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‘Ndrangheta, arrestato il narcotrafficante Bartolo Bruzzaniti: il “socio” di Imperiale preso in Libano

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Era ricercato da 4 Procure

La Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con il coordinamento del Procuratore distrettuale Giovanni Bombardieri, ha individuato e tratto in arresto il latitante Bartolo Bruzzaniti, uno dei più potenti trafficanti di stupefacenti della ‘ndrangheta calabrese.

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Bruzzaniti, affiliato alla cosca «Bruzzaniti-Morabito-Palamara» di Africo, nella Locride, e inseguito dai mandati di cattura di ben quattro Procure, è stato sorpreso all’interno di un ristorante a Jounieh, città capoluogo del distretto di Kisrawan, nei pressi di Beirut, mentre cenava tranquillamente. Bruzzaniti, 47 anni, soprannominato negli ambienti mafiosi della Locride «u gargiazza», era al centro di un sistema di narcotraffico, soprattutto di cocaina, in grado di garantire l’ingresso in Italia di trecento chili di cocaina a settimana.

Strategicamente legato alle cosche della «’ndrangheta di Plati» e forte del legame con Francesco «Ciccio» Barbaro, quarantasettenne figlio dello storico boss Rosario Barbaro detto «rosi da massara», Bartolo Bruzzaniti aveva stretto anche solidi rapporti con il camorrista Raffaele Imperiale, anch’egli broker di livello internazionale del narcotraffico, latitante storico arrestato a Dubai.

«Bartolo Bruzzaniti – scrivono gli inquirenti – è un abile manager nell’importazione di stupefacente, credibile nel rapporto con i cartelli sudamericani per l’imponente disponibilità di denaro liquido, organizzatore di una “rete di distribuzione” in Italia e in Europa dotata di centri di stoccaggio, e in grado di determinare il “prezzo di mercato” dello stupefacente, tanto da condizionarne la fornitura fino alle filiera dello spaccio».

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Latitante da ottobre 2022

Nell’ottobre del 2022, Bartolo Bruzzaniti era riuscito a sfuggire alla caccia del Gico della Guardia di Finanza perché coinvolto con altri 36 indagati in un traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravato dalla finalità di agevolare la ‘ndrangheta, su cui indagavano anche le Procure di Napoli, Milano e Genova, con il coordinamento della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo diretta da Giovanni Melillo.

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In quell’occasione, tra l’altro, i finanzieri avevano sequestrato oltre 4 tonnellate di cocaina, così sottraendo alla criminalità organizzata calabrese introiti stimati in 800 milioni di euro. Del gruppo dei latitanti dell’operazione «Levante», faceva anche parte Antonio Bruzzaniti, fratello di Bartolo, arrestato dai finanzieri di Reggio Calabria mentre rientrava dalla Costa d’Avorio, uno dei paesi dell’ex Costa degli Schiavi, più fortemente coinvolti con la ‘ndrangheta nel traffico di cocaina proveniente dal sud America, dove si era stabilito da tempo.

I “segugi” del Gico, con il supporto dell’Aise e dello Scico, anche in collaborazione con gli organi di polizia internazionale, hanno potuto così ricostruire la rete di collaborazione su cui Bartolo Bruzzaniti ha potuto finora contare, tracciando ogni suo movimento, dal Libano alla Costa D’Avorio. Bartolo Bruzzaniti è l’ultimo dei 76 indagati, dei quali 35 in stato di latitanza e arrestati, a cadere nella trappola tesa dagli inquirenti con il progetto I-CAN, varato per fare fronte al carattere transnazionale che ha ormai assunto il traffico degli stupefacenti.

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