Omicidio Tramontano, la rabbia della sorella: «Impagnatiello ha pianificato la morte di Giulia per mesi»

Secondo l’accusa l’uomo avrebbe tanto di ucciderla somministrandole del topicida

Il giorno dopo la prima udienza del processo a carico di Alessandro Impagnatiello, accusato di avere ucciso la fidanzata Giulia Tramontano incinta di 7 mesi con 37 coltellate e che ha portato in aula lacrime e «scuse», la sorella Chiara torna a rivolgersi direttamente e duramente a lui con una storia su Instagram.

«Effimero tentativo di insinuare un blackout di ‘una notte’. La tua crudeltà e disumanità si sono protratte per 6 mesi – ha scritto – in cui hai avvelenato mia sorella e mia nipote. Puoi averlo dimenticato tu o i tuoi consiglieri, non io». Chiara, che già giovedì sui social aveva indirizzato un messaggio netto a Impagnatiello, ha fatto riferimento a quelle parole pronunciate dall’ex barman in aula, quando ha deciso di rendere dichiarazioni spontanee.

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Le parole dell’imputato

Davanti alla Corte d’Assise di Milano e ai familiari di Giulia, tutti presenti al processo, il 30enne ha tentato di porgere le sue «più eterne scuse», sostenendo di essere stato «avvolto da qualcosa che mi affliggerà per sempre, di inspiegabile e da una disumanità».

Un discorso che Chiara Tramontano e il papà Franco hanno deciso di non ascoltare, «troppo pesante» da sentire, uscendo dall’aula pochi secondi dopo l’inizio delle dichiarazioni, durate meno di quattro minuti. Alla fine dell’udienza, poi, Chiara ha pubblicato sul suo profilo una storia, condivisa anche dal fratello Mario: «Puoi chiedere scusa se per errore hai urtato lo specchietto della mia auto. Non puoi chiedere scusa se hai avvelenato e ucciso mia sorella e mio nipote, prendendoci in giro e deridendone la sua figura».

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L’accusa a Impagnatiello

Secondo l’accusa, Impagnatiello avrebbe tentato di avvelenare Giulia per mesi, almeno dal dicembre del 2022, somministrandole del topicida messo nelle bevande, ma anche ammoniaca, a sua insaputa, prima di ucciderla a coltellate la sera del 27 maggio scorso. Poco prima la giovane, in un vocale inviato ad una sua amica, aveva detto che era pronta a rifarsi una vita senza di lui, da sola col suo bambino.

Giovedì in aula il pm Alessia Menegazzo, che ha coordinato le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo, insieme all’aggiunto Letizia Mannella, ha depositato agli atti del processo un video della festa di «baby shower» che la coppia aveva organizzato per la futura nascita del piccolo Thiago. Ai festeggiamenti, avvenuti nel mese di marzo, era presente anche Impagnatiello.

«In quel periodo, ormai da mesi, l’imputato somministrava veleno alla vittima», ha spiegato il pm. Per gli inquirenti Impagnatiello è un «narcisista manipolatore», che aveva anche una relazione parallela con un’altra donna, che ha rischiato anche lei, sempre a detta dei pm, di essere uccisa quella notte. Da lui che, poi, dopo l’arresto, col corpo di Giulia trovato quattro giorni dopo in un’intercapedine vicino ad un box, ha inanellato «bugie» anche nei verbali davanti ai magistrati. E giovedì, davanti ai giudici, ha parlato ancora molto di sé stesso. «Non vivo più», ha detto. È accusato di omicidio volontario con quattro aggravanti, tra cui quello della premeditazione.

L’avvocato della famiglia

«Non si è reso responsabile di un gesto estemporaneo – ha ricordato anche l’avvocato della famiglia Tramontano, Giovanni Cacciapuoti – ma ha propinato per mesi veleno topicida alla compagna e al proprio figlio». La difesa potrebbe puntare tutto su una perizia psichiatra per cercare di evitare la condanna all’ergastolo.

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