Il padre di Filippo Turetta al papà di Giulia: «Chiedo perdono. Mio figlio Filippo dovrà pagare»

Cecchettin: «Non provo rabbia, non provo nulla»

«Chiedo perdono. Mio figlio Filippo dovrà pagare per quello che ha fatto». Poche parole, da un padre a un altro padre, affidate a un messaggio whatsapp. Perché in questa storia c’è una ragazza che è morta e c’è un ragazzo che dovrà rispondere di un delitto orribile. Ma poi ci sono due famiglie, e due papà. Quello di Giulia Cecchettin, Gino, che ha perso una figlia, uccisa nel peggiore dei modi alla vigilia della laurea e della vita da adulta che l’aspettava, e che ha avuto solo le forze di dire «non provo rabbia, non provo nulla. Penso alla mia Giulia che per me ormai non c’è più».

E poi c’è l’altro padre, Nicola Turetta, che d’ora in avanti dovrà vivere con un peso che è impossibile persino immaginare: quello di un figlio che credeva perfetto, «mai nessun problema a scuola, mai un litigio». Non doveva finire così. E invece. Invece Nicola ha dovuto vedere se stesso prendere il cellulare e scrivere qualcosa a Gino. Gli ha espresso «massima partecipazione al loro dolore, e una forte vicinanza» ha raccontato l’avvocato di Filippo, Emanuele Compagno. E poi le parole più dure: «Perdono. Filippo dovrà pagare per quello che ha fatto». A voce non ce l’ha fatta.

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Ci aveva provato domenica sera, alla fiaccolata per Giulia a Vigonovo, a parlare con lo zio di Giulia, Andrea. «Gli ho telefonato perché non riuscivo a vederlo nella piazza – ha spiegato il parente della ragazza – Ci siamo sentiti un attimo, al cellulare: lui è scoppiato a piangere, ci ha chiesto scusa, perdono». Non doveva finire così. Perché Giulia è morta, Filippo è nelle mani della legge e la giustizia farà il suo corso.

Ma resta lo strazio che nessuna aula di Tribunale potrà sanare, e restano due famiglie, divise per sempre dalla lama di un coltello ma – nei paradossi del dolore – unite da una «grande dignità». Lo racconta oggi il legale di Filippo, che ieri sera era tra i tremila che a Vigonovo, nel Veneziano, hanno partecipato alla fiaccolata per Giulia assieme ai genitori del suo assistito. E’ lì che Nicola Turetta ha voluto sentirsi vicino ai parenti di Giulia. Senza «formalismi», ha raccontato ancora l’avvocato Compagno, «il che dimostra ancora una volta rispetto reciproco, così come nei giorni precedenti e anche dopo il ritrovamento di Giulia».

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Una ragazza che, come spesso capita quando nasce una giovane coppia, era diventata di casa anche dai ‘suoceri’. Un volto caro. «Le volevamo bene – aveva detto ieri pomeriggio Nicola, un filo di voce, sulla porta della loro abitazione di Torreglia, in provincia di Padova – l’abbiamo conosciuta bene. Veniva qua con Filippo. Sembrava una coppia perfetta. Siamo molto vicini a questa famiglia».

Oggi i Cecchettin hanno telefonato a Pomeriggio Cinque per dire che loro, in questo momento, dal turbine mediatico vogliono tirarsi fuori: «Abbiamo deciso – ha detto il padre – che da oggi fino al giorno del funerale di Giulia non parteciperemo attivamente a nessuna trasmissione perché per noi adesso è arrivato il momento del dolore. Vogliamo ricordare Giulia e concentrarci su quello che di bello ci ha dato, senza distrazioni. Avremo comunque modo di ricordarla dopo, ma fino a quel momento vorremmo stare un attimo raccolti».

Le due famiglie si erano incontrate martedì scorso, a casa dei Cecchettin. S’erano abbracciati. Era solo il terzo giorno di ricerche dei due giovani, c’erano speranze. «Avrei solo voluto andarli a riprendere tutti e due, vivi», diceva ieri sera Nicola Turetta. Non doveva finire così.

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