Dalla rissa alla stretta di mano: il potere come miglior collante politico

Un abbraccio di facciata trasforma le ostilità in pantomima d’unità

Dopo mesi di scontri, accuse e frecciate pubbliche, Elly Schlein, Vincenzo De Luca e Roberto Fico provano a ostentare unità. Una pace armata, più strategica che sincera, nata con un obiettivo preciso: vincere le prossime elezioni regionali in Campania e mantenere il controllo di Palazzo Santa Lucia.

La scena del riavvicinamento si è consumata a Fisciano, a pochi chilometri da Salerno. Lì la segretaria del Partito Democratico e il governatore uscente, dopo mesi di attriti, si sono stretti la mano davanti a Roberto Fico, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione. L’occasione era una tappa del tour campano della Schlein, che ha toccato anche l’Irpinia e Portici.

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Davanti a un pubblico diviso tra curiosità e scetticismo, la segretaria dem ha voluto chiudere simbolicamente il capitolo dei conflitti interni: «Voglio ringraziare il presidente Vincenzo De Luca che è qui con noi oggi. Perché la Regione ha fatto sforzi incredibili sulla sanità pubblica, sulle infrastrutture, sul trasporto pubblico locale». Parole distensive, pronunciate proprio di fronte a chi, fino a poche settimane fa, non risparmiava attacchi né alla segretaria né al suo partito.

L’accordo dopo le tensioni

Negli ultimi giorni, ma anche ieri, De Luca aveva scagliato critiche pesanti contro la Schlein, il Movimento 5 Stelle e persino contro il suo stesso partito. Un clima di guerra interna che sembrava irreversibile. Ma dopo aver sistemato gli equilibri interni – con il figlio Piero De Luca alla guida del Pd campano e i suoi fedelissimi distribuiti nelle varie liste – il governatore ha improvvisamente cambiato tono. Oggi l’armonia appare ritrovata, anche se più per convenienza che per convinzione. La tregua, infatti, sembra avere un obiettivo preciso: blindare il centrosinistra e impedire che il centrodestra di Edmondo Cirielli prenda il sopravvento.

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Fico come simbolo della «nuova» unità

Proprio Roberto Fico, ex presidente della Camera e ora candidato del campo largo, è stato scelto come volto della riconciliazione. L’ex esponente del Movimento 5 Stelle, che in passato non aveva risparmiato toni duri contro la famiglia De Luca, oggi si mostra conciliante: «Ci siamo incontrati, abbiamo parlato anche giustamente, francamente, sulle varie questioni, sui programmi, ma ciò che interessa sia a me che a lui e a tutta la coalizione è di parlare dei temi». Il messaggio è chiaro: archiviare le polemiche e concentrarsi sui contenuti. Ma le ombre restano, soprattutto tra chi legge questa ritrovata alleanza come un patto d’interesse.

Il centrosinistra punta alla riconferma (o alla poltrona)

Schlein ha ribadito il messaggio chiave: «Uniti si vince. Abbiamo il centrosinistra unito e compatto per innovare e proseguire nel solco del buon governo di questi anni». E ha aggiunto: «Siamo al fianco di Roberto Fico, una persona perbene, onesta, competente, appassionata, innamorata della sua terra».

Parole che tentano di proiettare l’immagine di una coalizione compatta, nonostante le ferite ancora aperte. Ma la verità è un’altra: Schlein, Fico e De Luca sanno bene di aver fatto una figura poco edificante, accettando un compromesso costruito più per salvaguardare posizioni di potere che per convinzione politica. Ne sono consapevoli, ma scelgono di ignorarlo. Preferiscono mostrarsi compatti e virtuosi, recitando con compostezza il ruolo dei custodi della moralità pubblica, mentre la realtà racconta tutt’altro copione.

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