«No» all’autonomia differenziata, «sì» alla Macroregione autonoma Italia del Sud

Le contraddizioni e le bugie della sinistra fanno male al Paese

Le contraddizioni d’Italia fanno male al Paese, ma soprattutto al Sud. Delle due, l’una: o Conte, Schlein e i loro compagni di merenda che accusano la premier Meloni «di vivere su Marte» e di «raccontare un «Paese che non c’è», hanno poca dimestichezza con i numeri e il proprio cervello oppure mentono sapendo di mentire.

Lo confermano i dati ufficiali certificati dall’Istat, relativamente al primo trimestre 2025: il Pil italiano è cresciuto dello 0,3% (0,6 su base annua) nella scia della media Ue 0,4 e più di Germania 0,2 e Francia 0,1; il governo ha appena varato un pacchetto da 1,2 miliardi (650 milioni di nuove risorse) per il rafforzamento della sicurezza sul lavoro. Ma l’opposizione non lo ha saputo, mentre ha avuto notizia, che il livello del nostro costo del lavoro è troppo alto: 47,1% superiore alla media europea 34,9. Purtroppo, però sono decenni che è così. Ciò nonostante – contrariamente a quanto governavano loro – anche su queste le due maggiori economie d’Europa: Francia 47,2 e Germania 47,9 stanno decisamente peggio di noi.

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Campo(santo) e sinistri vari

Il che al «campo(santo)» interessa poco. Importa di più, però, che l’Istat un paio di giorni addietro abbia fatto sapere che le contribuzioni reali italiane di marzo 2025 sono inferiori a quelle di gennaio 2021 dell’8% e che l’inflazione del 2022 (8,1) e del 2023 (5,7) hanno praticamente azzerato il potere d’acquisto degli italiani, che, però, nel frattempo ha anche recuperato, grazie al rallentamento del carovita, a diversi rinnovi di contratti di lavoro nel 2023 e il taglio del cuneo fiscale a favore dei redditi più bassi, con conseguente aumento delle retribuzioni orarie del 3,9%.

Forse sarebbe stato meglio se la Cgil e Landini non si fossero messi di traverso e impedito la firma dei contratti di 2 milioni di dipendenti pubblici e non avessero, come, invece, hanno fatto, detto «sì» a contratti privati con paghe orarie di 5 euro lordi, addirittura inferiori del 40% a quei 9 euro proposti dalla Schlein e dallo stesso Landini quale salario minimo legale, a sua volta minore a quei 12,46 euro lordi, attualmente in essere, che lorsinistri contestano perché misero.

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Una gara al ribasso, insomma, le cui vittime, se dovesse continuare, sarebbero i lavoratori e probabilmente, anche il campo(santo) che – quando gli italiani si renderanno conto dell’ennesima menzogna, potrebbe diventare addirittura un cimitero degli elefanti.

Ancora una volta, insomma, per dare fiato alla loro battaglia e accaparrarsi la guida del Pd: Elly (sembra non accorgersi che il leader cigiellino vuole strapparglielo di mano) e Maurizio hanno provato a rovinare il 1° maggio, agli italiani. Ma non ci sono riusciti, i lavoratori sanno benissimo come stanno le cose e di chi siano le responsabilità vere del vecchio macigno crollato sulle loro teste e non si lasciano infinocchiare da quattro urla e una «Bella ciao».

Il paradosso italiano

Tacciono, però, sull’ennesimo paradosso italiano. Nel 2024, il lavoro al Sud (+2,2%) è cresciuto più che nel Nord (1%) e Centro (1,9%) e della Ue (0,4). Ciò nonostante, in quanto a tasso occupazionale, Calabria, Campania, Sicilia e Puglia sono il fanalino di coda della classifica europea per il livello di crescita occupazionale.

Come mai? Bassa occupazione femminile e giovanile, qualità dell’offerta formativa, divario tecnologico, spopolamento delle città e invecchiamento della popolazione, eccessiva burocrazia e illegalità. Questi i temi su cui l’Italia del tacco paga ancora dazio nel confronto con l’Europa e che ne fanno ancora una splendida incompiuta e una contraddittoria realtà, tra quello che appare (un Sud allo sfascio totale) e quello che è (un Mezzogiorno ricco di potenzialità che però non sa e non riesce a mettere a frutto).

La Macroregione autonoma dell’Italia del Sud

Fatto è che, se le ragioni principali del suo ritardo, sono quelle di cui sopra, ce n’è un’altra ancora più concreta, significativa e, purtroppo, difficile da eliminare, in tempi rapidi (vedi «Capitale Sud» Iuppiter edizioni 2017). Manca un progetto complessivo di sviluppo dell’area che stabilisca quello che si vuole che il Sud sia: un’area a vocazione turistica o industriale; agricola o magari, per i servizi; un mercato di scambio di prodotti realizzati in «loco» e beni realizzati altrove o una piattaforma logistica per il Mediterraneo.

Solo quando si saprà cosa fare e quale «mission» affidarle, facendo ovviamente perno sulle sue potenzialità endogene che sono davvero tantissime, sarà possibile stabilire come farlo, quali infrastrutture occorrono, quali priorità operative e strategie seguire affinché lo divenga. E cancellare, una volta e per sempre, tutte le contraddizioni che continuano a rallentarne la crescita. Evitando, però, che ne nasca un’altra che rischierebbe per peggiorare ulteriormente la situazione: l’Autonomia differenziata.

Perché il progetto unitario complessivo non può che avere come base l’area che potenzialmente potrebbe e dovrebbe, a mio modesto avviso, costituirsi in «Macroregione Autonoma dell’Italia del Sud» e non le singole regioni: Campania, Abruzzo, Basilicata, Molise, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Che per crescere devono ritrovare: dignità, identità, compattezza, progetto unitario e costituirsi in Macroregione Autonoma.

Setaro

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