Il CdM approva il ddl Beneficenza ma le parole della Ferragni riaccendono le polemiche

Il Codacons: «Dichiarazioni aberranti. Chieda scusa agli italiani»

Chi fa beneficenza con i prodotti commerciali dovrà farlo in modo trasparente, spiegando chiaramente quanto dei proventi andrà a fini benefici pena sanzioni fino a 50 mila euro anche per gli influencer. È arrivato dal Consiglio dei ministri il via libera a un disegno di legge che, spiega il ministro per le Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso, «assicura una informazione chiara e non ingannevole». Un provvedimento che arriva a valle del ‘pandoro-gate’ di Chiara Ferragni, già multata dall’Antitrust e ora sotto la lente della magistratura che indaga per truffa aggravata.

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Ferragni: «Sono lieta»

Una delle prime reazioni è stata proprio quella dell’influencer cremonese: «Sono lieta – ha detto – che il governo abbia voluto velocemente riempire un vuoto legislativo. Quanto mi è accaduto mi ha fatto comprendere come sia fondamentale disciplinare con regole chiare le attività di beneficenza abbinate alle iniziative commerciali». Quali sono queste regole? Innanzitutto sui prodotti andrà indicato («anche tramite adesivi» ha specificato Urso) la finalità dei proventi, ma anche la quota o l’importo destinati ai fini benefici.

Prima di mettere il prodotto sul mercato però bisognerà informare l’Antitrust, che è anche competente per le sanzioni: si parte da 5mila e si arriva fino a 50 mila euro. Metà dei ricavati delle multe, ha detto il ministro, andrà in beneficenza. Le sanzioni inoltre dovranno essere pubblicate anche sui siti del produttore o del professionista che hanno violato gli obblighi, e quindi anche quelli degli influencer. Dal ddl, ha spiegato infine Urso, sono esclusi sia gli enti del terzo settore sia quelli religiosi.

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«Questo ddl – ha aggiunto Ferragni – consente di colmare una lacuna che da una parte impedisce di cadere in errore, ma dall’altra evita il rischio che da ora in poi chiunque voglia fare attività di beneficenza in piena trasparenza desista per la paura di essere accusato di commettere un’attività illecita».

La reazione dei consumatori

«Dichiarazioni aberranti – ha replicato il Codacons – Chieda scusa agli italiani. Dimostra di non aver compreso la gravità delle sue azioni. Parlare di ‘errore’ davanti a un illecito accertato dall’Antitrust con una multa da un milione, e a indagini per quello che i pm definiscono un ‘sistema’ per sfruttare la beneficenza a fini di profitto, è semplicemente vergognoso. Dovremo chiedere misure cautelari come l’inibizione di qualsiasi attività commerciale e il sequestro dei suoi social per evitare che compia altri illeciti». Né il ddl convince l’associazione dei consumatori, che pensa al giro di denaro milionario mosso dagli influencer: «Una sanzione massima da 50mila euro è assolutamente inadeguata».

La posizione delle aziende

È sempre tramite il Codacons che è stata resa nota la posizione della Mondelez Italia, titolare del marchio Oreo, su un altro caso che tocca l’influencer. Ferragni pubblicizzò nel 2020 una collezione di capi d’abbigliamento in collaborazione con la marca di biscotti promettendo, ha spiegato il Codacons, «che il 100% del ricavato delle vendite sarebbe andato in beneficenza per iniziative contro il Coronavirus».

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Ma, sostiene l’azienda alimentare, tale collaborazione «non prevedeva alcun accordo di beneficenza»: Ferragni «ha deciso autonomamente di donare l’ammontare derivante dai proventi della vendita». Dunque, risponde la Mondelez al Codacons, «vi invitiamo a rivolgervi direttamente a lei».

Prende le distanze da Ferragni anche l’imprenditore Enrico Preziosi, proprietario della Giochi Preziosi, altra azienda che ha avuto relazioni con la influencer: «Ferragni ha commissionato una bambola, un numero di pezzi – ha detto – Poi quello che ne ha fatto è affar suo. Anche per Dolci Preziosi è la stessa cosa, e poi il marchio è stato venduto dieci anni fa, quindi non c’entriamo nulla. Anzi, bisogna smettere di mettere Preziosi di mezzo – ha ribadito – perché non c’entra nulla».

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