Immigrazione, sì della Corte albanese: l’accordo tra Italia e Albania andrà avanti

L’intesa firmata da Giorgia Meloni e dal premier albanese Edi Rama

L’accordo raggiunto tra Roma e Tirana sui centri per l’immigrazione «non lede l’integrità territoriale dell’Albania». È quanto si legge nella sentenza della Corte costituzionale albanese che, respingendo le critiche delle Ong e dell’opposizione locale, spiana la strada all’applicazione del memorandum d’intesa firmato da Giorgia Meloni e dal premier albanese Edi Rama lo scorso novembre, grazie al quale verranno costruiti, da parte dell’Italia, due grandi centri per migranti in Albania nella primavera del 2024.

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A questo punto già tra pochi giorni riprenderà l’iter parlamentare per la ratifica dell’intesa, sospeso il 13 dicembre dalla stessa Corte per valutare i ricorsi. Una sentenza accolta con grande soddisfazione da Fratelli d’Italia. Secondo il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti, «svaniscono definitivamente le speranze delle sinistre di veder fallire l’intesa. Con buona pace delle opposizioni – osserva – l’accordo entrerà in vigore e le politiche migratorie del governo Meloni proseguiranno spedite». Anche il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli parla di «una nuova vittoria di Giorgia Meloni» e di «una nuova sconfitta del Pd anche in modalità transnazionale».

Doppia giurisdizione

Nel leggere la sentenza, il presidente della Corte, Holta Zacaj, ha annunciato che nei centri sarà applicabile anche il diritto albanese. Le strutture per «le procedure alla frontiera o di rimpatrio», spiega Zacaj, saranno «gestite dall’autorità competente italiana secondo la pertinente normativa italiana ed europea» e anche le controversie che possono insorgere con i migranti accolti «sono sottoposte esclusivamente alla giurisdizione italiana». Ma, ora, «in materia di diritti e libertà dell’Uomo agisce una doppia giurisdizione». Il che vuol dire, sottolinea Zacaj, «che la giurisdizione italiana sui due centri non esclude quella albanese». «Questa interpretazione della Corte – ha precisato – dovrebbe trovare riscontro sugli atti necessari che verranno adottati per l’attuazione dell’accordo».

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I centri in Albania

Le enclavi saranno costruite nei porti albanesi di Shengjin e Gjader: un centro sarà dedicato allo sbarco e al trattamento dei migranti salvati dalle imbarcazioni in mare, mentre il secondo ospiterà i migranti che soddisfano i requisiti per richiedere asilo in Ue. I centri «non sono destinati a minori, donne incinte o altri soggetti vulnerabili», ha chiarito il governo italiano. Solo i soccorsi da parte di mezzi italiani come la Guardia Costiera o la Marina porteranno i migranti in Albania. Rimarranno nei due centri per il tempo necessario allo svolgimento delle procedure.

Una volta a regime, secondo le stime, il flusso annuale potrebbe essere compreso tra 36.000 e 39.000 persone. L’Italia fornirà il personale per esaminare le richieste e l’Albania fornirà la polizia per la sicurezza e la sorveglianza. Un accordo duramente criticato dalle Ong per i diritti umani e quelle che effettuano salvataggi in mare ma appoggiato da Bruxelles. La presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, lo ha infatti definito «un modello, un esempio di pensiero innovativo basato su un’equa distribuzione delle responsabilità con i Paesi terzi, in conformità con gli obblighi derivanti dal diritto comunitario e internazionale».

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