Camorra, Raffaele Imperiale: Picchiai il figlio di un boss, fui costretto a rifugiarmi in Olanda

L’ex narcotrafficante racconta di quando rischiò di essere sequestrato

In quanto figlio di un noto imprenditore il narcotrafficante internazionale Raffaele Imperiale, ora collaboratore di giustizia, quand’era piccolo rischiò di essere sequestrato «da parte di soggetti di Casola o Gragnano (due località della provincia di Napoli), cani sciolti». E’ lui stesso, a rivelarlo, nella veste di collaboratore di giustizia, nel corso di un interrogatorio reso il 17 gennaio 2023. Imperiale contribuisce con le sue dichiarazioni a rendere più chiaro agli inquirenti l’ambiente criminale della zona di Castellammare di Stabia e le dinamiche del clan Cesarano. Suo padre,

Ludovico Imperiale (deceduto all’età di 82 anni il 16 luglio 2022), importante imprenditore edile che nella zona ha costruito parchi e palazzi, ha anche ricoperto la carica di presidente della squadra di calcio Juve Stabia. «Ricordo che i figli dei D’Alessandro (capi dell’omonimo clan di camorra della zona) – dice – frequentavano casa mia… li ricordo a bordo piscina… quando ho iniziato a spacciare droga a Pompei.. nonostante il parere assolutamente contrario dei miei genitori».

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Poi, Imperiale, spiega il perché del suo trasferimento in Olanda, che rappresenta l’inizio della sua carriera nel narcotraffico mondiale: «ricordo di un ragazzo che veniva a comprare la droga da me e che fu picchiato selvaggiamente da me… questo ragazzo andò in coma… era il figlio di un boss di Santa Maria la Carità, costui si rivolse ai Cesarano per chiedere soddisfazione… non potevano più proteggermi… la soluzione migliore era che mi allontanassi dalla zona stabiese. Questo episodio mi spinse a trasferirmi in Olanda, atteso che mio fratello aveva ivi aperto un coffee shop».

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