Nelle canzoncine natalizie, è scomparso Gesù, diventato «cucù». I non credenti non vanno offesi. Il Cristo dei cattolici si?
Stanotte nasce Cristo e domani sarà Natale. Almeno per quelli, come il sottoscritto, cresciuti fra Giovani Esploratori (boy scout) di Baden Powell, gli oratori salesiani di Don Bosco o nelle Associazioni cattoliche giovanili delle nostre Parrocchie.
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Festa che – in nome di una pseudo uguaglianza etnico-religiosa – qualcuno vorrebbe abolire a cominciare dalla sua magia e quella del presepe che la rappresenta. Allora, per una volta niente politica, oggi, in difesa del Santo Natale, del presepe e delle nostre tradizioni e convinzioni cattoliche, si parla d’altro. Delle tante incoerenze infilate nell’evento, per evitare di offendere i non credenti. Evidentemente, noi cattolici siamo credenti di serie B e possiamo essere offesi da chicchessia.
Vado con ordine: L’Istituto universitario europeo di Fiesole (Firenze), per ottemperare agli obblighi del cosiddetto «Piano per l’uguaglianza etnica e razziale» dell’EU ha deciso di «obliterare» la nascita di Cristo e trasformare il Natale in un’anonima festa d’inverno. A Livorno lo hanno già fatto e a Padova le maestre hanno eliminato i riferimenti religiosi dalle canzoni natalizie nelle quali Gesù è diventato, addirittura, cucù. Intanto, Pd, sinistra e Anpi a Monfalcone sono scesi in piazza in difesa delle Moschee e contro la sindaca Cisint che le ha chiuse, perché abusive.
Comunque, checché ne dicano «lorsinistri», auguri e sereno Natale agli amici lettori che continuano a seguire con affetto «ilSud24.it» dimostrando di avere fiducia in noi e di fidarsi della nostra professionalità e correttezza. Mi rendo conto che con tre guerre in corso, Ucraina, Israele, nell’area del Mar Rosso e anche i focolai accessi in tutto il mondo, sarà molto difficile restare sereni e fare festa. «Ma Lassù ci è rimasto Dio». Affidiamoci a lui.
Il paradigma pseudo-egualitario
C’è, però, anche da dire che è difficile capire come mai in ossequio al suaccennato paradigma pseudo-egualitario debbano essere sempre i cattolici a mettere in discussione le proprie tradizioni, fede e cultura. Tanto che Don Vitaliano Della Sala, vicedirettore della Caritas e parroco della chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Capocastello di Mercogliano in Irpinia, avendo visto «accendersi la luce del Natale sulle famiglie omosessuali» ha pensato di offrire ai propri fedele un Natale per lgbtq+, spostando in secondo fila il pastore di San Giuseppe, mettendo a fianco del bambinello due Madonne come genitori e poi le statuine di Francesca Pascale, Elly Schlein e di Diego Maradona. Speriamo non finisca in carnevalata.
Una carnevalata cui rischia di contribuire anche Papa Francesco, che nei giorni scorsi ha firmato un documento ambiguo approvato dal Dicastero per la dottrina della fede che dice «sì» alla benedizione in chiesa di unioni formate da coppie in «situazioni irregolari» (divorziati che hanno contratto una nuova unione e coppie dello stesso sesso). «Senza, però, convalidarne ufficialmente il loro status o modificare in alcun modo l’insegnamento perenne della chiesa sul matrimonio». Una decisione un tantinello confusionaria.
A parere personale, per evitare dubbi e confusioni, se si riteneva giusto cambiare, forse, sarebbe stato opportuno farlo in toto, altrimenti meglio lasciare le cose come stavano. E sempre Papa Francesco, ha ricevuto in Vaticano l’ong dell’indagato Casarini e la ciurma di Mediterranea, esortandoli «a tornare in mare a salvare vite». Magari, così, le diocesi possono continuare a finanziare l’immigrazione clandestina. Che abbia ragione il premier albanese Rama, quando sostiene che «Papa Francesco è il più grande leader della sinistra»? Chissà!
La desinenza dei bambini
In verità, quello che state per leggere, con il Natale e la chiesa c’entra come il cavolo a merenda, ma con le carnevalate tantissimo. Mi riferisco all’iniziativa editoriale e commerciale lanciata dalla Feltrinelli, che, in attesa delle festività, pare abbia pubblicizzato con un cartello la collana «Fumetti per bambin*». Detto senza infingimenti, decidere in attesa del Natale di cancellare il sesso dei bambini, ricorrendo all’utilizzo dell’asterisco, per indicare il «neutro» e nascondere la desinenza maschile, non mi sembra davvero una grande idea.
Essere maschio o femmina non fa alcuna differenza, ma rincorrere una presunta fluidità di genere per lanciare una collana editoriale – dedicata, per altro, ai bambini – mi sembra soltanto un’ipocrita forma di speculazione. Come le lacrime di scusa della Ferragni, dopo essere stata scovata e sbugiardata con le mani nella «beneficenza». E, soprattutto, poco edificante.
Per chiudere, si parla sempre di coinvolgimento ed integrazione, quest’anno Pasqua cristiana. Pasqua ebraica e Ramadan cadono tutte ad aprile. Chissà se vertici delle tre regioni monoteistiche hanno pensato di approfittarne per una festa comune, nella quale ognuna possa esporre i propri simboli religiosi. Sarebbe un grande segnale di coinvolgimento e di pace per tutti. Ma anche troppo bello, per essere vero!
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