«Fu deciso di uccidere Mina Verde perché Notturno voleva usarla per colpire noi Di Lauro»

di Enrico Biasi

La ricostruzione del movente nei verbali di Sergio De Lucia. E il pentito Guarino «scagiona» Ugo

Sono passati 19 anni tra i primi e gli ultimi arresti per l’omicidio di Gelsomina Verde. Fondamentali per ricostruire il ruolo di Pasquale Rinaldi e Luigi De Lucia, sono state le dichiarazioni del pentito Sergio De Lucia, zio di Ugo e Luigi. «Ero nell’appartamento con mio nipote Ugo e mio nipote Luigi – spiega il collaboratore – C’erano anche Pasquale detto ‘O vichingo e Pietro Esposito. Mentre eravamo in questa casa dove ci nascondevamo durante il periodo della faida. In quel momento preciso che gli affiliati al clan Di Lauro, avendo avuto notizia da parte dei Di Lauro che i Notturno volevano ucciderci, ritenemmo opportuno rimanere vicini a mio nipote Ugo, per avere protezione». C’era la guerra a Secondigliano nel 2004 e per gli affiliati ai clan in lotta il rischio di morire era concreto.

«Quella sera – continua De Lucia – verso le 21:30, Esposito scese giù al palazzo. Nel risalire, ci disse che aveva visto girare Gelsomina Verde nel rione Berlingieri a bordo della sua macchina, una Seicento rossa, insieme a una sua amica. Esposito scese di nuovo e tornò dopo venti minuti. Rientrando riferì che Cosimo Di Lauro aveva mandato a dire di avere saputo che Gelsomina Verde, utilizzando la scusa di un incontro con mio nipote Ugo, lo avrebbe fatto uccidere dagli scissionisti».

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«In particolare, dai Notturno; quindi – aggiunge – bisognava ucciderla. Ricordo che Esposito riferì esclusivamente l’ordine di uccidere la ragazza, e non anche di assumere da lei informazioni su dove fossero nascosti gli scissionisti e i Notturno. Esposito precisò che bisognava ucciderla e bruciarne il cadavere. Io mi opposi dicendo che era una donna e che, anche se di doveva, fare occorreva farlo in maniera diversa, meno eclatante, nonostante la ragazza avesse cercato di tradire mio nipote». Il pentito parlò di un ordine partito dal defunto Cosimo che, tuttavia, da quelle accuse fu assolto.

Il racconto di Rosario Guarino

Anche Rosario Guarino ha fatto riferimento all’omicidio nel verbale di interrogatorio del 14 novembre 2018. Prima di pentirsi, Guarino era stato un capo della Vanella Grassi. «Antonio Mennetta e Ugo De Lucia sono amici da molto tempo – affermò – fin da quando entrambi facevano parte del gruppo di fuoco dei Di Lauro, dal 2002. Mennetta era molto legato a Ugo De Lucia e, uscendo dal carcere nel 2010, aveva promesso a De Lucia, con il quale aveva condiviso il carcere a Nuoro, che alla sua famiglia ci avrebbe pensato lui. Però noi, lo stipendio, a De Lucia non lo abbiamo mai passato, perché lo percepiva dai Di Lauro».

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La disgressione sulla vittima innocente

Poi la digressione sull’omicidio di Mina: «Alla presenza di Fabio Magnetti, chiesi a Mennetta che cosa avesse combinato Ugo De Lucia, per avere prima torturato e poi ucciso Gelsomina Verde, perché io sapevo queste cose anche dal processo a suo carico».

La risposta fu singolare: «Mennetta disse che Ugo De Lucia era innocente, perché i veri assassini erano Luigi De Lucia, cugino di Ugo e Pasquale Rinaldi, due persone vicine a Ugo De Lucia e affiliati ai Di Lauro, appartenenti al gruppo di fuoco. Fu lo stesso Ugo a raccontare i fatti a Mennetta, per come ci disse costui. Mennetta ci raccontò – aggiunse Guarino – che Ugo De Lucia era stato informato solo quando Gelsomina Verde era già stata ammazzata e poi il suo cadavere bruciato nella macchina a Capodichino, nella traversa della scuola calcio Nereo Rocco».

A quel punto Ugo avrebbe deciso «di riferire il fatto a Cosimo Di Lauro, il quale aveva dato solo l’ordine di interrogare la ragazza su Gennaro Notturno, assumendo su di sé tutta la responsabilità, perché Ugo sapeva che Cosimo Di Lauro avrebbe fatto ammazzare il cugino e Rinaldi». E ancora: «Mennetta mi disse che Ugo De Lucia, dopo l’omicidio Verde, scappò all’estero, nell’Europa dell’Est, per timore di essere ammazzato dai Di Lauro a sua volta».

Secondo Guarino «Mennetta non parlò proprio del ruolo di Pietro Esposito e di Sergio De Lucia, zio di Ugo, nonché di Luigi, ed è il fratello di Lucio De Lucia, detto Cap ‘e chiuovo, papà di Ugo De Lucia, ammazzato a piazza Zanardelli».

Per Guarino «Sergio faceva le estorsioni del mercatino del Perrone e gestiva la piazza di hashish e marijuana ai giardinetti. Esposito non l’ho mai conosciuto». Il pentito specifica ancora: «In un’altra circostanza chiesi a Mennetta perché avesse tante attenzioni per Ugo De Lucia e lui mi disse che nel 2004 avevano commesso insieme – lui e Ugo De Lucia — l’omicidio del parente di Giacomo Migliaccio detto ‘a femminella, nella concessionaria di auto a Mugnano».

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