Il caso della Fondazione Banco di Napoli grida ancora vendetta
La cultura viaggia anche sulle ali del «vil denaro», e questo determinerà sempre più uno squilibrio tra Nord e Sud. Solo per la prima di domenica sera il Teatro alla Scala di Milano ha incassato 2 milioni e 800 mila euro grazie agli sponsor. Al Nord i teatri, gli enti e le istituzioni culturali possono contare su un tessuto imprenditoriale che sente il dovere di restituire al territorio una parte di ciò che guadagna sotto forma di sponsorizzazioni. Soprattutto al Nord esistono le fondazioni bancarie, che sostengono in maniera strutturale la produzione culturale. Senza contare che molti privati hanno ben compreso l’opportunità di utilizzare pienamente il tax credit.
Al Sud tutto questo non c’è. Le imprese sponsorizzano solo se sollecitate dalla politica, cedendo all’implicito ricatto e finanziando sempre i soliti noti e le consuete manifestazioni. Questo è il quadro di una realtà innegabile: la cultura, purtroppo, viaggia a velocità diverse tra Nord e Sud, e ciò avviene anche e soprattutto per motivi economici. Mentre al Nord esiste un ecosistema virtuoso composto da imprese, fondazioni e privati capaci di investire nella cultura con convinzione e visione, al Sud manca spesso un tessuto analogo e si sopravvive grazie a sporadici interventi «sollecitati» dalla politica, con tutte le distorsioni del caso.
Il caso della Fondazione Banco di Napoli grida ancora vendetta: un patrimonio sottratto al territorio e messo a reddito altrove. Il Mic ha oggi una responsabilità storica e deve compensare questo squilibrio con interventi mirati, strutturali e non più episodici. Senza un riequilibrio nei finanziamenti pubblici, il Sud sarà condannato a subire, anche in ambito culturale, l’ennesimo divario. Non possiamo permetterlo.



