Strutture ricettive a Napoli, Palazzo San Giacomo riflette sul blocco delle concessioni

In calo il numero dei turisti durante le festività natalizie

Si sa, il troppo storpia. Napoli, Natale 2023. Sulla questione riguardante le presenze turistiche registrate in città durante le festività appena trascorse i pareri si fanno discordanti; stando ai dati riportati dall’Assessorato al Turismo del Comune partenopeo le presenze di quest’anno avrebbero fatto registrare l’ennesimo boom con oltre 700mila visitatori nelle ultime settimane. Numeri già lusinghieri che si andrebbero ad aggiungere ai quasi 2milioni di arrivi registrati a partire dalla metà di novembre. Tale floridezza si scontra però con una realtà molto diversa, almeno secondo gli ultimi dati sui pernottamenti.

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I gestori delle principali reti ricettive extra-alberghiere dichiarano che il tanto atteso sold-out quest’anno non c’è stato, o per meglio non ha riguardato il pernotto ma solo il pendolarismo «della domenica»; la stagione è stata un flop colossale; turisti assenti per l’intero mese di novembre, con le principali strade dello shopping cittadino semi deserte e negozi vuoti. A soffrire anche le innumerevoli attività di somministrazione, mentre qualche ristoratore ha iniziato a fare (era ora!) gli occhi dolci alla gente locale.

La maggior parte delle camere è rimasta praticamente vuota per l’intero mese; poche le strutture riuscite ad occupare appena il 30 per cento dei posti letto disponibili con offerte last-minute e prezzi di gran lunga al di sotto della media stagionale; qualche struttura in pieno centro proponeva camere anche a meno di venticinque euro al giorno.

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A dicembre niente sold out

A dicembre la situazione è migliorata ma con numeri appena sufficienti e ben lontani da quelli dello scorso anno; non ha deluso certamente il ponte dell’Immacolata, diverso dicasi per la settimana natalizia; idem per capodanno con un migliaio di soluzioni ancora disponibili a pochi giorni dal fine anno. Da cosa dipende tutto ciò? L’interesse verso la città è già entrato nella fase discendente? Se lo stanno chiedendo in tanti dai veterani della ricettività agli ultimi arrivati preoccupati di non rientrare degli investimenti appena sostenuti.

Le principali piattaforme di prenotazione ammettono che il calo di domanda c’è stato ed è andato oltre il 30% su scala nazionale. Trovarne la motivazione è cosa ardua anche perché quando questi fenomeni iniziano a mostrare i primi cedimenti le cause sono sempre molteplici; tra queste certamente il caro trasporti che ha prodotto un’impennata sui prezzi dei biglietti di treni e aerei con rialzi dal 40 fino oltre il 200% e, neanche a farlo a posta, gli aumenti maggiori hanno riguardato le tratte verso il Sud del Paese.

Al calo ha contribuito il lungo picco influenzale di questo periodo che la lasciato a letto oltre 1milione di individui con la Campania che in queste ultime tre settimane ha conquistato la maglia nera con un indice di positività al covid pari quasi al 25×1000 di gran lunga superiore al dato nazionale fermo, si fa per dire, all’17×1000; ad essere colpiti soprattutto i bambini. Ciò ha generato il consueto effetto domino che ha bloccato l’esodo di interi gruppi familiari.

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Offerta spropositata

Determinante è stata l’offerta spropositata di strutture ricettive di piccole e medie dimensioni avviate dopo la pandemia sulla scia di un entusiasmo che si era creata a seguito del blocco forzato di tutte le attività vacanziere, un comparto che nell’ultimo anno ha fatto registrare il picco con l’apertura di quasi un migliaio di strutture nel solo centro cittadino.

I primi effetti si sono fatti sentire già a novembre dove il fisiologico calo della domanda, amplificato anche dai fenomeni sismologici degli ultimi mesi, ha tenuto vuote gran parte delle attività; quelle più referenziate si sono dovute accontentare di un livello di occupazione del 40-50% mentre le restanti non hanno superato il dieci.

Oltre il danno anche la beffa! Si perché al crollo dei fatturati si aggiungono altri mali come la perdita d’identità del territorio, la totale assenza di immobili uso abitativo ed alti impatti ambientali. Negli ultimi tempi sta trapelando la notizia che il Comune di Napoli, sulla scia di quello di Firenze vorrebbe promuovere il blocco delle licenze per le attività ricettive per un periodo di tre anni un po’ come avviato per le attività di ristorazione. Il blocco delle concessioni porrebbe certamente un freno agli alti impatti che il turismo di massa produce sui territori.

Nel frattempo il Comune di Napoli ha provveduto, tramite il nuovo SUAP, alla regolarizzazione delle migliaia di strutture «ibride» che offrono locazioni brevi ma ben lontane dall’essere considerabili attività ricettive a causa della carenza dei servizi. Attraverso questa forma di «censimento» sarà possibile per Palazzo San Giacomo mappare tutte le attività di locazione breve presenti sul territorio cittadino che sfuggivano all’occhio dell’osservatore pubblico in quanto esentati alla registrazione presso l’Agenzia delle Entrate. Con tale procedimento sarà più facile individuare quelle «strutture» manchevoli dei requisiti urbanistici ed igienico-sanitari necessari alla locazione abitativa. Nel frattempo l’ipotesi del blocco delle concessioni si fa sempre più concreto.

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