Nato e armi, nel Pd ancora scintille. Alla segretaria tocca imporsi: «Decido io»

Candidato all’Europarlamento propone di lasciare la Nato, il senatore Sensi rimarca disallineamento sulle armi all’Ucraina

Il pluralismo è una risorsa. Il refrain viene rispolverato dai dem ogni volta che c’è una lite interna da sanare fra le diverse anime dell partito. La segretaria Elly Schlein lo utilizza per rispondere del caso Tarquinio che in un’intervista aveva affermato la necessità di sciogliere la Nato. «Se le alleanze servono a perpetuare le guerre è meglio scioglierle – ha detto il candidato per il Pd alle Europee – Bisogna quindi sciogliere l’alleanza con Israele e magari, per quello che ci riguarda, sciogliere la Nato in Europa e costruire una nuova alleanza tra pari con gli Stati Uniti d’America».

Il Nazareno, prima con il responsabile Esteri Giuseppe Provenzano e, poi, con la stessa Schlein, ha però risposto piccato e ha fatto sapere che «la linea di politica esteri del Pd la fa il Pd». Ma la dichiarazione di Tarquinio solleva un problema di compatibilità fra le tante storie diverse che si annidiano tra i candidati dem.

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«Io sono contenta e orgogliosa delle liste del Pd che mettono insieme le energie migliori del partito, a partire dai nostri amministratori, da elementi della società civile e da tanti nostri dirigenti», dice Schlein davanti alla platea dei Giovani Imprenditori di Confindustria, a Rapallo: «Sono convinta di aver candidato donne e uomini con storie diverse, dobbiamo fare sintesi fra storie diverse. Poi, altra cosa è linea di politica estera del Pd» aggiunge rispondendo a una domanda diretta su Marco Tarquinio.

D’altra parte, sottolinea, «anche Altiero Spinelli fu candidato da indipendenti nelle liste del Pci. Passatemi il paragone. Quello che sto provando a portare avanti da segretaria è che non si dica tutto e il contrario di tutto. Bene il pluralismo, poi alla segretaria spetta fare sintesi». Una spiegazione per tentare di sgombrare i dubbi e le liti visto anche che, da qui ai prossimi mesi, i riflettori sui principali teatri di crisi internazionali non si spegneranno.

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Liti sull’utilizzo delle armi fornite a Kiev

Anzi, con il via libera della Germania all’utilizzo delle armi fornite a Kiev contro obiettivi militari in territorio russo si materializza lo spettro di una nuova escalation. Su questo, la segretaria afferma che la scelta del socialista Olaf Scholz è sbagliata e, d’altra parte, «non sempre bisogna essere d’accordo, come non lo siamo stati con Macron quando ha parlato di invio di truppe. Noi siamo per il sostegno all’Ucraina, ma attenzione ad evitare in ogni modo una escalation che sarebbe devastante e attenzione alle mosse che si fanno», sottolinea Schlein.

Nel Pd, tuttavia, nemmeno su questo argomento c’è una sola voce e non mancano quelli che vorrebbero che l’Italia si ‘allineasse’ a quei Paesi che hanno già dato il via libera all’utilizzo di armi su obiettivi russi. «Usa, Canada, Gran Bretagna, Francia, Germania concedono l’utilizzo delle armi all’Ucraina», rileva il senatore Filippo Sensi: «Come Polonia, gli scandinavi, i baltici. L’Italia che guida il G7, no. Come l’Ungheria, la Slovacchia. Un disallineamento clamoroso, evidente, vannacciano. Il Cremlino ride». Parole che sembrano indirizzate al governo ma che, in controluce, è un richiamo al suo steso partito.

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