Caserta, riflessioni per il cambiamento. Le città non sono mummie, ma corpi viventi, da rendere vivibili

Attraverso gli ‘spazi’ si genera la libertà, si consente di acquisire socialità e si generano le ‘società’ degne d’essere vissute

Decidere di costruire un parcheggio sotterraneo, localizzare un biodigestore di rifiuti organici, ridisegnare un nuovo stadio di calcio, rilasciare autorizzazioni ad edificare «castrum, feudi o residence», consentire l’accentramento di grandi centri commerciali, non curare l’ambiente naturale, tracciare nuove strade, significa «dare forma agli spazi in cui le persone vivono insieme».

La politica stabilisce i processi per la vita di socialità, decide gli spazi dove si sviluppano i processi per la vita collettiva, gli spazi trasformati o inventati, plasmano e determinano il ‘contratto sociale’. Queste scelte non si effettuano senza prima: «le proposte degli urbanisti, l’ascolto della città e il consenso del Consiglio Comunale». Chi non le rispetta non merita rispetto!

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Gli effetti del forzato isolamento pandemico, crisi climatica, instabilità politiche, spostamenti di popolazioni, crescita delle disuguaglianze razziali, sociali ed economiche sono da analizzare nei giusti modi per evitare l’alterazione del  contratto sociale. Le città non sono mummie, sono corpi viventi, da sorvegliare adeguatamente, analizzare, conoscere, curare e aggiornare all’evoluzione voluta della stessa società.

Nel descrivere la democrazia ideale, Aristotele non poté fare a meno della città. Infatti, è inimmaginabile una società democratica senza gli spazi idonei, ben strutturati, adeguati ad essere utilmente occupati e sufficienti a creare vivibilità.

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Gli spazi definiti e disponibili per l’uomo, modulati e creati a dimensione del vivere civile, in equilibrio col creato, adeguatamente mantenuti rendono e creano una corretta armonica società. Il bello genera il bello, l’equilibrio genera la felicità del vivere. Attraverso gli ‘spazi’ si genera la libertà, si consente d’acquisire socialità e si generano le ‘società’ degne d’essere vissute. Da ciò deriva che il corretto ‘contratto spaziale’ determina modi e metodi di fruizione di libertà nel rispetto delle regole del vivere sociale e civile.

Il ‘contratto spazio-sociale’ abbisogna di decoro, determina i comportamenti, plasma gli individui, crea la società.

Le città sono tradite dalla politica. Assenza di nuovi e sempre maggiori spazi verdi, l’esistente non adeguatamente conservato, strade insicure e coperte di rifiuti, traffico caotico, senza servizi essenziali – in primis la mobilità sostenibile -, con quartieri degradati o resi dormitori, con periferie asociali, sono dimostrazione dell’assenza di ‘contratti sociali’.

Pianificazione urbanistica, infrastrutture adeguate e regolate per gli insediamenti umani creano la “città bella”. Reinvenzione della città creata dall’ascolto della popolazione con regole certe improntate all’armonia del bello e non all’utile speculativo dei pochi.

Le conseguenze dell’urbanesimo sono ancora visibili nei quartieri periferici delle grandi città, il nuovo urbanesimo è nell’involuzione creata con i falsi paradisi dei «residence tutto compreso e chiavi in mano».

Il contratto spaziale (PUC) è indispensabile alla creazione di un corretto contratto sociale.

Piazze abbandonate, assenza di strutture per lo sport e tempo libero, centri storici abbandonati, diruti o sostituiti col massimo speculativo edilizio, assenza di mobilità sostenibile e di offerte culturali, non controllo legale del territorio, rompono il contratto sociale. Le società sono plasmate dagli spazi disponibili, belli, utili e vivibili. Vivere in città caotiche, senza regole né equilibri abbrutisce la socialità, distrugge il contratto sociale, genera la vita brutta ed invivibile. Illuminare a giorno e sorvegliare gli spazi con telecamere non aumenta la socialità, aumenta le devianze, la violenza e la sfiducia rispetto alle regole del vivere in socialità.

Le città vanno decise da chi le vive, viverle significa scegliere, scegliere e creare il contratto sociale con i propri simili.

Setaro

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