maniera diretta e/o attraverso società partecipate».

Le attività d’indagine «hanno evidenziato come lo stesso, tramite politici locali, sia in grado di influenzare le nomine di assessori favorendo persone a lui gradite e di condizionare in maniera occulta e costante la gestione dell’amministrazione comunale di Torre Annunziata. La relazione del prefetto sottolinea come il menzionato dipendente abbia assunto il ruolo di interlocutore privilegiato del sindaco e di altri amministratori comunali, fino ad assumere quello di garante della continuità amministrativa dell’ente».

L’anomala e del tutto ingiustificata partecipazione

A tal riguardo «sia nel decreto della procura di Napoli che nella relazione prefettizia viene fatto riferimento alla anomala e del tutto ingiustificata partecipazione dello stesso soggetto in più riunioni del consiglio comunale, durante le quali il medesimo ha ostentato la propria presenza nel consesso – e nella seduta del 29 ottobre 2021 perfino su invito dello stesso ex presidente del consiglio – adoperandosi in più occasioni per ottenere il numero legale in aula, per garantire la coesione della maggioranza consiliare e la prosecuzione della consiliatura, durata ostinatamente fino allo scioglimento dell’ente determinatosi, come detto, per l’estremo depauperamento dell’organo consiliare di Torre Annunziata».

Tale potere a parere della commissione ispettiva «era esercitato anche nei confronti dei consiglieri di minoranza a dimostrazione del condizionamento dell’intero organo consiliare soggetto a dinamiche estranee alla normale dialettica e contrapposizione tra le diverse componenti politiche presenti nel consesso. Viene, peraltro, evidenziato che nelle giornate in cui si sono svolti i menzionati consigli comunali il dipendente in argomento risultava assente dal lavoro per malattia».

1 – Continua

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